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Marotta: "L'anno scorso abbiamo incassato 80 mln di euro dallo stadio, immaginate con un impianto moderno..."

di Mattia Zangari

Beppe Marotta, presidente dell'Inter, è uno degli ospiti dell'evento 'Gli Stati Generali del Calcio', al 'Festival dello Sport di Trento', organizzato dalla Gazzetta dello Sport. "Sono un po' convalescente, purtroppo. Sono rimasto a Milano", le prima parole in collegamento del dirigente nerazzurro. 

Dopo le parole di Scaroni, a Marotta viene chiesto il suo punto di vista sulla centralità di avere uno stadio di proprietà per un club di calcio. 
"Devo dire che l'analisi di Scaroni è stata perfetta, mi allineo in pieno (leggi qui). Io sono un testimone dell'evoluzione calcistica perché vivo in questo mondo da tanti anni: ho vissuto il modello del mecenatismo e ora dell'imprenditoria vera. Io e Paolo rappresentiamo fondi di investimento importanti. Faccio un grande plauso a Lotito e Cairo, ma il calcio va verso il modello americano, infatti in Serie A ci sono dieci proprietà statunitensi. Quanto al tema stadio, col focus sulla sostenibilità, le società devono ricercare l'asset stadio inteso non solo come fenomeno di aggregazione. Lo stadio va fatto rendere dal punto di vista degli incassi, non deve essere una cattedrale nel deserto ma una casa vissuta ogni giorno della settimana. L'anno scorso noi abbiamo incassato 80 milioni di euro in questa situazione, immaginate con un impianto moderno". 

Due cose prioritarie per il calcio italiano.
"In termini di diagnosi siamo stati tutti perfetti, questo è un palcoscenico composto da dirigenti calcistici competenti. Adesso vediamo la terapia... Il mondo del calcio è un fenomeno sociale e imprenditoriale rilevante, basta vedere i numeri dei contribuenti: vengono versati un miliardo e rotti l'anno. Dovremmo essere ascoltati (dal Governo ndr), non è una denuncia la mia ma sento una mancanza della politica. Noi non siamo qui a chiedere soldi, ma un sistema legislativo che riconosca il mondo del calcio professionistico, che è diverso da quello dilettantistico. Noi e il Milan abbiamo aumentato i ricavi negli ultimi anni, ma due anni fa, arrivando in finale di Champions, solo da questa competizione abbiamo incassato 100 milioni di euro. Sono ricavi variabili e non stabili; se non vai in fondo, perdi tantissimo. Quanto al tema stadio, dico che siamo il fanalino di coda da decenni, a parte Atalanta, Sassuolo e Juve. Questo fatto è dovuto a una burocrazia che porta sfiducia a chi vuole investire. Il fenomeno stadio non è locale, ma nazionale, quindi deve finire sotto il Ministero delle infrastrutture. Noi ci troviamo davanti a un sistema che non ci rispetta perché non si può considerare un giocatore un lavoratore dipendente, guardate l'esempio di Ronaldo che al lordo costava 60 milioni di euro a stagione. Il calciatore deve avere un inquadramento diverso, è lì che ci sono i costi maggiori. Siamo fanalino di coda anche nei centri sportivi, notiamo delle carenze. Mi rivolgo a Lotito, nostro grande rappresentante al Governo: perché il calcio deve essere esente dal Decreto Crescita? Vi sto parlando di fenomeni che potrebbero portare centinaia di milioni di euro nelle casse del club. Parlando del contenimento dei costi, vediamo che quelli maggiori sono relativi agli stipendi. Se abbassi il costo di questi ultimi, o sei un fenomeno e riesci a creare squadre competitive oppure non riesci a partecipare a quella suddivisione di introiti che garantisce la stabilità di un bilancio". 

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