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Moratti: "Thohir? I tifosi lo aiuteranno. Facchetti credeva negli arbitri"

di Daniele Alfieri

Massimo Moratti si sofferma sulla scelta di consegnare il futuro dell'Inter in mano ad Erick Thohir, nel corso dell'intervista concessa ai microfoni di Rai News 24: "In realtà era da qualche anno che speravo di trovare un socio, mi sembrava giusto permettere alla società di rinnovarsi, anche per aprirsi ai nuovi mercati ed eventualmente pensare a fare uno stadio nuovo. Tutte cose che fanno parte dei progetti futuri del club. Thohir con la mia stessa passione? La passione nasce solo quando c'è anche un interesse e fai dei sacrifici, quindi è automatico in questo caso per lui. Poi viene espressa in diversi modi ma sicuramente nascerà anche per Thohir".

Moratti non nega la commozione "nei riguardi dei giocatori, che sono i personaggi migliori di questo sport. E anche per i tifosi, per cui ha sentito sempre un dovere nei loro confronti e adesso cedi a qualcosa d'altro che non si sa cosa sia. La commozione può nascere dalla riconoscenza e dalla simpatia". Con Thohir sarà un'Inter più focalizzata sul marketing: "Non fa male svilupparsi. Avrei voluto farlo anch'io ma forse ha sempre prevalso un po' troppo la passione. Non farà male concentrarsi più sul business, la passione sarà comunque sempre salvata dai tifosi, che la trasmetteranno anche ai dirigenti".

Un pensiero va al passato e a Giacinto Facchetti, "una bella persona, e dico così perché l'ho visto sempre come un personaggio che negli anni rimane nell'Inter. A parte l'onestà, parola che oggi viene usata fin troppe volte, lui era un uomo diretto trasparente, volenteroso di far bene. E aveva un grande affetto nei miei confronti e per l'Inter. Difendeva gli arbitri anche quando io ce l'avevo con loro, credeva nelle istituzioni e le difendeva. Mi diceva che il male non è la prima cosa a cui uno deve pensare. Con lui respiravi sempre un'aria pulita. In passato è stato un grandissimo giocatore, ma anche un grandissimo presidente e manager".

Sul rapporto con la famiglia Agnelli: "Gli Agnelli e i Moratti sono diversi per esperienze. Gli Agnelli sono un regno che si è protratto per tanti anni e che ha una maggiore continuità maggiore, mentre la nostra è una famiglia più giovane e che è iniziata negli anni '50. Posso dire però che c'è sempre stato un ottimo rapporto con tutti gli Agnelli, mentre i problemi con la Juve sono un altro discorso. C'è un rapporto affettuoso con Andrea Agnelli. Calciopoli? "Un'esperienza che ha coinvolto tutto il calcio. Personalmente la ricordo come una pagina bruttissima, non mi diverte pensarci né dare un giudizio, se n'è parlato fin troppo sino ad oggi. Si è preso in giro il pubblico e i tifosi".

Sul capitano: "Zanetti era dotato di una forza fisica notevole e aveva un suo stile speciale. Per facilità nel saltare l'uomo e nel portare la palla avanti era diverso dagli altri compagni, nonostante fosse un terzino. Di solito un presidente compra subito un attaccante, quindi venivano tutti a propormi i giocatori più strani che potessero eccitare la mia fantasia. Ma io ero stato colpito da questo qua e posso dire che è andata bene". Poi un messaggio ai protagonisti del Triplete: "Sono ancora grato a loro, oltre a volergli bene e stimarli. Hanno fatto una cosa meravigliosa".

Si parla anche di Balotelli: "Siamo stati noi a lanciarlo. All'inizio ebbe scontri pure con Mourinho. Non era facile per lui così come non era facile per l'allenatore riuscire a gestirlo. Ma alla fine tutto veniva giustificato parlando del suo carattere, che poi era anche la cosa che lo faceva giocare bene. Un carattere speciale di un bravissimo ragazzo, anche se ogni giorno può nascere una situazione in grado di metterlo in condizione di creare dei problemi".


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