Moratti: ''Il passaggio momento più duro. Mou speciale perché..."
Fonte: RaiNews24
Massimo Moratti ha rilasciato un'intervista esclusiva a Novella Calligaris di RaiNews24. Ecco le nuove dichiarazioni dell'ex presidente nerazzurro. “Bisogna sentirsi indispensabili, così si sta attenti a tutto. Ma bisogna anche avere l'idea che, siccome indispensabili non si è, devi mettere in mano le cose a chi ha lo stesso entusiasmo, la stessa forza. Soprattutto perché i tempi cambiano e c'è l'idea che le cose finiscono. Il momento più difficile è stato quello del passaggio finale, perché devi fare in modo che la persona che raccoglie la società sia all'altezza. Non è come la decisione di prendere l'Inter: lì la follia si impadronisce del momento e rende tutto più semplice. Il momento più felice è stato la vittoria della Coppa dei Campioni, Quando fai qualcosa pensi sempre al domani, quindi sei felice, ma senti sempre la responsabilità di pensare oltre”.
Adesso l'Inter ha un presidente straniero. "Dissi che l'Italia doveva uscire dal guscio? Siamo finiti con un presidente straniero e forse sono andato oltre (sorride, ndr). Non ho mai visto differenze dal punto di vista umano fra un calciatore italiano e uno straniero. Per me Zanetti è un italiano, Ronaldo era un italiano. Fanno tutto il necessario per elevare una squadra italiana, con un pubblico italiano. Questa cosa non l'ho mai capita ed è uno dei motivi per i quali è giusto che vada via".
Cosa farà Moratti in futuro? "Le stesse persone che avevano paura quando hanno preso l'Inter, adesso hanno paura di andare via. C'era consapevolezza di poter fare qualcosa di importante e poi il lato affettivo non si può trascurare. Adesso troverò qualcosa che mi riempirà emotivamente".
Quando è nata l'idea di separarsi da questo grande amore? "È nata appena dopo il Triplete, nel 2010, e si è concretizzata adesso. Abbiamo avuto in precedenza altre opportunità, ma questa che nasce dal desiderio e dalla volontà della persona che poi si è presentata ci è sembrata interessante. Poi da una partecipazione è diventata qualcosa di più, adesso la partecipazione l'abbiamo noi (ride, ndr). Thohir? Ogni volta ti fa un'impressione migliore, siamo stati fortunati".
I ricordi vanno a Ronaldo: "Quando l'ho preso si è presentato a casa mia, dopo cinque minuti sapeva i nomi di tutte le persone che erano in casa. Prima era silenzioso, ma in 5 minuti aveva imparato i movimenti e tutto quello che succedeva in casa mia. Chiaro che uno con tanta velocità riusciva anche a capire cosa fare della palla e come muoversi in campo".
Su Mancini: "Con lui tutto è nato da una maglia dell'Inter che mi inviò con un grande scudetto. E mi disse: 'se vengo da lei ricominciamo da capo'. Mi colpì e infatti poi è andata così. Mancini ha un carattere alcune volte difficile, parte di una personalità che poi ha successo".
Poi il pupillo, Alvaro Recoba: "Tutti sanno che il calciatore che ho amato di più è stato Recoba perché aveva più mezzi di quanti ne riuscisse ad esprimere e dava sempre l'impressione che la volta dopo potesse fare qualcosa di più. Un grande calciatore ma anche un grande ragazzo".
E Mourinho? "Mourinho è speciale, prontissimo, ed è un grandissimo lavoratore. Questo è il suo segreto. È capace di avere una comunicativa speciale. Tutto è calcolato per vincere e fa parte di un grande lavoro che lui fa per la squadra".