Pandev: "Con la maglia dell'Inter sono felice. Ricordo ancora il gol di Maicon alla Juve, pensai una cosa"
Per Goran Pandev, la felicità ha due colori: il nero e l'azzurro. In uno spazio organizzato da DAZN in collaborazione con eBay, l'ex attaccante macedone dell'Inter spiega perché la maglia della Beneamata gli regala tanta gioia: "Con questa maglia sono felice perché abbiamo portato la Champions all'Inter dopo tantissimi anni, il sogno di chiunque giochi a calcio. Abbiamo fatto contento anche il presidente Massimo Moratti, che sapevamo quanto ci tenesse, e tanta gente che tifa Inter. Era gennaio quando mi liberai dalla Lazio e firmai per l'Inter, il mio desiderio era quello di tornare perché l'Inter mi ha portato in Italia e sentivo di poter dare qualcosa di più, volevo dimostrare di poter giocare in prima squadra. Ho avuto paura di non farcela, ma sono sempre stato consapevole delle mie qualità. Ogni giorno mi allenavo dando più del 100% perché sapevo che davanti c'era tanta concorrenza con grandi campioni. Ma quando giocavi con loro era tutto più facile. Dovevi essere sempre concentrato perché la palla potevano dartela anche se non ti guardavano; queste cose le fanno i giocatori speciali".
Sulla figura di José Mourinho.
"Quando sono arrivato mi ha chiamato personalmente. Mi ha detto che dipendeva da me, che giocava chi meritava e chi stava meglio".
Il ricordo di Inter-Juventus 2010.
"Era una partita molto importante, per noi e per i tifosi. Ricordo ancora il gol segnato da Maicon nel 2010: stop col ginocchio, sombrero e tiro incredibile. Ho pensato: 'Ma un terzino può fare cose del genere?'. Ma Maicon secondo me era il terzino più forte d'Europa, stava facendo grandissime cose. Alla fine l'ha chiusa Samuel Eto'o e abbiamo vinto meritatamente".
Su Eto'o.
"Era un fuoriclasse, un allenatore dentro, un campione. Ci dava tanti consigli, ci aiutava tanto. Quando si accendeva poteva vincere le partite da solo. Era anche una persona buona, importante, parlava ai nuovi di continuo dandoci una grandissima mano. E prima delle partite importanti come la finale di Champions ci faceva il discorso prima di giocare, si prendeva tante responsabilità quando le cose andavano male. Ci diceva: 'Ragazzi, passate la palla a me. Se la perdo e prendo gli insulti non è un problema".