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Roberto Carlos: "Fu un bene lasciare l'Inter. L'addio? Con Moratti..."

di Christian Liotta
Fonte: Goal.com

Intervistato da Perform, l'ex terzino dell'Inter Roberto Carlos ripercorre con piacere la sua stagione con la maglia nerazzurra; un periodo forse troppo breve, chiuso con la cessione al Real Madrid, ma che l'ex nazionale verdeoro ricorda sempre con molto piacere: "A Milano sono stato molto bene. L'altro giorno stavo cenando a Istanbul in un ristorante italiano e alcuni tifosi dell'Inter mi hanno riconosciuto e mi hanno chiesto perchè lasciai la squadra nerazzurra. Io ho detto 'meno male che me ne sono andato, altrimenti non avrei giocato per dodici anni con il Real Madrid'". Roberto Carlos ha proseguito: "E' stato bello giocare per l'Inter. Il mio primo goal in nerazzurro fu contro il Como, il primo in Serie A fu contro il Torino. Poi tutti quei derby accesissimi col Milan sono delle cose indelebili. Dicono che sono stato poco all'Inter ed è vero. Ma io non volevo perdere il posto in Nazionale".

E a proposito del suo addio ai nerazzurri, Carlos svela un retroscena: "Mancava poco alla Copa America e Roy Hodgson (allora allenatore dell'Inter, ndr) mi schierava continuamente come attaccante esterno; io non posso essere una punta, perchè sono alto 1,50. La Copa America era dietro l'angolo, io volevo esserci a tutti i costi e pensai che non sarei stato convocato se avessi continuato a essere impiegato come attaccante. Allora la Serie A era popolarissima in Brasile e tutti guardavano le partite del campionato italiano in televisione. Anche mia madre a un certo punto mi chiamò e mi disse: 'Perchè stai facendo l'attaccante? Tu sei un terzino sinistro'. Alla fine chiamai Massimo Moratti e lo implorai di convincere Hodgson a riportarmi in difesa - ha raccontato ancora Roberto Carlos - Lui mi disse che io spingevo troppo e di solito i terzini in Italia sono più difensivi di me. Allora gli chiesi di essere ceduto e il giorno dopo Capello chiamò Moratti, dicendogli che mi voleva al Real Madrid. E Moratti fu veramente gentile a capire che io potevo scrivere la storia del calcio soltanto giocando come terzino sinistro".


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