L’Inter va: prende tre punti e scappa. E l'hanno detto: Scudetto. Icardi e il gol...
La metamorfosi dell’Inter sembra ormai completa: i nerazzurri hanno ricercato per tutto l’inizio del campionato alcuni segnali che confermassero quanto di buono la rosa lasciava intravedere. Ieri, per la prima volta, la squadra di Mancini era chiamata a mandarli, dei segnali: in un weekend che vede contrapposte quattro delle prime cinque della classe, l’Inter aveva l’imperativo kantiano di vincere, per poi accomodarsi in poltrona e assistere ai due big match che inevitabilmente porteranno via punti alle inseguitrici dei nerazzurri. Detto, fatto: l’Inter annienta l’Udinese, prende i tre punti e scappa in classifica, per un’altra settimana da capolista. Ma, al contrario del protagonista della pellicola di Woody Allen, non vuole fallire, ma continuare a sognare. Pur non brillando, l'Inter vince da grande squadra: nel momento migliore dell'Udinese, Icardi punisce i bianconeri alla prima disattenzioni. Poi, la valanga di gol, arrivata grazie ad alri due assist dei giocatori dell'Udinese, oltre alla perla di Brozovic. E Jovetic proclama: “Non possiamo più nasconderci, vogliamo lo Scudetto. Se non ci crediamo noi, chi altro può farlo?”.
IL RITORNO DI MAURITO - Inevitabilmente, l’uomo copertina della serata del Friuli è Mauro Icardi. Il capitano dell’Inter, coccolato dal Mancio nella conferenza stampa della vigilia, risponde presente e sfrutta le due occasioni concessigli dalla difesa. Due gol che sono nel suo dna, per raddrizzare la classifica cannonieri e spingere l’Inter un po’ più su. Parliamoci chiaro, il gioco di Icardi è ancora lontano dall’essere completo: prima di segnare il gol che ha sbloccato l’incontro, aveva tocca la sfera di gioco appena quattro volte. Maurito resta una creatura che vive e muore di gol: i movimenti sono raffinati sono negli ultimi venti metri di campo, anche se - al dispetto delle altre partite - l’impegno del numero 9 è innegabile: prova a lottare contro le sportellate di Wague e Domizzi, tenendo palloni preziosi per far ripartire la squadra. Il caso Icardi non è mai esistito, ma l’aver segnato una doppietta in una partita del genere, sicuramente aiuta a scacciar via i malpensanti.
NO FLY ZONE - Il dato che descrive la fase difensiva dell’Inter può essere uno solo: undici partite senza subire gol. L’anno scorso furono undici in tutto il campionato, mentre questa stagione sono bastate sedici partite. I nerazzurri basano tutto sulla solidità difensiva, oggi più che mai messa in difficoltà: la formazione era decisamente offensiva, con anche i terzini che spingevano moltissimo. Montoya sembrava addirittura un ala aggiunta, con Telles che si è fatto notare più per le sgaloppate sulla sinistra che per le coperture difensive. Questa tendenza offensiva l'Inter la paga, visto che l'Udinese è spesso davanti ad Handanovic, ma in questo momento anche gli episodi girano a favore di Mancini. E Miranda e Murillo non hanno mai tremato: altra prestazione mostruosa del duo che si conferma la coppia di centrali più forte del campionato. Ad aiutare gli M&M’s, un Handanovic in forma strepitosa capace di neutralizzare ogni tipo di conclusione. Dopo Gakpé e Perotti settimana scorsa, a questo giro sono Thereau (autore comunque di un’ottima partita) e Di Natale i bisognosi di un’aspirina, a fine partita. In questo momento, l’Inter sembra imperforabile e, da Fort Knox, l’area nerazzurra si è trasformata inevitabilmente nell’Area 51. Impossibile accedervi.
QUESTIONE DI PROFONDITA’ - Ma il merito più evidente di Roberto Mancini è quello di saper sfruttare fino in fondo la sua rosa. Ormai solo Dodò e Vidic (entrambi infortunati da inizio stagione) non sono ancora scesi in campo. Montoya è stata l’ultima scoperta di un gruppo che non lascia solo nessuno e sa fare la differenza. La trasformazione di Ljajic, da genietto estroverso ad aratore della fascia, è sintomatica del lavoro che il Mancio ha fatto sulla sua rosa. E anche i cambi del tecnico sono emblematici di ciò che può essere l'Inter: Brozovic sta studiando da tuttocampista, così come avere Juan Jesus, Palacio, Ranocchia e Kondogbia che si alzano dalla panchina fanno sì che l’Inter si presenti alle porte dell’inverno con tanto fieno in cascina e la consapevolezza di poter recitare una parte importante in questo campionato. D’altronde l’hanno detto: lo Scudetto è il limite.