Mourinho è carico: "Eto'o vale quanto Ibra, questa è l'Inter che volevo"
Fonte: Gazzetta dello Sport
Dopo tanto silenzio, che tradisce un certo malcontento, Josè Mourinho è tornato a parlare dal ritiro dell'Inter a Boston, alla vigilia del derby amichevole contro il Milan. Il tecnico nerazzurro ha discusso della sua squadra, dei recenti temi di mercato e di Zlatan Ibrahimovic, la cui partenza ha forse un po' incrinato il rapporto 'speciale' tra i due: "L'Inter vale quanto il Real Madrid, è la squadra che desideravo. La sognavo più equilibrata, adesso lo è. Volevo un difensore diverso da quelli che avevo già, dominatore dello spazio aereo che amasse giocare alto, ed è arrivato Lucio; un centrocampista posizionale ma di qualità, trovato in Thiago Motta; un trequartista, e Hleb lo può fare; una punta, vale a dire Milito, che mi piace moltissimo".
E' arrivato però uno come Eto'o, con il quale Mou ha già avuto a che fare in passato: "La prima volta che ho parlato con lui abbiamo litigato e mi piace un giocatore che dopo una sconfitta ha voglia di litigare - dice Mourinho riferendosi al nuovo arrivato Eto'o -. Poi ci siamo rivisti in occasione di una coppa d’Africa, successivamente ho provato a prenderlo per il Chelsea: volevo lui e Maicon, ma Barça e Inter pretendevano 50 e 40 milioni di euro. Una settimana fa gli ho detto: 'Ti volevo tanto, ti aspetto nella mia squadra'. Mi ha risposto: 'Se lascio il Barcellona è solo per venire all’Inter'.
Non manca poi il riferimento al discorso Ibrahimovic e a quanto accaduto negli ultimi giorni: "Solo un allenatore stupido sarebbe felice di perdere un giocatore forte come Ibrahimovic, solo un allenatore stupido non sarebbe felice di avere un grande attaccante come Eto’o. E infatti sono molto felice di averlo. Pensavo che Ibra restasse perché credevo che solo il Real potesse fare una 'pazzia' così, e invece l’ha fatta il Barcellona. Se come ha detto Raiola la trattativa durava da un anno, è successo, diciamo così, qualcosa di strano. Se invece è stata una cosa accaduta di recente, va bene così. Lui non si è mai risparmiato per me e per l'Inter. Ad ogni modo, quello concluso mi sembra un affare straordinario, da 100 milioni, il colpo dell’estate. Questo per me è un affare da 100 milioni, perché Eto’o non vale meno di Ibrahimovic".
Adesso, però, con lo svedese il Barcellona potrebbe essere ancora più forte: "Si tratta di una squadra con una rosa già buona, che adesso è diventata ancora più forte e più equilibrata. Di sicuro vincere una Champions con l’Inter o con il Barcellona ha un sapore completamente diverso e l’ho detto anche a Ibrahimovic: 'Se il Barça la vincerà di nuovo non sarà perché sei arrivato tu, ma perché è una squadra preparata per vincere negli anni'".
Una delle note dolenti del mercato interista è stato il mancato arrivo dei portoghesi chiesti da Mourinho, Deco e Carvalho: per me non è un dramma e la società non è colpevole. Ho seguito tutta la trattativa, c'era un certo progetto, loro potevano arrivare a costo zero o quasi perché il Chelsea li lasciava liberi. Poi all'improvviso Deco costava cinque milioni e Carvalho quindici. Le cose erano cambiate notevolmente, non posso che essere d'accordo con la decisione del presidente".
Con tanti arrivi e volti nuovi, e con la partenza di Ibrahimovic, l'Inter è destinata a a cambiare volto anche dal punto di vista tattico e Mourinho è il primo a rendersene conto: Sarà un'Inter totalmente diversa. E da quello che vedo in questi giorni, la squadra c'è. Prima la squadra girava molto intorno a Ibra come punto di riferimento offensivo. Questa sarà un’Inter che manterrà la linea difensiva venti metri più avanti, perché potrà permetterselo con la velocità di Lucio e Maicon; un'Inter che a centrocampo si affiderà molto più spesso al possesso palla e dunque avrà più il controllo del gioco; un'Inter che giocherà molto di più in profondità, perché Eto’o è rapissimo e Milito lo è meno di lui, però ha tempi di movimento eccezionali". Non è però tutto rose e fiori: "Di questo inizio di stagione non mi piaciono due cose: aver lavorato fino a 2-3 giorni fa senza sapere con precisione in che direzione andare e il fatto che siamo in troppi. Trentuno, e posso lavorare al massimo con 27: qualcuno deve uscire, e non saranno i 'bambini'. Chi vuole restare per forza, sa già che non giocherà".