La struttura del penultimo atto: l'Inter segue la sua natura, il Torino non agguanta l'obiettivo
Quando da Wembley arrivava la notizia della vittoria del City, su Torino pioveva a dirotto. Inter e Toro si guardano a distanza: i granata lottano con grande caparbietà sin dal primo istante di calcio d'avvio, perché non c'è solo in ballo l'ottavo posto da agguantare ma anche e soprattutto ritrovare gioia e serenità con la vittoria casalinga. Inzaghi adopera qualche cambio, ma la testa deve sempre essere sul presente, perché i minuti trascorrono con grande velocità e la parola entusiasmo significa avere un impulso divino dentro di sé. L'Inter cerca quello senza calcoli razionali: i nerazzurri giocano con rapidità verticale efficiente ed efficace. Con Lautaro si trova a meraviglia e gli scambi di posizione sono frequenti. Prima il belga, poi l'argentino: entrambi s'abbassano con frequenze per chiamare la profondità. Ebbene sì, è quel tassello funzionale alla costante e continua ricerca dell'imprevedibilità.
I DUELLI ROCCIOSI. A livello di struttura, il centrocampo inizia molto bene nelle trame di gioco sempre rapide e dinamiche. Alla faccia di chi sosteneva che il gioco di Inzaghi fosse medievale. Il Toro di Juric è il francobollo gasperiniano: uomo contro uomo, la matrice è quella e l'Inter lo sa. Soprattutto Lukaku, che può sfruttare le sportellate nell'uno contro uno per aprirsi costantemente i varchi decisionali dello sviluppo conclusivo. La capacità atletica e dinamica è un punto prominente. Lo sviluppo esecutivo diventa bellezza autentica quando Brozovic riceve da Big Rom e scarica un sinistro potente che trafigge le speranze di Milinkovic-Savic. Barella e Dzeko applaudono dalla panchina, con Nico che quasi sbeffeggia (in senso ovviamente ironico e buono) Epic Brozo per la rete messa a segno. Quando si aprono gli spazi per manovrare, ecco che l'Inter dipinge, pennella, costruisce, imposta.
LA RIPRESA DELL'IMMEDIATEZZA. Tutti verbi razionali. Ma è razionalità rapida, è ragionamento deduttivo (che parte da una legge generale, quella della verticalità, e finisce nella particolarità episodica). Chi scende in campo impara a capire che quel prato verde, se lo ascolti bene, può indirizzarti sulla tua isola, al netto delle tempeste, che possono colpirti in via istantanea. È un ritratto che abbiamo già avuto modo di sviscerare, nei meandri del prato verde indicativo di sentenze. Quando Karamoh s'attiva serve una grande risposta con stile ad Handanovic: che s'allunga e interviene con ottima padronanza. I cross granata non decollano e l'Inter cerca di liberare l'area quando l'esecuzione estemporanea e improvvisa viene recapitata dalle parti difensive inzaghiane. E il ritmo aumenta, così come il passo esecutivo rapido della manovra offensiva di Juric. La pressione granata avanza sensibilmente e Cordaz compie una grande parata sul tiro a botta sicura di Sanabria. Ultimi sforzi del Toro condotti con grande forza e veemenza, così la retroguardia concede tanti spazi: il palo colpito da Dzeko grida vendetta per non averla chiusa. Sanabria sul finale si divora clamorosamente il gol del pareggio.