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Livaja: "L'Inter è strana. Milan? Mi piace! Strama mi voleva, poi Branca..."

di Christian Liotta

Non è tipo che le manda a dire, Marko Livaja. Uno tosto, che non si fa nemmeno troppi problemi per esprimere il proprio disagio per la situazione venutasi a creare a gennaio, quando l’attaccante croato, campione d’Italia Primavera 2012, e protagonista con la prima squadra dell’Inter di una prima parte di stagione positiva soprattutto in Europa League, è stato ceduto all’Atalanta in cambio di Ezequiel Schelotto. Ai microfoni della rivista della Gazzetta dello Sport ‘SportWeek’, Livaja racconta la sua verità. Non risparmiando frecciate nei confronti del suo vecchio club: “Gli infortuni di Cassano, Milito e Palacio? Io credo che avrei giocato anche senza quegli infortuni, ma l’Inter è un ambiente strano”, debutta Livaja, che poi racconta come si è evoluta la vicenda.

“Dopo l’arrivo di Rocchi ho detto chiaramente alla società che volevo giocare di più, che avrei preferito andare via. Loro mi dissero di attendere 15 giorni e acconsentii. Gioco titolare con la Roma e Andrea Stramaccioni mi disse dopo la partita che ero importante, che non mi sarei mosso. E invece, l’ultimo giorno di trattative arriva da me Marco Branca e mi dice: 'Ti abbiamo ceduto all’Atalanta perché volevamo prendere Schelotto'. Io non ho fatto problemi, volevo giocare e all’Atalanta ho questa opportunità. E’ un ambiente tranquillo, lo stadio è sempre pieno e ci sono tanti giovani”. Ma tornare all’Inter è possibile? “Per ora non ci penso, c’è solo l’Atalanta e posso rimanere anche l’anno prossimo. All’Inter torno solo se gioco. Se no ci sono la Premier, la Bundesliga… Non ho problemi a trasferirmi, ho lasciato la Croazia da ragazzino”. Eppure il rapporto con l’Inter sembrava saldissimo, tanto che il ragazzo preferì i nerazzurri al Milan: “Ma solo perché arrivarono prima, ho trovato l’accordo e ho una sola parola.  Ma il Milan mi piace, ci ha giocato Boban…”.

Livaja parla anche di Antonio Cassano: "Tre aggettivi per definirlo? Basta una sola parola: Showman. Mi prendeva in giro ma non più di quanto facesse con gli altri. 'Svegliati, svegliati', mi diceva". Un aggettivo anche per Diego Milito: "Micidiale. Non ho mai visto uno così bravo a colpire negli spazi stretti". Il croato si lascia poi andare ad un excursus sul suo passato: "Avevo iniziato giocando per strada, ho preferito il calcio al tennis. Ho iniziato giocando portiere, poi fino ai 15 anni ho giocato centrocampista e a 17 mi hanno avanzato trequartista. Ho esordito tra i professionisti nell'Hajduk di Edoardo Reja, a 16 anni, dopo aver segnato 19 gol in 10 partite con gli Allievi. Poi lui andò via, arrivò un tecnico che preferiva gente esperta e decisi di andarmene". Livaja nasce negli anni del conflitto che ha dilaniato la ex Jugoslavia: "La Croazia è riemersa da un periodo molto duro, ma ero troppo piccolo per ricordarmene. Preferisco raccontare dell'amicizia che mi lega a Dejan Stankovic, o a Ivan Radovanovic dell'Atalanta, entrambi serbi. Rado mi porta persino all'allenamento, non ho ancora la patente". 

Infine, una curiosità: ma è vero che la sua ragazza Valentina controlla la dieta perché goloso di dolci e bevitore incallito di Coca-Cola? "Era vero; di Coca-Cola ormai ne bevo solo mezzo litro al giorno, in quanto ai dolci, a chi non piacciono?".


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