Pagellone 2021 - La SDB merita 7. Calhanoglu con pochi eguali, Brozovic senza
Ultimato il girone d'andata e con il 2021 che sta per lasciare spazio al 2022, è tempo di bilancio per l'Inter Campione d'Italia in carica. Ecco di seguito le pagelle dei protagonisti nerazzurri al giro di boa della stagione, con la squadra al primo posto e con tutte le intenzioni di rimanerci.
HANDANOVIC 6,5 - Qualche prestazione imperfetta (spicca il match contro l'Atalanta) ma una chiusura di campionato con ben 6 clean sheet consecutivi che sanno quasi di santità. Merito dei compagni che gli hanno fatto pervenire poche conclusioni insidiose, merito anche suo che sta dando sicurezza al reparto. Ad oggi la fascia da capitano è ancora sul braccio giusto.
MILAN SKRINIAR 7 - Intanto, statistiche alla mano, siamo già a tre gol segnati. Per un difensore non è poco, considerando che spesso è decisivo anche nell'altra area di rigore con respinte e salvataggi last second che portano punti in dote. Leader agonistico, la sua onda energetica è trainante anche per i compagni che lo coinvolgono sempre anche nella manovra offensiva. Totale fiducia, pilastro della difesa.
STEFAN DE VRIJ 7 - La sua assenza di un mese circa si è fatta sentire fino a un certo punto, perché chi l'ha sostituito ne ha seguito le orme con disinvoltura cercando di imitarne l'esempio. Regista arretrato, tanta qualità nel palleggio ma anche gomiti ben alti per tenere a bada attaccanti troppo presuntuosi e ambiziosi. A bilancio anche un golletto, il suo primo in Champions League.
ALESSANDRO BASTONI 7 - Ormai considerarlo un giovane di bellissime speranze è fuori luogo, a 21 anni è una certezza per l'Inter e sorprende non lo sia ancora in Nazionale. Piede sinistro educatissimo, propensione alla qualità e valore aggiunto in fase offensiva, lo si vede a volte più spesso negli ultimi 20 metri avversari che nei propri. Bene anche da centrale della difesa quando chiamato in causa. Merce rara, con ampi margini di crescita.
DANILO D'AMBROSIO 6,5 - Nella sua testa è convinto di meritare più spazio e alla luce delle sue prestazioni non avrebbe tutti i torti, ma è difficile detronizzare i tre titolari. Il jolly di Caivano finora ha ottenuto soprattutto scampoli di partita, salvo in caso di emergenza o necessità di turn over. Ma gli sono bastati per mettere la firma sui 3 punti di Empoli, tutt'altro che scontati. Simone Inzaghi sa che può contare ciecamente su DD33.
ANDREA RANOCCHIA 6,5 - Il recente endorsement più che sincero da parte del suo allenatore certifica ciò che gran parte dei tifosi pensa di lui: giocatore fondamentale nello spogliatoio, capitano aggiunto e, all'occorrenza, affidabile quando c'è bisogno di lui. Ed è così che in assenza di De Vrij è stato il centrale umbro a non far rimpiangere l'olandese, fino a quando un problema fisico non lo ha fermato. Con lui pronto a subentrare la tranquillità regna sovrana.
ALEKSANDER KOLAROV SV - Impossibile dargli un voto per il campo, che il serbo ha visto meno di un qualsiasi raccattapalle che ci mette piede fugacemente per raccogliere un pallone. Di certo nello spogliatoio è una delle anime forti, anche se al tramonto della carriera agonistica non è escluso che cerchi una squadra in cui avere qualche responsabilità in più.
DENZEL DUMFRIES 6,5 - L'affidabilità di Matteo Darmian, unita alla prevedibile difficoltà di ambientamento sociale e tattico lo hanno frenato nella prima parte della stagione, lasciandogli pochi scampoli di partita e l'esordio nell'undici titolare da applausi contro il Bologna. L'infortunio dell'esterno ex Parma gli ha aperto un'autostrada in cui ci si è infilato ad alta velocità, arrivando a essere addirittura determinante in zona gol (3 nelle ultime 4 partite). Merito di Inzaghi che lo ha aspettato e indottrinato, merito della sua ferrea forza di volontà.
