Le contingenze rossonere, l'amarezza nerazzurra: il Milan torna a sorridere in un derby
Catena episodica tratteggiata. In serate come il derby conta esserci con la testa e con il cuore. Razionalità e istinto diventano parti preponderanti e le nostre scelte non sono esclusivamente razionali. Nemmeno quelle che pensiamo siano molto ponderate e ragionate. L'attivismo di Inter e Milan è una manifestazione quasi imperante. Anche se l'avvio è opposto. Inter in attesa, Milan in proizione offensiva. Obiettivo reciproco viaggiare sulle ali dell'entusiasmo con l'esecuzione lucida e tecnicamente valida delle pedine più pericolose. L'errore è una componente fisiologica della natura umana e quello dell'Inter è deleterio: Pulisic sfrutta una palla intermedia, di quelle da andare ad attaccare con veemenza. Lo statunitense si incunea e punisce Sommer epr il vantaggio rossonero. ll ritmo a San Siro è una parvenza dello spazio: azione e reazione si susseguono. L'equilibrio è lì, nei meandri dei due assetti pronti a pungersi senza soluzione di continuità. Ed ecco che l'Inter costruisce il gol del pareggio aprendo il suo manuale: Dimarco si sgancia dai blocchi mancini, scambia con Lautaro (lesto a prendersi gioco di Emerson Royal), e disegna il tracciante mancino del pareggio.
REAZIONE E CONTINGENZA, EQUILIBRIO IMPERANTE. Eravamo rimasti alla contingenza dell'innatismo. Platone spiegava che alcuni principi dogmatici della conoscenza sono innati nelle menti umane. Aristotele era di un'altra parrocchia, di un'altra filosofia, quella dell'empirismo, secondo la quale l'esperienza sensoriale è alla base della conoscenza. L'Inter capisce empiricamente che non sarà una serata semplice perché il Milan sviluppa il gioco attivo. I nerazzurri soffrono un po' i movimenti tra le linee di Morata. Servono intensità, dinamismo e quella giusta dose di creatività. E in queste serate c'è quasi sempre la certezza di fronteggiare un assetto ostico. D'altronde il Milan arriva da un brutto periodo e calcola ogni metro come fosse l'ultimo della sua esistenza. Il canovaccio non muta di un centimetro, di anno in anno. È un impulso istantaneo e aggressivo, basato sul dinamismo intenso. La pressione s'intravede in quel coraggio energico nella costruzione di pericoli.
AZIONE E REAZIONE. NAVIGAZIONE NEL TEMPO OPPORTUNO. L'attesa è un predicato che folgora azione e reazione. Così Kairos è il tempo opportuno, puntualmente indicato nelle scuole filosofiche dell'Antica Grecia. È l’occasione che dobbiamo essere capaci di cogliere, esercitando con assidua attenzione la nostra sensibilità. È vivere nel presente con consapevolezza, farci spazio nella cornice che andiamo cercando negli orizzonti dell'universo. Ma è pure linearità spezzata, separazione tra tempo occupato e imminenza. Quell'istante che i nerazzurri e i rossoneri cercano puntualmente (o anche in ritardo, poco importa) di afferrare per togliere dal tavolo del dubbio ogni permanere inopportuno. Ebbene, il kairos è anche l’arte della lotta raffinata, un piacere suscitato da emozioni forti. Scaturite dall’intensità realizzativa di un’Inter che lotta orza vigorosa e dinamismo calcolato. Sommer compie un grande intervento riparatore sullo stacco di Leao, Gabbia è provvidenziale nella chiusura su Dimarco. D'altronde è sempre questione di attimi e tempi opportuni. Nel finale il sorpasso meritato dei rossoneri con il colpo di testa di Gabbia su assist di Rejnders. Fonseca si risolleva dopo un momento complicatissimo: il Milan torna a vincere il derby con un grande atteggiamento; l'Inter deve ripristinare brillantezza per il prosieguo del cammino.