Mazzoleni in stile Telethon e Fattore S evidenziano il bisogno di fosforo
Alla fine, per quanto visto sul campo, è stato l’epilogo più scontato. Non il più giusto, ma il più prevedibile. L’Inter mastica amaro dopo la trasferta dell’Olimpico, dove avrebbe dovuto proseguire nel proprio rilancio. E invece torna a casa con le pive nel sacco, per dirla alla Max Pezzali, noto tifoso nerazzurro. L’unica soddisfazione è che perdendo contro la Lazio ci siamo levati di dosso la fastidiosa e controproducente etichetta di anti-Juve, una condanna dal punto di vista dei risultati.
PSICOLOGIA DA TRIDENTE - Prima del match la dicotomia Stramaccioni-Petkovic era sin troppo chiara: trasformista il primo, coerente il secondo. Due filosofie diverse, ma entrambe condivisibili. Sul campo c’è stata la conferma: il nerazzurro ha iniziato variando assetto tattico (difesa a quattro), adeguandolo all’avversario, per poi modificare in corsa con l’ingresso di Palacio. Il laziale ha proposto il suo classico modulo, mantenendolo praticamente fino al termine. La mossa idealmente vincente però è del romano de Roma, che se la gioca sull’aspetto psicologico spedendo in campo l’ex Genoa e proponendo le tre punte, pur se il Trenza agisce da esterno destro di centrocampo. Ma basta la sua presenza a invitare la Lazio a fare un passo indietro mirando al contenimento. Se questa decisione fosse arrivata un’ora e cinque minuti prima, magari parleremmo di questa trasferta con meno amarezza.
FATTORE S - Poi c’è il fattore S, giusto per scomodare ancora Max Pezzali. Quello che pur giocando bene alla fine rende vani i tuoi sforzi. Due pali sono un conto molto salato da pagare, anche perché il contorno prevede ltre grosse chance di timbrare il cartellino. Ma se la dea bendata è iscritta alla Lipu e difende le aquile, c’è poco da pretendere. Magari non l’avremmo spuntata pur azzeccando da subito l’undici titolare, peccato che buona parte della ripresa inviti a pensare il contrario. Con un’ora in più, neanche il fattore S avrebbe potuto opporsi. Ma non lo sapremo mai, il pensiero controfattuale è una canaglia da cui è lecito tenersi alla dovuta distanza mentale. Meglio concentrarsi sulla realtà, che sfiga a parte vede l’Inter nuovamente inghiottita nel gruppetto delle inseguitrici. La lepre bianconera può approfittarne, e non solo lei.
BENEFICENZA MAZZOLENI - Serata dedicata a Telethon, con tanto di numero ad hoc facente parte dell’abbigliamento di molti dei protagonisti. A sposare la causa della bontà è soprattutto il signor Mazzoleni, che offre il meglio di sé per donare alla Lazio 3 punti pesantissimi. Non fosse per alcune sue decisioni che definire cervellotiche sarebbe un insulto al concetto di ‘eufemismo’, probabilmente Klose non avrebbe avuto la facoltà di decidere la sfida. Posto che quando Ranocchia subisce fallo in area non è mai rigore, evidentemente per imposizione della Fifa, lascia a dir poco perplessi quel fischio che ha interrotto un godibilissimo 3 contro 1 nerazzurro in contropiede. L’anticamera di un meritatissimo vantaggio, legittimato da due legni e da una pressione da paura alla porta di Marchetti. Milito non commette fallo su Biava, l’assistente non ravvisa nulla di irregolare, ma l’arbitro bergamasco si sente in dovere di fermare il gioco. Ignorando la motivazione, è probabile che democraticamente abbia voluto impedire all’Inter di vincere facile. In 3 contro uno non è giusto.
FOSFORO CERCASI - La speranza è che questa sconfitta sia stata illuminante per la dirigenza nerazzurra, a un solo impegno dalla sosta invernale. Questa Inter è priva di fosforo in mezzo al campo, sostenerlo ormai equivale a scoprire l’acqua calda. All’Olimpico abbiamo avuto l’esempio di come, con un cervello davanti alla difesa, il gioco ne tragga beneficio. Quel Cristian Ledesma che ha sfiorato in passato il nerazzurro è la chiave delle manovre offensive biancocelesti. Nel primo tempo è dai suoi piedi che partiva l’azione e i compagni si muovevano anche grazie ai palloni smistati dall’italo-argentino. Non un fenomeno, ma una necessità per il nostro centrocampo dove abbiamo tutto fuorché un regista. Sarà anche per questo che si fatica tanto a impostare l’azione, Zanetti, Cambiasso e Gargano hanno profili molti diversi. Branca e Ausilio prendano nota, basta poco per migliorare questa squadra. Non Ledesma, né quel fenomeno presente in tribuna che risponde al nome di Veron (anche se con qualche allenamento…), ma un buon elemento il mercato lo offre. Basta muoversi con tempismo e convinzione, senza costringere il tifoso interista a sprecare la sua richiesta a Babbo Natale…