Rodaggio finito, ma la manovra offensiva vive dei colpi dei singoli
Il rodaggio è finito. L’Inter, la vera Inter, di Gian Piero Gasperini, il quale avverte molta fiducia, presto scenderà in campo. Il tecnico di Grugliasco, ieri sera, nel post gara è apparso soddisfatto dalla prestazione dei suoi uomini, al cospetto di una Roma, brava a tenere il possesso di palla, ma altrettanto inconcludente quando si trattava di finalizzare l’azione. L’Inter è stata l’esatto contrario: enormi difficoltà nella costruzione della manovra, apparsa estremamente lenta e in difficoltà nell’andare in appoggio agli attaccanti. Sneijder, Milito e Forlán, nel primo tempo, sono apparsi molto isolati, con il resto della squadra che non riusciva ad accompagnarli.
Un pochino meglio nella ripresa, quando l’Inter ha sofferto in maniera minore la pressione della Roma, la quale ha continuato a mantenere, a inizio tempo, un discreto predominio nella metà campo interista, senza concludere a rete. L’Inter è poi salita in cattedra, grazie a Sneijder, sempre lui l’uomo sul quale ruota l’intera squadra, lui è il fulcro (ora è indispensabile, vero Gasp?) e a uno Zárate volitivo e desideroso di sbloccarsi, proprio al Meazza, proprio contro la tanto ‘odiata’ Roma. Rodaggio finito, almeno si spera. Quello che si è visto ieri sera però è il solito discorso, lo stesso che puntualmente tornava di attualità anche nel corso della gestione Leonardo, ovvero quello secondo cui l’Inter si rende pericolosa non per azioni elaborate e costruite da squadra, ma ancora per i guizzi dei propri campioni.
Gasperini ha sempre detto che il suo obiettivo è quello di dare un gioco collettivo all’Inter, un gioco che al momento è ben lungi da essere un qualcosa di proprio per i suoi uomini. Bisogna continuare a lavorare e sperare che la fortuna assista i nerazzurri. Perché un conto è non riuscire ad arrivare con la manovra ad azioni pericolose, ma se quando l’Inter (grazie alle sue individualità) crea e il pallone non vuole entrare, c'è ben poco da fare.