Mourinho/2: "Sono un navigatore del calcio"
Fonte: Inter.it
Le esperienze con il Chelsea e con il Porto sono state significative per l'allenatore di Setubal, capace di ribaltare il destino di entrambe le società: "Al Chelsea è arrivato un titolo che mancava da 50 anni, è facile capire perché si sia creato un rapporto speciale tra il tecnico e lo stadio. Allo Stamford Bridge ho vissuto momenti irripetibili, ho visto la gente piangere. Ho conosciuto un uomo che aveva vissuto con il padre l'ultimo titolo, e ora ha provato la stessa emozione con il nipotino allo stadio. Con il Porto abbiamo vinto Coppa Uefa e Champions League in due anni. La Uefa l'abbiamo conquistata a Siviglia. Non avevo mai visto un'invasione simile di tifosi in trasferta come quella, fuori e dentro lo stadio. Una festa incredibile. Per quanto riguarda la Champions, il successo rimane in tutti noi, solo che il giorno dopo sarei diventato l'allenatore del Chelsea e ho preferito uscire dal campo subito dopo il fischio finale: avevo svolto il mio lavoro, concluso con un successo meraviglioso, ma il giorno dopo ne avrei avuto un altro da svolgere, iniziando una nuova vita. Qualcuno del club non ha capito le mie scelte e la cosa non mi è piaciuta, ma in quel momento ero orgoglioso di quella squadra, composta di giovani talenti portoghesi, poco noti, che mai avevano giocato in nazionale. Il Portogallo che disputò l'Europeo successivo aveva 7 giocatori del mio Porto su 11 ed è arivato in finale. Un trionfo fantastico". Ma può esserci amicizia tra un allenatore e un giocatore? "Può esserci e non è difficile mantenere la freddezza quando si fanno delle scelte. A volte mi tocca lasciar fuori gente che stimo, che si allena bene e con professionalità, ma devo nascondere i miei sentimenti. Ma è importante che anche i giocatori sappiano che il lavoro di un allenatore è fatto di scelte".
Mourinho è di certo un allenatore a cui l'esperienza internazionale non manca, una sorta di navigatore, come è nel dna dei portoghesi: "Mi definisco un navigatore del mondo calcistico. Non mi piace l'idea di rimanere 10, 15 anni nello stesso club, ho bisogno di nuovi stimoli. Non potrei fare mai come Wenger e Ferguson. Chiaro, se mi piace rimanere in un club resto volentieri, al Chelsea ho ricevuto un'offerta importante ma ho rifiutato. Dopo l'Inter, l'ho già detto, farò una nuova esperienza in un'altra nazione, anche se adesso sono felice all'Inter e non penso a un cambiamento". Ci sono due correnti di pensiero: c'è chi preferisce allenare i campioni, chi far crescere giovani promesse: "Io preferisco allenare tutti. Ho allenato campioni veri e chi credeva di esserlo, giovani che desideravano essere campioni e giovani che non ci pensavano. Ho allenato 35enni che sembravano 18enni e 18enni che sembravano 35enni. E' fantastico averli potuti allenare e conoscere quello che hanno dentro".