Ronaldo: "Sentivo che l'Inter sarebbe stata per sempre casa mia. Con Cuper non ce la facevo più. Moratti un papà"
In collegamento video con il Festival dello Sport di Trento e l'amico ed ex compagno di squadra Christian Vieri ospite sul palco, l'ex Fenomeno Ronaldo rievoca i suoi anni trascorsi all'Inter in una carrellata di ricordi cosparsi di gioie e dolori: "Quell'Inter era una grandissima squadra. Oltre a Bobo c'erano Seedorf e tanti altri grandi giocatori. Vieri mi piaceva tantissimo, peccato per l'infortunio che ci ha impedito di giocare insieme per tanto tempo. Sapeva giocare con i compagni, fare gli uno-due, per me era perfetto. Quando sono arrivato in Italia all'inizio non è stato facile con i giornalisti, soprattutto per il problema della lingua. Dopo sei mesi però ho iniziato a parlare italiano e i rapporti sono migliorati. Dopo il mio primo anno all'Inter c'era un grande entusiasmo, portavamo alla gente la speranza di fare belle cose e i tifosi erano con noi. Anche quest’anno c'è grande entusiasmo per l'Inter, speriamo possa vincere qualcosa".
Sulla rottura del tendine rotuleo contro la Lazio: "Mi sono subito reso conto che il ginocchio aveva ceduto. Mi tenevo la rotula che tendeva ad andare su verso la coscia. Era un infortunio che non era ancora accaduto nel calcio e non c'era molta informazione. I primi dieci giorni sono stati di buio e tristezza, ho dovuto trovare dentro di me tutto l’amore per il calcio, un amore che non sapevo nemmeno io di avere. È stata lunghissima, non ho mai mollato un giorno la fisioterapia sperando sempre di tornare a giocare. Credo che i metodi di allenamento di prima mi abbiano condizionato, mi facevano allenare con esercizi che non mi servivano e io avevo bisogno di altre cose".
La più grande delusione sportiva è invece lo scudetto perso il 5 maggio 2002 contro la Lazio: "Ci ho pensato tante volte. Credo che siamo entrati in campo troppo convinti di vincere. In quella settimana si parlava troppo dell'acquisto di Nesta che sembrava fatto e si diceva che lui forse non avrebbe giocato. Questo ci ha distratto. Poi penso che Cuper abbia sbagliato la formazione, mettendo un giocatore di troppo a centrocampo. In partita ci si sono messi di mezzo anche gli errori individuali. È stata una delle più grandi delusioni della mia vita".
Chiusura sul'addio e il passaggio al Real Madrid: "Non sarei mai voluto andare via dall'Inter, sentivo che era casa mia per tutta la vita. Non mi era mai successo di andare da un presidente e chiedere la testa di un allenatore, non era giusto e non sono i miei valori. Ma siamo arrivati a un punto che non ce la facevo più con Cuper: con me non si comportava bene. Non so se con lo Scudetto avrei cambiato decisione. Ero convinto che Moratti lo avrebbe mandato via e per me è stata una brutta sorpresa. In quel momento essendo orgoglioso decisi di andare via. La città che prima mi amava adesso mi odiava e dovevo essere protetto dalla polizia. È stata dura. Voglio un bene dell’anima a Moratti, per me è stato un papà. Siamo arrivati alla conclusione che abbiamo sbagliato entrambi".
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