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La tassa greca, il Taider coinvolto, il quid mancante e la musica da Giacarta

di Fabio Costantino

Poteva essere aggancio al terzo posto, resta l'amarezza per averlo fallito. Nulla di drammatico, il campionato è lungo e di opportunità continuerà a darne. Ma la classifica dell'Inter oggi potrebbe essere molto diversa, se più dei risultati finali si considerasse la prestazione e il verdetto di virtuali giudici pugilistici. Non sempre giocare bene paga, uno come Mazzarri sa benissimo quanto conti il pragmatismo perché ci ha costruito su un'onestissima carriera. E amnesie difensive come quella che ha sbloccato lo 0-0 non lo fanno dormire la notte. Il paradosso è che, dopo lo 0-3 contro la Roma, in casa nerazzurra si guardava il calendario con ottimismo considerando il livello delle avversarie. Eppure contro Cagliari, Torino, Atalanta e Bologna la squadra ha perso un totale di 8 punti più che legittimi. Guardando la classifica, viene da mordersi la lingua.

TASSA GRECA - L'anno scorso due gol, belle e pesanti allo stesso tempo, lo hanno sconfitto due volte al San Paolo, una in Tim Cup (con eliminazione annessa). Anche sulla panchina dell'Inter, Mazzarri ha dovuto pagare la tassa Konè, che evidentemente non ce l'ha con i partenopei quanto con il loro ex allenatore. Una rete normale, stavolta, ma altrettanto pesante quella del greco, a lungo accostato ai nerazzurri in estate senza però alcuna concretizzazione. Ci fossa stata, il tecnico di San Vincenzo si sarebbe risparmiato questa fastidiosa conferma.

EMOTIVAMENTE COINVOLTO - Facile parlare con il senno di poi, ma forse scegliendo Taider stavolta Mazzarri ha steccato. Reduce da un ritiro 'movimentato' con la nazionale algerina, da ex di turno e con caratteristiche più di contenimento che di costruzione (contro un avversario chiuso), forse sarebbe stato più opportuno affidarsi a un altro centrocampista (Kovacic?). Il carico a una situazione già complessa è arrivato dopo 90 secondi, con un giallo molto, troppo severo da parte di Banti che ha ulteriormente condizionato emotivamente il franco-algerino portandolo a rischiare il secondo cartellino prima della rete di Konè, a cui ha dato il là con un suo errore. Insomma, le premesse invitavano a un'altra scelta. Ma sempre con il senno di poi.

IL QUID CHE MANCA - A parte qualche insufficienza, i giocatori dell'Inter hanno svolto il loro compito con disinvoltura. Però ancora una volta la squadra si trova a dover godere della prestazione e a recriminare per i punti persi. Thohir, dal giorno della firma, è ancora imbattuto ma evidentemente per ambire a quel terzo posto fallito al Dall'Ara serve qualcosa in più. Difficile, non impossibile individuare il quid che a gennaio il nuovo presidente dovrebbe fornire a Mazzarri: alternative sulle fasce e magari un terminale offensivo diverso da Palacio che, come ogni essere umano, è soggetto a delle pause. Senza Milito e Icardi, bisogna sperare che qualcuno dalle retrovie faccia la differenza e non sempre ciò accade.

MUSICA DA GIACARTA - A proposito del presidente, come promesso da Giacarta ha fatto le ore piccole per vedere la sua squadra. Erano le 5 del mattino circa quando Juan ha colpito la traversa, rovinandogli l'alba del lunedì. Eppure, Thohir ha mandato un messaggio incoraggiante, parlando sì di sfortuna ma sottolineando la prestazione. Musica per le orecchie di Mazzarri che pur essendo infastidito (oltre che dalla tassa greca) dalle ingenuità che costano punti, sa che questa squadra prima o poi non commetterà più certi svarioni e potrà solo migliorare. Facendo in modo che il patron si presenti in ufficio stanco, ma felice.


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Domenica 15 dicembre