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Ranocchia: "Porto le cicatrici degli anni bui dell'Inter. Conte non è cambiato, ha sempre il fuoco dentro"

di Mattia Zangari

Sesto appuntamento con le video-interviste in compagnia dei calciatori dell'Inter, che in questi giorni di quarantena stanno rispondendo alle domande inviate dai tifosi nerazzurri attraverso i social. Dopo Skriniar, D'Ambrosio, De Vrij, Borja Valero, Esposito, oggi tocca ad Andrea Ranocchia, che inizia la chiacchierata parlando della sua quotidianità nel contesto dell'emergenza Covid-19: "Sto bene, come tutti sono a casa aspettando che rientri presto questa emergenza. E' una situazione strana, nessuno della nostra generazione e di quella dei nostri genitori aveva vissuto una cosa così, forse i nostri nonni con la guerra. E' un nemico contro il quale dobbiamo tenere duro, usciamone come collettività, come squadra. Non penso molto al contorno, mi sono preso un po' di tempo per me stesso: sto leggendo molto. Noi non possiamo fare altro che stare a casa salvaguardando chi ci sta vicino, non penso molto al resto. Mi auguro che passi tutto in fretta. Nella vita normale si va velocissimo, ritagliarsi un piccolo spazio personale è importante".

Hai già vissuto momenti difficili?
"Ne ho vissuti tanti, a livello sportivo e personale. Parlando di Inter ci sono stati anni bui in cui facevamo fatica ad esprimerci, io per primo. Sono rimaste cicatrici interne, sono stati momenti di grande crescita e presa di coscienza verso il futuro. Se non c'entra la salute, tutto si può superare. Nello specifico non entro in questi problemi, non sarebbe giusto; io dico solo che sono felice di ciò che ho costruito dall'inizio della mia carriera a oggi. Quello che mi preme dire è che per superare certe cose serve una struttura umana importante, non solo a livelo lavorativo",

La giornata tipo.
"Due allenamenti al giorno, ci è arrivato il programma dai prof. Alterniamo corsa e forza, io corro sul mio terrazzo. Poi facciamo bike, intervalliamo per non entrare nella monotonia. Serie Tv? Ho visto 'the sinner,' poi leggo, ascolto musica e ho tirato fuori la Play dopo tre anni. Insomma, organizzo la giornata step by step". 

Come ti tieni in forma?
"Cerco di intervallare i lavori: di mattina faccio forza con gli elastici, abbiamo attrezzi che ci fornisce l'Inter. Faccio avanti e indietro sul terrazzo, dopo un po' diventa lunga (ride ndr), ma bisogna adattarsi".

Altri sport?
"No, zero. Al momento è impossibile, ma anche prima perché facciamo allenamenti duri".

Il tuo idolo da piccolo.
"Io parto facendo l'attaccante, anche perché ero molto più alto degli altri. Il primo idolo è stato Ronaldo il Fenomeno, mi ispiravo ma non c'entravo nulla con lui. Da difensore ho sempre preso spunto da Nesta, giocatore dal livello indiscutibile".

Domanda di Esposito: ti diverti a picchiarmi in allenamento (ride ndr)?
"Le botte sane fanno bene, perché poi quando comincerà a giocare con continuità i difensori non si risparmiano. Io lo alleno in questo senso".

La prima volta a San Siro.
"Da avversario, esordio in Serie A contro l'Inter del Triplete. Partita bellissima, in cui rischiammo di vincere. Fu un'emozione forte, venivo da altri palcoscenici. Me la porterò sempre con me, anche perché mettemmo in difficoltà una squadra che avrebbe poi vinto tutto".

Fascia di capitano
"Una sensazione strana perché l'ho indossata dop Pupi, un'eredità pesante. Ricordo una grandissima soddisfazione, tanta responsabilità: non capita a tutti questa esperienza. Chi non lo vorrebbe? Me lo ricorderò per tutta la vita".

Cosa farai dopo la carriera di giocatore?
"Ci sro pensando, la data non è lontana. Non lo so ancora, mi piacerebbe lavorare nel calcio con i giovani, più che con giocatori fatti e finiti. E' una cosa che sto valutando, ogni giorno cambio idea. Ho delle opzioni in testa, anche extracalcio, ma la passione è passione".

