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S. Siro, 'vincolo storico relazionale': Inter e Milan chiedono chiarezza. Oggi l'incontro con la Soprintendenza?

di Mattia Zangari

Milan e Inter incontreranno la Soprintendenza, probabilmente già nella mattinata di oggi, per capire se davvero su San Siro è destinato a gravare un vincolo ministeriale. Le due società - si legge sull'edizione Milano del Corriere della Sera - intendono fare chiarezza il prima possibile in merito alle intenzioni dell’ufficio guidato da Antonella Ranaldi e alle possibili tutele che potrebbero essere poste sulla Scala del Calcio.

La Soprintendenza, nella relazione prodotta per la Conferenza dei servizi, aveva già posto dei paletti significativi all’ipotesi di ruspe per il vecchio San Siro. "La demolizione non è l’unica opzione per il Meazza: valutate ipotesi alternative come l’adeguamento e la trasformazione dell’impianto", aveva scritto due settimane fa Ranaldi. Le ragioni della possibile tutela? "Oltre alle quattro torri e al terzo anello, alla struttura originaria se ne era aggiunta un’altra negli anni Cinquanta che è da considerarsi significativa dal punto di vista architettonico". Potrebbe allora scattare qualcosa di simile a un vincolo storico-relazionale, una tutela che in alcuni casi viene messa per proteggere beni che portano con sé un legame con l’identità e la memoria di una comunità? I club vogliono capirlo direttamente dalla Soprintendenza, anche perché nel frattempo è arrivata una seconda risposta sul tema firmata questa volta dal Politecnico che ha certificato da un lato l’estrema difficoltà di un restyling di San Siro (almeno secondo i parametri richiesti dai club), dall’altra le possibilità di riconversione del vecchio impianto ad altra funzione. Le ruspe in pratica non sono affatto ineluttabili, ha detto venerdì scorso Ferruccio Resta, rettore dell’ateneo di piazza Leonardo.

Il percorso politico-amministrativo è comunque ancora lungo e complicato - si legge sul Corsera -: in questa settimana si celebreranno altre due commissioni consiliari: una con Hines, l’operatore privato che ha acquistato l’area del trotto adiacente a quello dello stadio e con cui si cerca una interlocuzione proficua per l’assetto complessivo del quartiere, un’altra con gli uffici dell’urbanistica, che nel frattempo avranno completato la relazione tecnica del Comune.

La questione del pubblico interesse del progetto del Meazza-bis potrebbe insomma arrivare in aula non prima di novembre. Il Consiglio dovrà poi, in una o più sedute, votare uno o più ordini del giorno rispetto alla necessità di un nuovo impianto e all’eventuale demolizione di quello esistente. Intanto l’opposizione torna alla carica reclamando una perizia «autenticamente terza» sui costi dell’operazione. "Prima di demolire una proprietà comunale che vale cento milioni e su cui il Comune ha investito il doppio occorre una perizia, fatta da un soggetto veramente terzo, che certifichi le due ragioni addotte dalle società per la opzione nuovo stadio: impossibilità di modernizzare San Siro e necessità di giocare tre anni fuori Milano. Solo dopo accetteremo di votare un documento d’indirizzo politico", spiega Forza Italia con Fabrizio De Pasquale. Il Pd considera invece completa la relazione dell’ateneo che è anche advisor dei due club. "Trovo grave che venga sospettata di parzialità un’istituzione così autorevole come il Politecnico che ha espresso un parere pro veritate assolutamente inattaccabile", la replica del capogruppo dem Filippo Barberis.

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