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Neanche la Roma stimola l'Inter: zero gol e poche idee. Non ci siamo

di Fabio Costantino
Fonte: dalll'inviato a San Siro: Fabio Costantino

A 5 minuti dalla fine Kjaer salva sulla linea un sinistro a botta sicura di Sneijder. È l’ultima (la più nitida) grande occasione capitata all’Inter per battere a San Siro la Roma. Lo stinco del difensore danese evita un’ingiustizia e fissa uno 0-0 che regala un timido sorriso a due allenatori sotto l’occhio del ciclone, Gasperini e Luis Enrique. Peccato che dal primo fosse lecito attendersi una vittoria, quanto meno per il vantaggio del campo. Ne viene fuori dunque un tiepido e insipido pareggio, indegno dei precedenti sfavillanti tra questa due formazioni. Ma i tempi sono cambiati…

CI VUOLE IL FISICO - Prima evidenza, i giallorossi stanno meglio fisicamente, visto che appena Mazzoleni fischia l’inizio alzano il pressing e costringono l’Inter a difendere il possesso nella propria metà campo per un paio di minuti abbondanti. Dettaglio tutt’altro che insignificante, visto che palesa una differenza di condizione atletica sostanziale. I nerazzurri dal canto loro non hanno l’energia per replicare, quindi scelgono la strada delle verticalizzazioni e delle ripartenze improvvise, favorite anche dal posizionamento non sempre irreprensibile dei difensori capitolini.

DUE MODI DI INTERPRETARE LA SFIDA - Complessivamente la partita è piacevole, la forte pioggia non impedisce alle squadre di rendersi pericolose e ne guadagna lo spettacolo. Ha poco di spettacolare invece lo scontro tra Stekelenburg e Lucio che al 17’  costringe il portiere, dopo 3 minuti di ansia, a uscire dal campo in barella (entra Lobont). Tornando al gioco, il copione è il solito: Roma ragionatrice, con possesso di palla intenso, Inter osservatrice, pronta a sfruttare gli spazi concessi. Non proprio il gioco d’attacco che Gasperini predica… Tra gli uomini di Luis Enrique spicca Borini, pimpante al punto giusto da costringere Ranocchia agli straordinari, mentre dall’altra parte è Nagatomo il più votato al sacrificio della corsa, peccato che tenda a pasticciare.

FORLAN E TOTTI STECCANO - Niente reti nel primo tempo, nonostante le potenziali opportunità da rete occorse soprattutto ai padroni di casa, più ‘affamati’ rispetto alla Roma che gioca innanzitutto per non perdere ancora e sceglie di gestire il controllo più che azzannare la giugulare avversaria. Quarantacinque minuti deludenti per due dei protagonisti, Forlàn e Totti, troppo imprecisi e alquanto fuori dagli schemi, nel modo sbagliato però. Benino Milito, che però non trova mai lo spunto vincente, mentre Sneijder tende a giocare molto lontano dalla porta avversaria, nella speranza di avviare i contropiede dei compagni.

PEPE ZARATE - L’Inter nel primo quarto d’ora della ripresa sembra perdere terreno in favore dei giallorossi, chiaramente padroni del campo. L’occasione in apertura di Osvaldo si conferma infatti un campanello d’allarme, a cui Gasperini prova a opporsi inserendo Zàrate al posto di uno stremato Milito. Se proprio bisogna attendere l’avversario, meglio avere dei degni contropiedisti, avrà pensato il tecnico. Mossa relativamente utile, perché i nerazzurri continuano a soffrire e l’ingresso di Jonathan per Obi indica il fabbisogno di freschezza sugli esterni. Il lato positivo però è che Maurito ha una gran voglia di giocare (per lui è ancora un derby) ed è un suo sinistro velenoso l’occasione più ghiotta occorsa all’Inter fino a quel momento. Prova poi a imitarlo Forlàn, stessa sorte.

ACCONTENTARSI - Dalla mezz’ora  è facile intuire che tipo di finale proporrà questa sfida. La Roma infatti continua a insistere su un possesso di palla a volte stucchevole, finalizzato a tenere l’avversario lontano dalla porta di Lobont. La squadra di Gasperini, invece, si limita a qualche ripartenza ma è evidente che la spia della benzina indica ormai la riserva. L’ingresso di Muntari (fischiatissimo) al posto di Forlàn conferma l’intenzione del tecnico di fare massa in mezzo e accontentarsi di un pareggio che è sì meglio di una sconfitta (anche se nel finale due o tre opportunità arrivano), ma è altrettanto vero che non innalza le sue quotazioni agli occhi della critica. Insomma, ancora non ci siamo, ma dobbiamo forzatamente accontentarci.


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