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Ranocchia racconta: "Deki e Zanetti, fantastici. E la crisi di un anno fa..."

di Christian Liotta

Un viaggio in compagnia di Andrea Ranocchia. E' lui il protagonista della puntata odierna del programma di Inter Channel 'Drive Inter'. L'occasione per il difensore umbro di parlare un po' di sé della sua esperienza all'Inter: "A me, però, non piace molto raccontare di me. Sono riservato di carattere, anche se sono un personaggio pubblico quindi so che ci sta...". Ranocchia accenna al momento difficile passato all'Inter e svela chi è stato più vicino a lui: "Beh, la ragazza, gli amici, la famiglia. Fossi stato solo e non avessi avuto queste persone intorno devo dire che non so se sarei riuscito a riprendermi. Perché quella fase difficile? Nella testa è successo di tutto, non capivo molte scelte, non capivo perché tante cose in campo non mi riuscivano prima. Il cervello fa brutti scherzi. Ma l'unico modo che avevo per uscire da quella situazione è allenarmi, col fisico e col cervello". 

Momento difficile che è proseguito anche dopo l'arrivo di Andrea Stramaccioni: "Quando è arrivato Stramaccioni non ero in grado di dare una mano alla squadra, quindi si è affidato ai più esperti. Adesso mi sta dando fiducia". Ma i compagni gli son stati vicini? "Beh, assolutamente. Chi mi ha dato più consigli? Tutti hanno avuto una parola di conforto, poi Stankovic mi scriveva messaggi. E' una persona straordinaria, mi parlava, è stato bravissimo. Ma anche Materazzi si faceva sentire spesso, come Chivu...".

Ranocchia si definisce molto autocritico, al punto da rivelare: "Dopo l'errore di Bologna non ho mangiato per tre settimane e mezzo. Ma adesso guardo il mondo in prospettiva differente, e i commenti di chi mi sta accanto se non fanno parte della squadra li ritengo anche un po' fuori luogo perché chi non ha giocato a calcio non sa come vanno le cose. Leggo spesso giudizi completamente errati su di me ma anche sui miei compagni".  

La fortuna di giocare nell'Inter è giocare ogni tre giorni, quindi "se sbagli puoi recuperare subito, ma anche la cosa opposta. E' un'altalena molto rapida". Poi, un excursus sul passato: "Sono andato via di casa a 16 anni per giocare nell'Arezzo, a un'ora da casa. Sono stati gli anni più divertenti della mia vita. Un sacrificio? Soprattutto staccarsi dagli amici da un giorno all'altro, quello era un po' triste. Non è stato facile, ma mi sono abituato, come in tutte le cose nuove ci vuole un po' per adeguarsi". Quando ha deciso Ranocchia di diventare un calciatore? Qualcuno in famiglia lo ha spinto? "Mio padre non segue molto, non conosceva neanche le regole; mia madre men che meno. Prima facevo karate, ho fatto due mesi ma non mi piaceva molto. Poi i miei amici facevano tutti calcio e li ho seguiti".

Inevitabile elogio a Javier Zanetti: "Inarrivabile, ha doti fisiche e mentali fuori dal comune, fa 60 partite all'anno, nemmeno io riuscirei a farle. Mi confronto con lui tutti i giorni in maniera positiva, anche l'anno scorso in un momento negativo il giorno dopo era sempre sorridente, quella è la sua vera forza". Ragazzo di passioni semplici e a volte curiose, come la raccolta dei funghi ("La mia ragazza non ha mai voglia di accompagnarmi", aggiunge sorridendo), Ranocchia ama molto cucinare: "Quando ero a Bari lo facevo spesso. Sono bravo, non muoio di fame se resto solo". Parentesi sulla relazione sentimentale con Giulia: "Stiamo insieme da quasi tre anni, prima che mi rompessi il crociato. Mi ha sopportato nel periodo difficile, davvero una santa ragazza". La star della casa è la cagnolina Mela: "Un nome che mi piaceva, pensavo ad Apple in inglese ma poi ho preferito l'italiano". 

Cosa manca di più a Ranocchia dell'Umbria? "A casa ci sono i miei genitori e i miei amici, ma mi manca soprattutto la spensieratezza, l'andare in giro tranquillo dimenticando di essere un calciatore ma una persona come tutti. Lì sono tranquillo, quasi non penso al calcio e recupero delle energie". Poi Ranocchia svela i suoi sogni da calciatore: "Più che altro vorrei divertirmi come in questo primo periodo della stagione, se riusciamo a vincere qualcosa è meglio. L'anno scorso non ho vinto nulla e non mi son divertito, se non ti diverti non vinci". E a proposito di vittorie, si ripensa al derby: "Lì mi son divertito, sono emozioni forti, partite sentite anche nei giorni prima, si percepisce un'attesa diversa. Tutti ne parlano, anche due settimane prima. Ma è giusto così". 

Cosa non è ancora noto di Andrea Ranocchia? "Ho seguito le Olimpiadi, mi piace l'atmosfera. Ma sport che seguo non ce ne sono. Vedo molti film, mi piacciono. In ritiro però leggo di più. L'ultimo libro letto? L'ultimo di Paulo Coelho. Ora sto leggendo 'Il lungo cammino verso la libertà' di Nelson Mandela, incuriosito dalla sua storia, dopo aver visto Invictus. Un altro libro che mi è piaciuto è stato 'L'alchimista', sempre di Coelho', semplice da capire". 


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