MATTEO DARMIAN 6,5 - Inizio ottimo, di contiana memoria, in cui ha arato la corsia destra senza distinzione di avversari. Decisivo a Verona (assist) e Firenze (gol), sempre ordinato tatticamente e mai intimorito, da autentico titolare del ruolo. Poi, l'infortunio a Venezia lo ha costretto a passare il testimone a Dumfries e concludere l'anno a guardare da fuori.
IVAN PERISIC 7,5 - L'unica nota stonata è il fatto che il 30 giugno potrebbe essere il suo ultimo giorno da nerazzurro. Il croato sta disputando una stagione strepitosa, fisicamente è strabordante e tatticamente un piacere per gli occhi di Inzaghi, che già in estate aveva dei programmi ambiziosi per lui. Leader come pochi, sempre pronto a sgroppare, segnare (4) e distribuire assist (2), dà l'esempio ai compagni su come ci si possa divertire senza fermarsi mai.
FEDERICO DIMARCO 6,5 - Ventiquattro volte in campo in venticinque partite, che sia dal primo minuto o in corso d'opera Inzaghi gli chiede sempre una mano. Tatticamente prezioso, discreto da esterno sinistro ma molto bene da braccino della difesa a tre, ruolo in cui spesso ha cambiato le partite. Piede mancino delicatissimo, un'autentica arma da usare con cautela. La mentalità è quella giusta, può raggiungere orizzonti ancora inesplorati.
NICOLO' BARELLA 7 - Non fosse per una fase finale di girone d'andata in affanno, avrebbe meritato un voto più alto. Tira la carretta per mesi, mette a disposizione della squadra quantità e qualità, sforna assist come un pizzaiolo sforna pizze il sabato sera ed è sempre pronto a correre anche per i compagni. Inevitabile che, aggiunto anche il carico della Nazionale, prima o poi la benzina sarebbe finita. Inutile però fingere non sia così: c'è un'Inter con Barella e un'Inter senza Barella.
MARCELO BROZOVIC 8 - La maturità acquisita negli ultimi mesi, tra cura Conte e cura Inzaghi, lo ha portato a essere uno dei centrocampisti più completi sul globo terracqueo. Al punto che il mondo Inter attende la sua firma come un bambino attende la mattina di Natale. Polmoni da fondista e piedi da architetto, riesce a far sembrare banali giocate che metterebbero paura al 90% dei suoi colleghi. Incoscienza o consapevolezza? Guardandolo giocare oggi, propenderemmo per la seconda. Talmente inimitabile in campo (e fuori) che si fatica a trovare un suo possibile vice, semplicemente perché non esiste.
HAKAN CALHANOGLU 7,5 - Il derby, la partita in cui era maggiormente atteso, per giunta in trasferta. Esattamente quel giorno è iniziata realmente l'esperienza del turco in nerazzurro. Un rigore sotto la Curva Sud che ha spazzato via ogni sua paura e lo ha sgravato di tutti i pensieri e i timori che il suo status di 'traditore a zero' gli aveva messo sulle spalle. Dal derby in poi si è visto un giocatore completo, bravo in fase difensiva e determinante con gol (6) e assist (8) in fase offensiva. In Europa pochi colleghi di reparto vantano i suoi numeri. Inzaghi, che non ha mai smesso di crederci, ha trovato nel suo numero 20 il tassello necessario per dare equilibrio alla mediana.
MATIAS VECINO 5,5 - non sorprende che reclami più spazio, finora ne ha goduto davvero di poco. Ha messo la firma su un gol (al Bologna), ma per il resto c'è poco di cui essere soddisfatti. Sia perché non è certo una prima scelta, sia perché quando chiamato in causa a gara in corso non sempre ha offerto un contributo tangibile.
ARTURO VIDAL 6,5 - Prima dell'esplosione di Calhanoglu quel posto in mediana alla sinistra di Brozovic sembrava potesse essere assegnato a lui. Invece la storia è cambiata, anche se pur essendo una seconda linea Inzaghi lo chiama per primo in caso di necessità, sia dal primo minuto sia a gara in corso. E nel complesso, c'è poco da dire sul suo operato, sempre professionale e prezioso. Pesante la sua rete allo Sheriff in una situazione per nulla gradevole.
ROBERTO GAGLIARDINI 6,5 - Altro jolly dal mazzo nerazzurro, più lo si mette in discussione più lui semina dubbi nei suoi detrattori. Non è certo colui che ruba l'occhio agli esteti o spacca le partite entrando dalla panchina, ma nelle occasioni che gli vengono concesse fa la sua parte, consapevole dei propri limiti e delle proprie qualità. Due reti e un assist in meno di 400 minuti in campo, colleghi di reparto più sponsorizzati hanno fatto meno di lui.
