La sensazione del numero perfetto: la difesa a tre si traduce in svolta
Sembrava quasi un sacrilegio, soprattutto considerando il ricordo della breve avventura di Gian Piero Gasperini sulla panchina dell'Inter. Eppure la squadra di Andrea Stramaccioni usciva con le ossa rotte dalla partita col Siena, con una clamorosa sconfitta contro l'ultima in classifica, e le critiche diluviavano. Una partita che sin qui si è rivelata essere lo spartiacque della stagione dell'Inter, perché pur avendo giocato bene la squadra offriva sempre la sensazione di poter essere infilata in qualunque momento, come effettivamente è successo (anche) contro gli uomini di Cosmi, abilissimi a sfruttare due contropiede lasciati da una squadra troppo sbilanciata in avanti. Qual è allora il problema? Il fatto che comunque per il tipo di giocatori a disposizione di Stramaccioni, con esterni abituati a salire, il centrocampo si ritrova a fare l'equilibrista non sapendo più se dover coprire o proiettarsi in avanti.
E allora cosa fare? La soluzione era quella di trovare il modulo che potesse garantire un maggiore equilibrio, parola usata molto spesso da Stramaccioni nei giorni immediatamente successivi al ko contro la Robur. E alla fine, la formuletta magica è stata trovata, attraverso un numero che probabilmente, visti i precedenti di cui sopra, ha fatto almeno al primo impatto storcere il naso ai più: il numero tre. Tre come i difensori da schierare, con davanti un centrocampo a cinque o magari a quattro a seconda delle esigenze. E' la rivoluzione, quella linea difensiva che bene o male è stata la causa principale dei mali della parentesi del Gasp, e che adesso viene riproposta.
Ma la questione, come detto, non è tanto insita nel modulo, quanto negli uomini che hai a disposizione e nello schema che può esaltarli al meglio. E questo Stramaccioni lo ha capito bene, al punto da fare anche un bel discorso anche al presidente Moratti come svelato dallo stesso numero uno nerazzurro in un'intervista telefonica post-derby. E allora, ecco che Strama si gioca questa nuova carta già a partire dalla gara col Chievo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: dalla sera del Bentegodi, infatti, l'Inter non ha più perso un punto, ottenendo quattro vittorie in altrettante gare. Ma soprattutto, la squadra nerazzurra con questo nuovo schema pare aver ritrovato una caratteristica importante, ovvero la solidità. Contro Chievo, Fiorentina, Neftchi e Milan abbiamo visto una squadra che finalmente non molla più di un centimetro, che riesce a coprire ogni spazio con puntualità.
Un modulo che in questa rosa ha interpreti ideali; soprattutto un modulo molto elastico anche per via delle necessità, come ad esempio nel secondo tempo del derby quando si è tornati a quattro dopo il rosso a Nagatomo e la squadra è rimasta comunque compatta e attenta. Un modulo grazie al quale l'Inter, particolare da non sottovalutare, è tornata a subire pochissimi gol: appena due, contro Fiorentina e Neftchi (primo in trasferta). Merito anche dello schema, ma anche del ritrovato splendore di Ranocchia e di Samuel e dell'impatto eccezionale di Juan Jesus, praticamente diventati titolari inamovibili.
Tempo di primi bilanci, con le Nazionali che tornano a calamitare la scena. E in questo senso, alla fine, Stramaccioni è riuscito a ribaltare un percorso che a un certo punto rischiava di diventare davvero difficoltoso. Ennesimo esempio dell'intelligenza tattica del tecnico romano, che ha dovuto fare di necessità virtù riuscendo a cucire un abito che per questa parte di stagione pare calzare a pennello. Insomma, three is a magic number...