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L'Intercambiabile non basta, per Mancini rinizia la fase mental coach

di Daniele Alfieri

L'inseguimento impossibile dell'Inter riparte da Marassi e dal Genoa dell'ex Gasperini. La Roma, sulla carta, ha un turno più agevole, in casa contro un Torino a cui manca poco per mettere in cassaforte la salvezza. Le speranze dei nerazzurri di avvicinarsi al terzo posto dipendono prima di tutto da una vittoria a Genova. All'intervallo gli astri sembrano sorridere a Mancini: la Roma è sotto e all'Inter serve uno sforzo per fare un balzo clamoroso in chiave Champions. La ripresa di Marassi invece è un incubo, con De Maio che beffa la retroguardia nerazzurra regalando al Genoa i tre punti per la salvezza matematica, mentre nella capitale Spalletti riscopre un Totti da sogno. Il capitano giallorosso entra in campo nel finale e in due minuti ribalta il match, dopo che il Toro era riuscito a portarsi addirittura sul 2-1. Terzo posto blindato a più sette dai rivali, l'Inter, stavolta, sembra dire addio definitivamente alla Champions.

INTERCAMBIABILE, MA NON BASTA - Squadra che vince non si cambia, vale per il modulo ma non per tutto l'undici. Mancini si affida al 4-2-3-1 delle ultime due vittorie contro Frosinone e Napoli, a centrocampo l'assenza dello squalificato Kondogbia è colmata dall'ingresso di Melo, mentre nel tridente dietro a Icardi c'è Palacio, al rientro in campo dal primo minuto dopo la sconfitta casalinga contro il Torino. Turn over anche in difesa con Telles che a sinistra rileva Nagatomo. L'Inter parte forte, spronata in settimana anche da Moratti verso una rimonta resa possibile dagli ultimi rallentamenti della Roma. Ma il muro del Grifone regge e anche quando svela qualche crepa non crolla grazie agli interventi di un attento Lamanna. Mancini gioca allora con la sua Intercambiabile. Brozovic, Palacio e Perisic scambiano spesso posizione, ma davanti manca l'incisività e anche Icardi trova pochi palloni giocabili. I cambi dalla panchina arrivano invece forse troppo tardi. Il gol di De Maio complica ulteriormente la gara e per Eder, Jovetic e soprattutto Ljajic, mandato in campo all'89', è difficile lasciare traccia. E anche nel suo vecchio stadio di Marassi si conferma la maledizione dell'ex Samp, che nel recupero sfiora soltanto il gol del pareggio ed è obbligato a posticipare ancora il primo timbro in nerazzurro.

INCUBO FINALE - In quel di Genova l'incubo si concretizza ancora una volta nel finale. Per il terzo anno di fila i nerazzurri cadono contro il Grifone con una rete che arriva nell'ultimo quarto d'ora. Due stagioni fa era stato Antonelli a sigillare il match sull'1-0 all'83', mentre lo scorso maggio il 3-2 all'89' di Kucka relegava i nerazzurri fuori dall'Europa. Stavolta lo spettro è alimentato dal clamoroso ribaltone della Roma. Mentre a Marassi De Maio punisce su corner gli sprechi dei nerazzurri, a Roma bastano due minuti a Totti per invertire il punteggio a favore della squadra di Spalletti. Dalla chance intravista all'intervallo di portarsi a meno uno dai giallorossi al baratro dei sette punti di un distacco che probabilmente condanna l'Inter a rinunciare per il quinto anno consecutivo alla Champions League. Un dato secolare poi amplifica la portata del successo di Gasperini. Nella sua storia il Genoa non otteneva tre vittorie casalinghe di fila contro l'Inter dal 1924. Altro sfizio guadagnato contro la sua ex squadra per Gasp.

MENTAL COACH - Quinto match stagionale in cui l'Inter non riesce a trovare la via da gol. Oltre alle due sfide di campionato contro la Juve (0-0 a San Siro e 2-0 dei bianconeri allo Stadium), lo 0-1 casalingo contro il Sassuolo e il derby perso 3-0 con il Milan. Statistica anomala per una squadra che punta ai vertici ma che quest'anno ha dovuto spesso fare i conti con un meccanismo che si inceppa. Questo forse il problema principale che Mancini dovrà risolvere prima di dare il via alla prossima stagione. Ad attendere intanto i nerazzurri ci sono le ultime quattro gare di questo campionato, contro Udinese, Lazio, Empoli e Sassuolo. La squadra non può più attendersi regali della Roma, perciò servirà non prendere gli ultimi impegni sotto gamba, anche perché il rischio, con la Champions ormai sfumata quasi del tutto, è quello di aver lasciato a Genova anche le ultime motivazioni. L'obiettivo obbligato diventa mantenere quanto meno il quarto posto valido per l'accesso diretto alla prossima Europa League, difendendosi dagli eventuali attacchi della Fiorentina, che dopo il recente crollo è chiamata dall'ambiente viola alla reazione d'orgoglio nel rush finale. Serviranno così anche le doti del motivatore Mancini, il mental coach arrivato all'Inter per cambiare prima di tutto la mentalità della squadra nerazzurra. Come dichiarato dal tecnico, anche senza Champions la stagione rimarrebbe positiva perché i nerazzurri, a livello strutturale, sono già sulla strada giusta. Il finale, però, non dovrà ammettere deviazioni.


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Domenica 15 dicembre