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La garra matta: Lautaro cerca il gol con l'Argentina, energia che Scaloni vuole riconsegnare a Inzaghi

di Egle Patanè

È un monologo tutto Albiceleste il primo tempo di Argentina-Bolivia, decimo turno di Qualificazione per il Mondiale. L'ispiratissimo e mai deludente Leo Messi si diletta da subito suonare una melodica prestazione che ammalia e gasa gli spettatori presenti a Buenos Aires, omaggiati dal loro capitano da una prestazione da 10 e lode. Alvarez suona il primo squillo per la squadra di casa, ma a sbloccare un risultato che per i primi quindici minuti sembra inchiodato su una fase di studio dell'avversario è proprio la Pulga, servito da un attento ed elettrizzato Lautaro Martinez che approfitta dello scivolone di Marcelo Suarez e serve al preferito dei compagni della Seleccion un pallone che il diez non può che insaccare. Primo di tre perché la prima parte di match si chiude con un 3-0 a favore della squadra di casa che porta il nome di tutti e tre gli attaccanti schierati da Scaloni.

A Messi replica Lautaro, e se nel primo gol è il 22 che serve il 10, nel secondo è il 10 che non si lascia corrompere da ingordigia e consapevole capacità di superare Viscarra e serve, premiandone impegno e sacrificio, Lautaro Martinez, che accompagna l'azione, sale quasi parallelamente alla Pulce e, una volta servito, spinge semplicemente in porta approfittando dell'immenso varco libero lasciato dall'estremo difensore avversario impegnato proprio da Messi. Ed è a Messi che Lauti rivolge il suo primo pensiero: gol e corsa verso il capitano con il quale si lascia andare in un abbraccio traboccante di gratitudine coronato, non a caso, da tanto di omaggio pubblico che urla a gran voce: 'Merito suo, merito suo'. Abbraccio che assume un connotato ancora più simbolico quando si aggiunge il terzo dei tre attaccanti che sottoscrive anche agli occhi dell'intero pueblo un'unione già solida all'interno di un vestuario che spesso li vede professionalmente 'in conflitto'. Spesso ma non sempre e difatti ieri sera contro la Bolivia in campo ci vanno tutti e tre e tutti e tre danno ragione a Scaloni che ora ha ufficialmente a disposizione una nuova arma tattica: el tridente. 

Un trio offensivo che vede in Lautaro, talvolta sacrificato, l'osservato speciale. Il Toro, rimasto in panchina per quasi tutto il precedente match giocato con il Venezuela, sovrabbonda di voglia di fare, dimostrare e soprattutto segnare. Desiderio viscerale che non gli sottrae spirito di sacrificio e generosità e ancor prima di cercare la rete, il 22 di Scaloni cerca i compagni. Serve assist, segna, si sacrifica e gioisce. Il primo tempo è fatto di sorrisi e abbracci, che nel secondo tempo lasciano però spazio ad un'irrequietezza da fame. Nella ripresa l’Argentina non mostra particolare fretta e in assenza della necessità di pigiare sull’acceleratore gioca un secondo tempo a tratti macchinoso, lento e inceppato nel giropalla basso. La Bolivia esce dal rintanamento del primo tempo, alza la pressione in campo e anche nelle vene del Toro Martinez. Lautaro vede il pallone troppo lontano dalla sua area d’azione, si dimena, soffre, cerca di innescare manovre e scende a cercare i compagni e farsi trovare. Non sempre viene servito e nei momenti di tiki taka particolarmente prolungato soffre, chiama più volte il pallone e si infervora.

Il baricentro della Seleccion torna più alto e Lauti segue il filo del pallone restando sul chi va là, su quel limbo tra trequarti e area a mo di danza sul filo di rasoio: occhi ben spalancati a seguire la palla e posizione del corpo che suggerisce il desiderio di scattare immediatamente alla prima occasione utile. E così fa: è il 73esimo quando s'innesca un'azione perfetta per tentare la zampata, che effettivamente arriva ma fuoritempo di quella frazione di secondo che basta a non far arpionare e scaricare il pallone in rete come stava fremendo di fare. Ultima occasione per Lauti che, furente, indomo, infuocatissimo come le sue stesse espressioni facciali suggeriscono senza troppi tentativi di dissimulare viene sostituito a poco meno di venti minuti dalla fine. Non una bella notizia per il Toro che cercava la doppietta con tutta la garra e l'adrenalina covate in una partita che avrebbe 'marcare' e marchiare di più. Scaloni, che dell'attaccante di Bahia Blanca ben conosce peculiarità, doti e sfumature caratteriali, velleità comprese, decide però di rivolgere un pensiero al buon vecchio compagno laziale Simone Inzaghi. 

Se la trascinante voglia del capitano dell'Inter è pane per i denti della Scaloneta, edificata proprio su carattere e fame dei giocatori argentini, la crescente furia e quasi ossessionata voglia di trovare la porta del Toro, evidentemente in crescendo negli ultimi scampoli della sua partita, hanno spinto il ct della Seleccion a correre ai ripari: per l'Argentina quanto per l'Inter. Già sostituito el Araña qualche minuto prima, Scaloni seda gli animi anche di Lautaro, chiamato a rifiatare nel buon nome di un ritorno al campionato italiano che lascerà al capitano dell'Inter poco tempo per preparare la sfida con la Roma con il resto dei compagni. Lauti esce tra gli applausi e con un sorrisetto sforzato di chi accetta la sostituzione col talentino del Como Nico Paz (che partecipa alla festa con l'assist del 6-0 per Messi), con l'alma di chi avrebbe voluto continuare e la razon di chi sa bene che la valanga di energia sprigionata stanotte all'Estadio Monumental servirà anche al suo ritorno a Milano, dove ad attenderlo ci saranno tre settimane di fuoco che cominciano con la trasferta a Roma quindi quella in casa dello Young Boys prima della sfida interna con la Juventus per poi continuare con Empoli nell'infrasettimanale del 30, Venezia, Arsenal e Napoli. Un tour de force per l'Inter che necessiterà di gambe, testa, cuore e sacrificio del suo indomo Toro Martinez.

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