Il tuo esordio con l'Inter.
"E' stato particolare, fu a Catania per 5 o 10 minuti. Ho pochi ricordi perché l'emozione annebbia, ma entrare a far parte della squadra che l'anno prima vinse il Triplete è una grandissima soddisfazione. Non ho ricordi nitidi, arrivai all'Inter in due giorni dopo l'infortunio di Samuel. E' stato bello".

Il momento più importante con l'Inter.
"Ce ne sono stati tanti, è tanti anni che non alziamo un trofeo e non è semplice. La gioia è quando abbiamo alzato la Coppa Italia, è stato bello perché vincere con questa maglia è un sogno. Quella è la partita (vs Palermo ndr) che mi ricordo con più gioia".

Cosa pensi dell'Inter di quest'anno?
"Siamo una buona squadra, dobbiamo crescere ancora tanto. Ci sono stati nuovi arrivi, un nuovo mister, ci vuole tempo. Vediamo cosa succederà, anche perché nessuno sa quando torneremo in campo. Abbiamo fatto buone cose altre meno, forse abbiamo peccato di ingenuità. L'essere una squadra giovane fa sì che ci sia poca stabilità a livello di risultati. Stiamo facendo buone cose". 

Il gol salvato nel 3-2 contro il Bayern: cosa hai pensato?
"E' un bel ricordo, avevamo solo un risultato per passare. Salvare quel gol mi ha reso orgoglioso perché li abbiamo battuti a casa loro. E' un ricordo indelebile, un momento al cardiopalmo".

Ti è mai capitato di scambiare una maglia a fine partita?
"Sì, ho un magazzino di maglie che devo ordinare. Mi verranno in mente tanti ricordi. Poi ci sono maglie speciali che tengo per me, una dell'Inter ogni anno. In particolare mi ricordo lo scambio con Nesta quando ero al Bari, essendo il mio idolo è stata la maglia più desiderata. In camera ho 4 maglie appese: quella di Pupi autografata, quella di Nesta, Buffon della Nazionale e di Maldini regalata perché non l'ho mai sfidato. Questi giocatori per me sono patrimonio dell'umanità. Ho anche quella di Totti, bandiera e simbolo del calcio".

La fascia da capitano dà più emozione o responsablità?
"Direi 50 e 50, ma ho capito che la responsabilità è sempre alta anche senza fascia".

Il gol più bello della storia dell'Inter?
"Non lo so, i più importanti sono i due gol di Milito nella finale di Champions perché gli anni di Herrera non li ho vissuti. Ma sono stati importanti anche gli altri per arrivare lì, tipo col Barcellona. Sicuramente quei due sono indelebili, ho rivisto da poco quella partita in tv qualche giorno fa. L'ho vissuta da spettatore, l'anno dopo sono entrato in quello spogliatoio e ho avuto quasi soggezzione, li ho toccati per vedere se erano veri".

Ha un modello di comportamento ispirato a qualche giocatore?
"No, tutto quello che faccio lo creo attraverso la mia esperienza".

Sei rimasto in contatto con tanti ex Inter?
"Sì, Materazzi l'ho sentito pochi giorni fa. Pupi lo vedo spesso, poi Stankovic, Cuchu; ho scritto a Milito su Instagram ma anche al Divino Jonathan. E' sempre piacevole".

Jonathan che giocatore era?
"Giocatore importante, ha vinto qualcosa anche in Brasile".  

In che squadra sognavi di giocare da piccolo?
"
Siccome sono umbro e ho fatto il Settore giovanile al Perugia, sognavo di giocare con loro. Poi il club è fallito e ho preso altre strade".

Chi è il più bello in squadra?
"Io prendo in giro D'Ambrosio, lo stereotipo da 'Uomini e Donna', sempre preciso e impeccabile. Poi c'è Brozo, bello se lo vedi al buio (ride ndr). Ora si è fatto ancora biondo, non vedo l'ora di rivederlo".

Avevi già lavorato con Conte, è cambiato in qualcosa?
"No, sono invecchiato io e ho faticato di più (ride ndr). E' sempre lui, ha cambiato qualche metodo di allenamento. Lui ha sempre quello spirito guerriero, quel fuoco che lo ha sempre contraddistinto: è la sua forza".

Dai dei consigli ai difensori più giovani?
"A Bastoni do certi schiaffi sul collo (ride ndr). C'è confronto, non mi ritengo il Padre Eterno; magari li consiglio sugli atteggiamenti, poi in campo ognuno ha la sua visione". 

Messaggio finale.
"State a casa e speriamo di rivederci presto, vis a vis".


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