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L'inverno è arrivato, l'Inter non deve finir preda di sé stessa. Con la Roma, partita delle difese: il Faraone c'è

di Marco Lo Prato

Al sesto rintocco, la musica si fermò. Dopo quindici punti consecutivi, l’Inter di Antonio Conte s’inceppa sul più bello e non riesce a mettere quattro punti fra sé e la Juventus, impegnata stasera all’Olimpico contro la Lazio. La Roma è arrivata a San Siro senza Dzeko, ma Fonseca ha preparato una gara accorta e misurata, con Zaniolo che battaglia su tutti i palloni e il centrocampo che scherma tutte le linee di passaggio per gli attaccanti: per la prima volta in un mese e mezzo, Lautaro e Lukaku sono sembrati poco pimpanti, lontani dalla loro versione deluxe che ha trascinato l’Inter nelle ultime giornate di Serie A e Champions League. Senza i suoi bomber, l’Inter gira a vuota: le fasce soffrono di personalità, il centrocampo striminzito fa quel che può ma nel primo tempo la squadra a poco a poco perde campo e si fa risucchiare dalla Roma. Nella ripresa cambia leggermente lo spartito, ma non il risultato finale: l’Inter riesce a creare le migliori occasioni grazie ad alcuni palloni sporchi romanisti, ma manca il tap-in. Un punto guadagnato o due persi, quindi? La sensazione è che non sarà il risultato della Juventus di domani a rivelarlo. Questo pari a reti bianche (il primo della stagione interista) bisognerà valutarlo a bocce ferme. 

BLACK OUT - E’ stata la partita delle difese: da un lato la GDS, dall’altro un monumentale Smalling. Skriniar accusa un problemino a inizio gara, poi contribuisce a blindare la porta di Handanovic - inoperoso se non in un paio di parate centrali. De Vrij gioca una gara meravigliosa, sempre elegante e sempre in anticipo: in questo momento è il giocatore dal tasso tecnico più elevato nell’undici di Conte e alcune uscite palla al piede rendono giustizia a una stagione clamorosa da parte del numero 6. Godin è in una parabola crescente di prestazioni: dosato il minutaggio, sta prendendo confidenza con gli anticipi in corsa e con alcuni giocate ruvide ma efficaci. Ogni tanto gli arbitri esagerano nel giudicare la sua irruenza e infatti il giallo che lo accompagna per buona parte di gara sembra figlio di una valutazione frettolosa. Sul lato opposto del campo, Smalling ha a che fare con Lukaku per 90’ e riesce a minimizzare l’impatto di Big Rom sulla partita: i due ex United fanno a sportellate ma è quasi sempre il centrale inglese ad avere la meglio, anche perché Lukaku è in una serata calante, lo si vede fin dai primi tocchi. E questa volte non ha avuto la forza di invertire la tendenza. 

FASCE VUOTE - L’Inter ha avuto molto poco anche dalle fasce laterali. Il fatto che Conte abbia in momenti diversi della partita cambiato entrambi gli interpreti è emblematico della pochezza sugli esterni: al di là dell’infortunio, nel primo tempo Candreva era sembrato uno dei più in difficoltà nel contenere le avanzate di Perotti, mentre Biraghi non è mai riuscito a proporsi con continuità sull’out di sinistra. La manovra è sembrata mancare di qualcosa e nemmeno l’ingresso di un timido Lazaro è riuscito a sbloccare una partita. Conte si è giocato anche la carta D’Ambrosio, ma il laterale italiano ha avuto troppo poco tempo per mettere la sua impronta sulla gara. La sensazione è che contro il Barcellona giocheranno lui e Biraghi (qualora Candreva non recuperasse), perché Asamoah è precettato come interno di centrocampo vista la totale mancanza di alternative. E sì che nemmeno Asa ha brillato, nel secondo tempo: è sembrato un po’ appesantito dai carichi del suo rientro e nelle giocate spalle alla porta ha faticato molto a tenere la posizione. Segnali, valutazioni da fare visto che fra tre giorni l’Inter si gioca una buona fetta di stagione. 

LO SQUILLO DEL FARAONE - A contenere il rammarico di fine partita ci pensa uno dei leader di questa squadra, proprio Godin. Il Faraone scuote tutti ribadendo l’importanza di aver giocato una partita coerente con lo spirito del gruppo di Conte, nonostante le molte assenze: “Quando non vinci, devi sapere anche non perdere”, è il mantra che ci si ripete. E guai a sottovalutare una Roma quadrata e ordinata, che ha saputo sfruttare le proprie armi migliori per mettere in difficoltà l’Inter. Conte, a ruota, rincara la dose - prendendosela anche con qualche fischio ingeneroso che ha popolato gli spalti. Il Barcellona sembra una montagna gigantesca che si staglia all’orizzonte, soprattutto con una situazione di totale emergenza: essere fra le prime due forze del campionato con fuori cinque giocatori delle rotazioni (e una partita ogni tre giorni) non è da sottovalutare e testimonia che la squadra risponde agli input di un allenatore che adesso avrà la sfida più difficile: sconfiggere i demoni che ciclicamente affliggono questa squadra e continuare la cavalcata incredibile che ha visto protagonista l’Inter. Che non vuole fermarsi qui, né in campionato né in Champions League. È il momento della verità. 


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