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Moratti: "Vidi Mou in tv e impazzii. Non ci ha tradito". E che retroscena!

di Fabrizio Romano

La storia dell'Inter. A 7Gold è la notte di Helenio Herrena, il celebre Mago, e in studio si celebra l'allenatore che ha scritto pagine indimenticabili per la società nerazzurra. Alla trasmissione 'DirettaStadio', il presidente dell'Inter, Massimo Moratti, figlio del presidentissimo Angelo che proprio con HH in panchina fece Grande la sua Inter, si confessa a tutto campo. FcInterNews.it evidenzia per voi tutte le dichiarazioni del numero uno di Corso Vittorio Emanuele, partendo proprio da Helenio Herrera: "Io avevo quindici anni quando è arrivato. A contattare Helenio fu il corrispondente della Gazzetta dello Sport spagnolo. Lui aveva la fama del tecnico molto bravo, dal carattere speciale. Lo prendemmo proprio per quella professionalità, modo di agire, questo tirava di più. Il contatto nacque attraverso un giornalista della Gazzetta, perché Helenio cambiò completamente la storia dell'Inter".

Nella seconda parte, ecco cosa rivela il presidente Moratti sul rapporto di Herrera con il padre Angelo: "Il carattere era quello che conosciamo. Aveva un rapporto con papà di grandissimo rispetto e di grandissima stima, non dico paura ma non siamo lontani neanche da quello. Papà non era tipo che incutesse timore volontariamente, era sempre molto umano, però con Herrera aveva il modo giusto. Quindi, Helenio manteneva la sua responsabilità sapendo che doveva molto al presidente. Il rapporto poi diventa anche d'affetto dopo le vittorie e le sofferenze, è normale. Herrera venne in casa un paio di volte in momenti di crisi pesanti, e mio padre non allontanava assolutamente i figli: gli diceva, guardi che domenica gioca questo, questo, quest'altro. Poi ci andava bene e vincevamo. Herrera da questo capiva che era il momento in cui toccava al presidente intervenire e se ne assumeva le responsabilità, bastava non dirle in giro. Il tipo di rapporto era questo, anche con grande generosità e dedizione da parte di Herrera nei nostro confronti".

Terza parte. Massimo Moratti, sulla leggenda Antonio Valentìn Angelillo che fu fatto cedere da Herrera: "Eravamo molto affezionati a lui, era il più grande del mondo il primo anno che arrivò, e poi è calato quando ci aspettavamo tanto. Se fosse rimasto avrebbe vinto insieme agli altri tutti i trofei e quanto vinto, ma la cessione fu economicamente straordinaria, poi era inutile tenerlo lì quando Herrera lo vedeva male. Così si creava una sofferenza al giocatore e l'allenatore, poi, vedrebbe ciò come un dispetto". Nella quarta parte, Moratti commenta brevemente sulla cessione mai pensata di Mariolino Corso. La leggenda vuole che Herrera ne abbia richiesto più volte l'addio, ma Angelo Moratti diceva 'assolutamente no': "E' tutto vero. Con Mario Corso e Suarez trovammo una coppia incredibile, non ci venne nemmeno in mente di mandare via Corso, assolutamente".

Ecco la quinta parte delle parole di Massimo Moratti. Capitolo, le bugie di Helenio Herrera: "Non so se ne ha dette anche a mio padre. Comunque faceva parte della sua personalità in generale, ma non ci ricordiamo di tradimenti di questo tipo". Ma la moglie di Herrera conferma: "Era un grande bugiardo, ma non era falso. Non avrebbe mai tradito". Poi, nella sesta parte, le vittorie del Mago arrivate dopo tre anni, ma con una stoccata: "Idea di cambiare? Avevamo perso uno scudetto contro la Juventus che portava dietro le polemiche allora, proprio come adesso, ma giocarono i ragazzini, quel celebre episodio, e il campionato viene considerato come semi-vinto. Herrera è rimasto lì tranquillamente, e poi ha vinto tutto. Mio papà Angelo dava ragione a tutti, sapeva gestire la stampa, e poi Helenio è restato e ha vinto".

