Mihajlovic: "La mia Inter con Mancini, Moratti e Ibra. Quando Branca disse..."
C'è tanto nerazzurro fra i ricordi di Sinisa Mihajlovic. Ospite di 'Mister Condò' in onda su Sky Sport, l'attuale tecnico del Milan torna sui suoi trascorsi a San Siro da vice di Roberto Mancini, dopo le due stagioni vissute in campo con la maglia dell'Inter. Si inizia proprio dalla scelta del ritiro: "Invecchiare in campo per me era una cosa brutta, mi sono reso conto che dovevo smettere in un derby Inter-Milan: stavo benissimo, dopo il calcio d’inizio, palla indietro e lancio lungo, arriva a me che un po' salto e sento una fitta dopo tre secondi. Come facevo ad uscire? Sono rimasto altri 20-25 minuti in campo, stirato, sperando di uscire, avevo vergogna ma tanto nessuno se ne accorgeva perché, essendo lento, stirato o non stirato non faceva differenza. Però non riuscivo neanche a calciare, così dopo 25 minuti sono uscito".
Anche la presenza di Massimo Moratti ha segnato il suo passaggio in nerazzurro: "Il presidente con me è sempre stato un signore, una persona di grande classe. Sono molto contento di averlo conosciuto e di averlo avuto come presidente. E Mancio invece è stato una delle persone più importanti della mia vita calcistica, perché in tutto il nostro percorso siamo stati insieme, prima da giocatori e poi quando gli ho fatto da secondo. È stato importante nella mia vita da giocatore ma soprattutto da allenatore". Quest'anno però ha spesso 'punto' l'amico rivale: "Sì, perché l'ho visto un po' troppo nervoso (ride, ndr). Abbiamo litigato anche da giocatori e da compagni, perché lui era uno che rompeva sempre le scatole a tutti e io non sono uno che sta zitto. Ogni tanto ci prendevamo un po' in giro, lui diceva che contro di lui non ho mai vinto, che è anche vero. Mi ricordava le partite di Champions, ma io gli dicevo che ci sono quelli che giocano la Champions e quelli che la vincono: "Tu la giochi, io la vinco". Ci prendevamo così in giro, ma sempre in modo sano".
Da vice di Mancini all'Inter Mihajlovic curava la fase difensiva e "soprattutto lo spogliatoio, che non era facile con certi personaggi. Ma sono stato avvantaggiato da questo punto di vista, perché sono stato per due anni compagno di squadra e i giocatori hanno sempre avuto molto rispetto per me, anche da giocatore ma soprattutto da secondo. Per me fu strano perché a giugno ero giocatore e a luglio ero seduto al tavolo con gli allenatori, guardavo i ragazzi che mangiavano e anche in pullman mi mettevo davanti ma stavo girato, tant'è che Mancio mi diceva di andare a mettermi con i miei ex compagni. Non avevo ancora l'idea dell’allenatore, ero ancora giocatore. Adesso ho cambiato mentalità, ma fino a poco tempo fa ragionavo ancora da giocatore, che può essere anche giusto. Nei primi tempi guardavo sempre dove c'era il pallone e Mancio guardava dove non c'era. Lui mi diceva che sbagliavo, infatti poi cresci e impari le cose grazie all'esperienza e ai consigli che ti danno".
Chiusura sul suo legame con Ibrahimovic: "Quando Branca gli disse: "Ti vuole l'Inter", lui rispose: "Là c'è Mihajlovic". Ricordo che Branca venne a parlarmi di Ibra e del nostro rapporto, perché in un'Inter-Juve voleva anche darmi una testata, ma io gli dissi che non avevo alcun tipo di problema. Non doveva parlare con me, ma con lui. Se Ibra si fosse comportato bene non ci sarebbero stati problemi. Poi siamo diventati grandi amici, è venuto con me a presentare un libro in Serbia e alla mia partita d'addio, oggi abbiamo un ottimo rapporto".