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Pugno duro confermato, ma che la legge adesso sia uguale per tutti

di Fabio Costantino

Maicon docet. La Corte di Giustizia Federale ha in pratica sbattuto in faccia la porta ai reclami dell'inter contro le pesanti sanzioni disciplinari nei confronti di Muntari (2 giornate), Cambiasso (2) e Mourinho (3). La riduzione concessa al ghanese, che dovrà saltare solo una giornata, è una magra, magrissima consolazione, anche alla luce delle speranze nutrite in Corso Vittorio Emanuele. Come nell'occasione che ha visto coinvolto Maicon (espulso a Bologna per una non ben precisata frase al guardalinee), la pesante squalifica nei confronti di Cambiasso e Mourinho è stata confermata. Sul tecnico era difficile aspettarsi clemenza. Troppo alto il polverone alzato dalla critica nei confronti degli atteggiamenti del portoghese. Ma un perdono nei confronti Cambiasso era lecito aspettarselo, soprattutto dopo il gesto cavalleresco della Sampdoria, che ha voluto scagionare l'argentino per i fatti avvenuti negli spogliatoi. A detta del club blucerchiato, che si è attivato inviando ai giudici una lettera in cui spiegava le sue motivazioni, non sarebbe accaduto nulla ai propri tesserati che ha visto la partecipazione attiva del Cuchu. Un gesto apprezzabile, di certo, ma che è stato apertamente ignorato dalla Corte di Giustizia, la quale è rimasta sulle posizioni indicate nel referto dei collaboratori presenti in loco.

Difficile comprendere questa chiusura da parte degli organi competenti. Invece di valorizzare un gesto, quello della Sampdoria, che meritava eco e apprezzamenti, hanno mantenuto la loro linea di ferro contro l'argentino, togliendolo a campionato e alla lotta scudetto per due giornate. Lo stesso Cambiasso, dopo la vittoria contro il Chelsea (in cui è stato decisivo con il secondo gol), ha apertamente detto che sul suo conto erano state dette cose false, che ne macchiavano l'immagine. Conoscendo la sportività del centrocampista, traendo spunto dalle sue parole deluse e facendo fede alla lettera 'discolpante' proveniente da Genova, sarebbe stato il caso di valutare diversamente la posizione del giocatore. Invece, come avvenuto dopo Bologna-Inter per Maicon, ingiustizia è stata fatta. Pugno duro, in linea con tutte le precedenti decisioni giuridiche nei confronti del club nerazzurro. Anche Mourinho rimarrà fuori a lungo dalla corsa al titolo: tre giornate, il prezzo da pagare per comportamenti al di sopra delle righe, ritenuti offensivi, come il gesto delle manette. Interpretato nel modo sbagliato, a dire del diretto interessato, che non stava puntando il dito contro nessuno ma voleva esaltare le qualità sue e dell'Inter. Nulla di strano, conoscendo il personaggio.

Invece l'interpretazione della giustizia calcistica è stata unica, e penalizzante, un esempio di istigazione alla violenza. Ci può stare, se quella è la verità. Ma dando un'occhiata ai gesti di Huntelaar dopo Fiorentina-Milan, è difficile credere che il pubblico di Firenze abbia gradito il gesto dell'ombrello, senza provare voglia di farsi giustizia nei confronti dell'olandese. Forse la definizione non è proprio conforme, ma anche questi comportamenti possono istigare alla violenza, soprattutto da parte di chi si sente defraudato nel risultato finale. Magari le immagini televisive o fotografiche verranno prese in esame dalla Procura Federale, che deciderà di applicare coerentemente il pugno duro anche contro Huntelaar (anche se i tempi tecnici sono scaduti, quindi...). Il quale, giustamente, ha detto che il gesto dell'ombrello era solo uno sfogo liberatorio, non un'offesa al pubblico (?). Se le manette di Mourinho non sono degne di interpretazione, allora il giudice sportivo in via eccezionale agirà allo stesso modo anche con l'attaccante del Milan, nonostante la sua (debole) difesa. Almeno coerenza imporrebbe questo.


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