Ancora, nell'ottava parte sui trionfi specifici di Herrera: "I successi arrivano sicuramente tramite lui, con tre successi si arrivava in porta: un ritmo difficilissimo da imporre. Ha grande merito nell'aver portato una velocità e un gioco nuovo. Anche José Mourinho ricorda Herrera, hanno un'esclusività nella loro professionalità che non si può scindere dal carattere, che aiuta nella loro professione. Le vittorie con Herrera ci hanno reso ancor più famosi, perché vincevamo in Coppa dei Campioni e non mollavamo in campionato. E' come già accadde con Mancini e Mourinho recentemente, non si molla niente, quello fa sì che la squadra abbia carattere, un obiettivo tira l'altro: Helenio puntava a far molto bene, così o vinci, oppure hai fatto il tuo massimo".

Nona parte, il confronto Herrera-Mourinho. Però HH si legò indissolubilmente a Moratti, Mourinho sembra di sì poi nella notte del trionfo, va via: "E' cambiato il calcio. Una volta era difficile che un'altra squadra ti chiedesse un tecnico, prima non accadeva. Io Mourinho, malgrado tutto, lo sento legato. Provo affetto per lui, Diciamo che è stato come un marito che tradisce la moglie, ma siccome le vuole bene non ha il coraggio di dirglielo e preferisce scappare dalla finestra. Me l'aspettavo, perchè se andava male o se andava bene sarebbe andata così. Però devo dire che non riesco a vederlo come un tradimento, è differente da Herrera che andò via quando mio padre diede le dimissioni, perché più che mandar via Herrera, papà preferì andar via lui. Sono sicuramente simili Herrera e Mourinho, ma la differenza è dovuta all'esterno, a un mondo totalmente cambiato, che ai due personaggi. Loro invece sono molto simili per professionalità, per il lavoro, entrambi lavoravano tantissimo".

La conclusione, la regala Inter.it. Ecco il botta e risposta tra Moratti e Padovan, di 7Gold:

L'atteggiamento di Herrera negli spogliatoi, il fatto che attaccasse cartelli, all'epoca facevano sorridere qualcuno. Come erano percepiti invece dalla famiglia Moratti?

"Bene, come d'altronde abbiamo percepito quelli di Mourinho più recentemente. Era tutto utile, faceva bene ed è comunque qualcosa che si fa abbastanza sinceramente: si tratta di qualcosa studiato, ma lo fanno per metterci dentro il loro carattere, per far sentire al gruppo certe cose, perchè pensano che sia necessario per proteggerlo e in questo senso una spinta notevole poi arriva. D'altronde gesti simili significano dire 'io sono sempre con voi, penso per voi, vi proteggo' e questo il giocatore lo sente molto. Mourinho era inoltre molto professionale nello spogliatoio prima delle partite e lo stesso faceva Herrera. Quando una partita era una partita che stava andando male o che si stava giocando in 10 o in 9 contro undici, ci si poteva aspettare che entrambi facessero discorsi della bandiera, invece li evitavano totalmente e parlavano soltanto professionalmente e tatticamente di quello che doveva essere fatto in campo, senza entrare emotivamente in nessuna delle situazioni che avevano provato il fatto, ovvero essere in inferiorità numerica o aver giocato male. È li che si vede la grande professionalità di questi due personaggi che sapevano prendere la situazione concretamente e intelligentemente".


Quindi, Massimo Moratti all'epoca qualche puntata negli spogliatoi la faceva...

"Ripeto, mio padre ci lasciava vivere tutto in diretta. Non c'era nessun tipo di snobbismo verso noi figli. Era troppo intelligente per avere un atteggiamento del genere, ci faceva partecipare tranquillamente e vivere questo tipo di situazioni. Noi eravamo appasionatissimi, legati al papà soprattutto e quindi inevitabilmente all'Inter".

C'è stato un momento nel quale anche ha incontrato Mourinho e ha avuto nei suoi confronti un 'richiamo' forte? Si narra di un post partita di Manchester United-Inter durante il quale il presidente ebbe qualcosa da dire...

".... Allegro non potevo esserlo... ".

Sbottò?