STEFANO SENSI 5,5 - Spiace, ma siamo sempre alle solite. L'infortunio al ginocchio contro la Sampdoria, costato probabilmente 2 punti all'Inter (rimasta in dieci poco dopo metà ripresa), è stato l'ennesimo che lo ha tenuto in disparte a lungo. Certo la Dea Bendata gli continua a voltare le spalle, ma non si può ignorare la sua scarsa tenuta fisica e alla lunga la fiducia viene meno. Impiego talmente scarno che potrebbe essere quello di un Primavera.
LAUTARO MARTINEZ 7 - Certo, non avesse sbagliato quel rigore contro il Milan chissà come sarebbe oggi la classifica. Però se l'Inter è lassù è anche merito del Toro, a secco in Champions League ma già a quota 11 in campionato. Con la sensazione che ancora non abbia mostrato il meglio di sé. Qualche giro a vuoto, ma anche tutta la passione e la garra argentina riversata sul terreno di gioco dove si fa in quattro per dare una mano ai compagni anche a discapito della lucidità sotto porta.
EDIN DZEKO 7 - Il sostituto di Romelu Lukaku sarebbe stato il perfetto partner del belga (e Conte lo sapeva). Arrivato in nerazzurro a 35 anni, a parte un problemino muscolare, ha mostrato un naturale talento per l'autogestione del proprio fisico che, unito a qualità tecniche e tattiche indiscutibili, lo ha reso grande protagonista dell'Inter sin dall'inizio. Il giocatore in chiaroscuro visto l'ultimo anno a Roma si è riempito di colori a Milano, come un quadro di Matisse. Il borsino attuale recita 11 gol (compresi quelli decisivi contro lo Shakhtar in Champions League) e 5 assist, ma anche tanto prezioso lavoro per i compagni.
JOAQUIN CORREA 6,5 - Non fosse stato frenato dagli infortuni avrebbe avuto un rendimento decisamente migliore. L'impatto devastante di Verona ha lasciato spazio a più di una prestazione incolore, poi contro l'Udinese un'altra doppietta decisiva. In totale 6 punti portano la sua firma. Giocatore da mood: se è in buona, per fermarlo bisogna abbatterlo. Altrimenti tende a estraniarsi e incaponirsi sul proprio ego tecnico. Prima dello stop di Roma era in grande salute e ambiva a scalare le gerarchie: peccato.
ALEXIS SANCHEZ 6,5 - Anche lui, più di Correa, ha patito la fragilità dei suoi muscoli sacrificati spesso sull'altare della Patria con conseguente danno per l'Inter. Tre gol e tre assist in 455 minuti, ma soprattutto la consapevolezza di essere tecnicamente una spanna sopra qualsiasi giocatore del nostro campionato. Quando sta bene disegna calcio e fa felici tutti i compagni (soprattutto gli esterni). Fosse meno devoto alla sua Nazionale chissà di cosa gli interisti sarebbero stati testimoni in questi due anni e mezzo...
IONUT RADU, ALEX CORDAZ E MARTIN SATRIANO SV - Campo mai visto o visto solo per pochi spiccioli di gara, nel finale. Troppo poco per emettere giudizi, abbastanza, per un paio di loro, per ambire a giocare altrove con maggiore continuità.
SIMONE INZAGHI 7,5 - "Ora fa comodo a tanti dire che siamo i favoriti, che siamo una corazzata. Ma io lo sapevo già allora che avremmo potuto far bene". In questa recente dichiarazione c'è tutto il lavoro del nuovo allenatore dell'Inter, arrivato in punta di piedi e con un rispetto quasi orientale per la nuova realtà. A dispetto delle perplessità iniziali, dettate da un'estate di gravi perdite nella rosa e da un avvio di stagione devastante di Napoli e Milan, la sua Inter non ha mai perso la bussola e ha atteso che arrivasse il suo momento. Oggi gioca un calcio piacevole, senza punti di riferimento e solido. Merito di un tecnico che ha aggiunto qualcosa di suo a una struttura di acciaio, abbellendola e coinvolgendo praticamente tutti i suoi giocatori. Chi pensa fosse facile, si sbaglia di grosso.
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