Nella sera dei ribaltoni si consuma il riscatto di Julio Cesar e Pandev
Erano chiamati al riscatto, alla fine lo hanno trovato dopo aver sofferto, a livello personale, le pene dell’inferno. Il riferimento va a Goran Pandev e Julio Cesar, due grandi protagonisti, nel male prima e nel bene poi, della splendida impresa colta dall’Inter all’Allianz Arena, al termine di un match infinito e che sarà difficile da dimenticare. Una partita che, già prima del fischio di inizio di Proença, pretendeva il ribaltone dello 0-1 di San Siro e che, nel corso dei 90 minuti di gioco, di sorpassi ne ha offerti altri due. Uno spot per il gioco del calcio, insomma, di quelli che la Uefa apprezzerebbe. Ma anche un attestato di merito per i due campioni nerazzurri che hanno vissuto una serata di emozioni ancora più forti.
Julio Cesar, innanzitutto. Dopo l’errore dell’andata al 90’ su un sinistro di Robben, con respinta corta a vantaggio di Gomez, il portiere brasiliano ha patito sulla sua pelle probabilmente il suo peggior incubo: ripetersi. Sembra davvero una beffa del destino ciò che avviene al 21’: sinistro non irreprensibile di Robben, pasticcio di Julio Cesar e tap in in scarsa coordinazione di Mario Gomez, per il pareggio bavarese che costringe nuovamente l’Inter a inseguire. La replica dell’errore di San Siro, stavolta amplificato dalla recidività, dal peso specifico della rete e dall’ambiente ostile in cui si consuma. Unico dato positivo, il momento in cui avviene, con altri 70 minuti davanti per sperare che i compagni possano rimediare. Cosa sia passato nella testa dell’estremo difensore lo testimoniano le immagini immediatamente dopo il gol del Bayern: un uomo affranto dallo scivolone che per lui rappresenta una mazzata, ma del quale trova poi il modo per riscattarsi. Decisivi, infatti, almeno tre interventi successivi nel corso del match, soprattutto quello su Ribery in uscita disperata. Sarebbe stato il 3-1 che avrebbe chiuso il discorso, invece Julione ha tenuto viva la partita consentendo ai compagni di riscattare lo svarione del 21’. Il modo in cui Materazzi lo porta in braccio sotto la curva nerazzurra è l’emblema dell’affetto che i giocatori e i tifosi nutrono nei suoi confronti.
Se Julio Cesar non ricorderà questa partita come una serata da dimenticare ma come un grande trionfo per l’Inter, è anche merito di Goran Pandev. Dopo la trasferta di Brescia, in cui si era divorato almeno tre nitide occasioni da gol costringendo la sua squadra a un deludente pareggio, il macedone era chiamato a una prova di carattere. Per lui ormai da diverse settimane le cose non girano a dovere. Al di là di qualche ingresso nella ripresa, che però ha avuto il merito di cambiare le sorti nerazzurre (vedi Catania, Sampdoria e Genoa, per esempio), Leonardo non gli ha mai concesso ampie ribalte, preferendogli il nuovo acquisto Pazzini. Ieri però Pandev ha giocato ‘forzatamente’, per assenza di alternative offensive. Neanche 4 minuti ed è lui a servire Eto’o per il vantaggio nerazzurro, prima giocata che lascia ben sperare. Ma con il trascorrere dei minuti l’Inter barcolla, subisce il ribaltone e non riesce a creare pericoli dalle parti di Kraft. In questo contesto, proprio l’ex Lazio si rivela uno dei peggiori in campo, incapace di difendere il pallone, di servire passaggi ‘puliti’ o di rendersi pericoloso in avanti. Non solo: nel momento in cui l’Inter spinge sul 2-2, Pandev frappone la sua schiena tra un destro insidioso di Sneijder e la porta del Bayern, facendo sfumare una grossa chance offensiva e attirando su di sé gli improperi dei tifosi interisti all’Allianz Arena e davanti alla tv. Poi, però, come nelle favole, arriva il momento della rinascita: all’88’ Eto’o lavora un buon pallone e lo serve al macedone che arriva in corsa e con il sinistro mette il pallone all’incrocio dei pali. Rete da urlo, e non solo per la qualità dell’azione. Un gol che zittisce il popolo tedesco e riporta sulla terra i giocatori del Bayern, troppo a lungo convinti di avere di fronte un avversario spuntato e di livello inferiore. In un sol colpo Pandev riscatta sé stesso, trascina l’Inter ai quarti di Champions e infligge una lezione ai bavaresi, ridimensionati per la seconda volta dalla banda nerazzurra. Degna evoluzione di una favola che, si spera, conosca il suo finale solo a maggio.
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