"Sì, ma qualche volta è anche concesso. Ma devo dire che il dialogo con Mourinho era tale per cui in pochissimi minuti capiva al volo la situazione e recepiva quello che volevo comunicargli. Non l'ho mai visto come un testone fare il contrario di quello che la situazione poteva suggerire, mentre c'è qualche allenatore che lo è stato. Lui la vedeva come una collaborazione, quindi non ho mai neanche voluto forzare certe cose. Può capitare certamente che, in alcune situazioni, a me sia capitato con altri allenatori di dover invece mettere un freno".

Con Mourinho non gli mai capitato?

"No, siamo andati vicini, ma non ce n'è mai stato bisogno, a parte il discorso di Manchester... ".

Il finale del rapporto Herrera-Moratti è amaro, ma molto leale: suo padre cede la società e lui va via, ma c'è prima un'amarezza tremenda della tripletta sfumata. È in quel momento che ha avuto inizio il viale del tramonto di HH?

"Ricordo che proprio in quei momenti mio padre diceva di non poterlo mandare via, piuttosto si sentiva lui di aver ormai fatto il suo tempo. Ci diceva 'io ho fatto il mio tempo, basta, nel calcio noi siamo già troppo visti'. Infatti, durante l'ultimo anno, pur essenso formalmente ancora lui il presidente dell'Inter, aveva già passato la gestione a Fraizzoli, che divenne l'anno successivo il presidente effettivo. Herrera si era trovato quindi a vivere quell'anno un po' con noi, che eravamo effettivamente i proprietari, ma con Fraizzoli che era concretamente entrato nella gestione della società e dei rapporti con l'allenatore e i giocatori. Quell'anno lì ha avuto il suo significato, ma è chiaro che se prendi tre mazzate così non ce la fai più e pensi anche che il tuo tempo sia passato. Poi, se è vero o no, o se fosse giusto o no tirarsi indietro, però tutti e due hanno pensato nella stessa maniera. Herrera con papà aveva vissuto un rapporto talmente bello e importante che sarebbe stato difficile poi crearne un altro simile".

Il figlio di Angelo Moratti soffrì quando il papà decise di dire basta con l'Inter?

"Papà sapeva trasmetterci i sentimenti in maniera tale che anche noi li ritenevamo assolutamente giusti. Avevamo vissuto intensamente tutti quegli anni, forse sarebbe giusto anche adesso far così, è che a me adesso le vittorie stanno arrivando con un po' di ritardo... Ciò non toglie che guardandomi in tv penso che se mi stufo io, figuriamoci gli altri, ma sono la passione e il senso del dovere nei confronti di questa società a farmi mantenere in piedi".

Si può dire che Herrera è stato il tecnico più amato dalla famiglia Moratti?

"Sì, il più stimato senza dubbio e certamente amato perchè quando un allenatore porta determinati risultati ti permette di gioire. Ma poi siamo rimasti amici anche dopo, una volta andammo a trovarlo a Roma quando allenava la squadra giallorossa e disse a mio padre di andare lì a fare il presidente perchè bastava vincere due partite all'anno, tra cui il derby, e battere l'Inter che si diventa dei fenomeni. Però, avevamo capito che era cambiato, adattandosi a un mondo che chiedeva un po' di meno perchè in quell'epoca la Roma aveva meno ambizioni di adesso. La vita, purtroppo, poi ti mette davanti a talmente tante esperienze che inevitabilmente anche il carattere cambia".

Ha mai cercato un altro Herrera?
"L'ho cercato e l'ho trovato in Mourinho. Ma è qualcosa che capita per caso perchè, ad esempio, io ho scoperto Mourinho in un'intervista che avevo visto casualmente in tv e che mi colpì molto. Dopo una semifinale di Champions League, era talemente sfrontato che mi era piaciuto tantissimo e avevo pensato che avrebbe fatto diventare matti tutti i giocatori. Era veramente sfrontato: aveva pareggiato in casa, doveva andare a giocare l'altra partita in trasferta, gli fecero una domanda sulla seconda partita di semifinale e lui replicò 'ma no, è della finale che dobbiamo parlare'. L'avevo trovato spettacolare da questo punto di vista e da allora ho pensato che potesse somigliare ad Herrera. Poi, ha anche dimostrato professionalmente di esserlo. In tutto questo, però, lui ha determinate caratteristiche, ma non è detto che sia un allenatore più valido di un altro. Lui era così e questa sua personalità lo ha reso più simile di altri a Helenio Herrera".


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