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La risposta di Diabolik: Nainggolan regala un inchino agli haters

di Stefano Bertocchi

Vecchio, alcolizzato, non professionale. Sono tante le critiche piovute sulle testa di Radja Nainggolan negli ultimi anni. Da Cagliari a Milano, passando ovviamente per Roma, il centrocampista belga di origini indonesiane ha spesso fatto parlare di sé. E non solo per le grandi prestazioni in campo. Bestemmie, sbronze a capodanno e sigarette in bocca sono spesso state oggetto di discussione, poi gonfiate a modo dai media. Le ultime polemiche – cronologicamente parlando – hanno riguardato la famosa serata in discoteca in compagnia, tra gli altri, del sempre chiacchieratissimo di Fabrizio Corona.

C’è chi l’ha accusato subito di non avere realmente a cuore la realtà nerazzurra, specie dopo essere stato strappato dalle grinfie di Eusebio Di Francesco contro la sua volontà. E subito via ai rimproveri: "Nainggolan non è professionale", "all’Inter non serve un giocatore di quell’età e con quello stile di vita particolare fuori dal campo". Tanti altri hanno addirittura avuto il coraggio di definirlo "finito" o "senza motivazioni". Bene: tutti i #capiscers che hanno rilasciato certi cinguetii su Twitter e social vari, fondamentalmente, non sanno davvero con chi hanno a che fare.

Nainggolan non ha motivazioni? Se le crea. Beve più dei compagni quando è felicemente in serata? Può darsi, ma macina più chilometri quando scende in campo. È vecchio? No, è esperto. E, soprattutto, fa la differenza. Come dimostrato alla prima da titolare in gara ufficiale con la maglia del Biscione: inserimento dell’assaltatore tanto caro a Spalletti, controllo di sinistro e staffilata di destro. Con tanto di inchino agli haters e dedica speciale alla madre nell’ottavo anniversario della sua scomparsa: "Grazie per la forza che mi dai, questo qui è ancora per te", il messaggio del 14 nerazzurro su Instagram.

Il gol che sblocca la partita contro il Bologna, oltre che servire a zittire chi l’ha ricoperto di insulti e commenti poco signorili nelle ultime ore, è anche un segno del destino: sempre contro i rossoblù, infatti, sono arrivati anche il primi sigilli del Ninja con la maglia del Cagliari (ottobre 2010) e con quella della Roma (febbraio 2014). Ogni quattro anni, insomma, la storia si ripete. E l’Inter (settembre 2018) non poteva essere un’eccezione. Spalletti è stato chiaro sin dal primo giorno: "Nainggolan è facile descriverlo, è come lo vedete: trasparentissimo – aveva sottolineato in conferenza stampa, a metà luglio -. È uno che quando lo guardi non corri il rischio di essere ingannato, ti descrive perfettamente quello che è, e paga le pene di essere uno che vive senza 'cover'. Si dà per quello che è. A qualcuno questo non piace, a noi si. Radja è come Diabolik: è impossibile controllarlo, scappa da tutte le parti… . Mi sembra che abbia fatto bene ovunque, è fatto di una pasta buona. Sono convinto che lui abbia voglia di far vedere agli interisti quello che è il marchio Nainggolan". Spalletti aveva ragione: il Ninja non ha deluso le attese, alla faccia degli haters. Firmato Radja.

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