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Leonardo: "Thohir intuizione di Moratti. Non avrei lasciato l'Inter se..."

di Alessandra Stefanelli

Nell'edizione odierna del Corriere della Sera troviamo una lunga intervista a Leonardo, ex allenatore dell'Inter ed ex direttore sportivo del Paris Saint-Germain. Il brasiliano è attualmente fermo dopo aver dovuto lasciare il lavoro a Parigi per via della lunga squalifica (14 mesi) rimediata per una spallata rifilata all'arbitro Alexandre Castro al termine di Psg-Valenciennes (1-1): "Sono in un momento di riflessione - ha esordito -, obblugata per quanto è successo il 5 maggio, ma che arriva dopo anni di straordinaria intensità. Prima l'esperienza da dirigente con il Milan, poi la panchina rossonera, il terzo posto in campionato, un breve stop, l'arrivo all'Inter dopo Mourinho e Benitez, una grande rincorsa, la Coppa Italia e poi il lavoro al Paris Saint-Germain. Che ho dovuto rompere in anticipo e non per mia volontà. Ma oggi mi sento bene", assicura.

Sull'addio all'Inter nel 2011: "Se è stato un errore? La questione è semplice. Avevamo vinto la Coppa Italia e saremmo andati avanti serenamente - ha ammesso -. Poi è arrivata a sorpresa l'offerta del Principe del Qatar. A sorpresa perché la Qatar Investment Authority aveva programmato di acquistare il club un anno dopo. Era un'oportunità inattesa e incredibile, nel senso che non mi veniva offerto un ruolo di semplice direttore sportivo, ma mi venivano consegnate le chiavi del club, per ripartire e arrivare in alto. Ne ho parlato con il presidente Moratti e lì ho avuto la conferma che si tratta di un personaggio straordinario. Mi ha lasciato andare, ma per me è stato un passo difficilissimo. Certo, se avessi saputo che a Parigi sarei rimasto per così poco, non sarei andato via dall'Inter. Mi sono dimesso perché non sarebbe stato giusto rimanere, visto che in concreto non avrei potuto lavorare".

Sull'affare ormai in dirittura d'arrivo tra Moratti e Thohir: "Penso che Moratti stia cercando di fare il meglio per l'Inter - l'analisi di Leonardo -. A prescindere dai dettagli dell'accordo con gli indonesiani, quella del presidente è un'intuizione eccezionale. E' un'apertura verso il futuro di portata storica. L'Inter non perde la sua identità, ma si apre a nuovi mercati, a nuove idee, a nuovi scenari, per aumentare i ricavi e per poter investire di più. Moratti ha dimostrato ancora una volta di essere in anticipo sui tempi, per un progetto che può cambiare davvero tutto".

Sul suo futuro: "Io di nuovo allenatore? Penso più a un ruolo di manager all'inglese - ha detto -. Più in generale mi piacerebbe essere un produttore di calcio, nel senso di un uomo che ha maturato esperienze diverse e che le mette a disposizione di chi ha idee da trasportare sul campo. Perché i presidenti sono tutti appassionati, ma poi si trovano a governare una situazione oggettivamente difficile. E hanno bisogno di chi li aiuti a trasformare in fatti concreti le loro idee. Le squadre si possono costruire e sviluppare in tanti modi: basta essere chiari in partenza. Se penso alla mia storia, penso che Milano e l'Inter o Rio e il Flamengo siano due situazioni lasciate a metà. Tornare a Milano? E' ancora casa mia".


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