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Pazzini sfida Cassano: "Questo derby dobbiamo proprio vincerlo"

di Guglielmo Cannavale
Fonte: Vanity Fair

Lo chiamano "Pazzo", un soprannome che non gli sta addosso completamente: "In campo effettivamente sono un po' pazzo e fumantino. Ma nella vita penso proprio di essere un ragazzo normale" -così si definisce Gianpaolo Pazzini in un'intervista a Vanity Fair, in cui parla anche del suo amore per Silvia, con cui è fidanzato da 10 anni, e della sua vita privata. Ma a pochi giorni dal derby, non si può non parlare di calcio. A partire dal suo arrivo all'Inter, che gli ha portato tante pressioni: "Alla base c'è tanta felicità ed entusiasmo per il fatto di far parte di una squadra così. Certo, adesso però il derby dobbiamo proprio vincerlo". Sabato potrà incontrare il suo gemello del gol alla Samp: "Cassano è un amico, ci sentiamo spesso. Penso che prima della partita ci faremo due risate come ai vecchi tempi, ma alla fine spero di ridere solo io".

La determinazione fa parte del suo carattere e non lo nasconde: "Sono anche molto ambizioso, lo ammetto. Sono nato con il pallone tra i piedi e sognavo di giocare in Serie A, Champions e Nazionale. Tutte cose che ora si sono realizzate. Adesso penso solo a vincere". Perché nel calcio, alla fine, conta solo la vittoria: "Noi dobbiamo vincere, vincere e vincere. Per questo la pressione è tanta". Ma Pazzini è anche molto attento: "In campo sono sempre concentrato al massimo, non ho mai un blackout in cui la mente se ne va per i fatti suoi. Sono lì, corpo e testa. Magari non salto dieci persone a partita come Messi o Cristiano Ronaldo, ma ho l'attenzione costante a tutto quello che succede in campo". Determinato e preciso, ma anche un leader. Questo è un campione secondo Pazzini: "I veri campioni lo sono anche nello spogliatoio. Devono essere leader positivi, trascinatori. Non sono campioni gli egoisti, quelli che non mettono mai la squadra davanti a sè".

La sua esultanza, con due dita sotto agli occhi, è già entrata nel cuore degli interisti, che sperano di vederla anche sabato. Un gesto nato così: "Quando ero alla Fiorentina, Luca Toni faceva quel gesto sulle orecchie come dire 'ci sentite?'. Io ho incominciato a dire 'ci vedete?' ". Quando torna a casa, Gianpaolo non rivede sempre la partita: "Se è andata bene sì, perché mi tira su il morale. Se è andata male, evito. Mi risale il nervoso e poi faccio fatica ad addormentarmi".

Pazzini non rinuncia a rispondere a Garrone e ad alcuni tifosi della Sampdoria, che lo hanno accusato di non essersi impegnato al massimo nelle ultime partite: "Io ho avuto due anni meravigliosi alla Samp e se qualcuno non dice la verità è un problema suo, non mio. Un giocatore ha diritto a volersi misurare in palcoscenici diversi". Come in un derby che vale uno scudetto, ad esempio.  


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