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Sanchez: "Venire all'Inter è stato come innamorarsi di nuovo del calcio. Conte? Uno che vuole vincere tutto"

di Mattia Zangari

Reduce dal primo gol segnato con la maglia dell'Inter, in quel di Genova contro la Samp, Alexis Sánchez è pronto a tornare al Camp Nou da avversario dopo i tre anni trascorsi al Barcellona tra il 2011 e il 2014. UEFA.com ha incontrato l'attaccante cileno per un'intervista esclusiva che spazia tra passato, presente e futuro. 

Che ricordi hai del tuo arrivo in Italia dal Cile nel 2006?
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È stato un po’ strano. Avevo 17 o 18 anni ed è stato un cambiamento brusco. Non capivo la lingua, ma ho iniziato a giocare e a far vedere quello che sapevo fare, dando sempre il 100% come ho sempre fatto fino ad oggi. Mi sono innamorato dell’Italia e la amo ancora".

Che cosa hai imparato giocando contro le difese italiane? Come ti hanno permesso di migliorare?
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Nel calcio italiano, le squadre devono essere molto compatte e organizzate. Tutti difendono e attaccano insieme. Credo che mi abbia aiutato molto come calciatore, perché ho dovuto adattarmi a questo stile di gioco. Bisogna innanzitutto difendere, rimanere uniti e poi attaccare".

Com’è stato tornare in Italia? Che cosa ti ha motivato a venire all’Inter?
"È stato un po’ come innamorarsi di nuovo del calcio. Conoscevo già il mister e alcuni giocatori, e credo che la società stia preparando qualcosa di bello per il futuro. Se non sbaglio, l’Inter non vince niente da sette o otto anni. Sì, è stato un po’ come ritrovare l’amore per il calcio, insieme alla voglia di vincere qualcosa con questo club".

Che impressioni hai della società, dei tuoi compagni e di Antonio Conte? Come sta lavorando con la squadra?
"Credo che il mister voglia vincere tutto. Lo si vede da come ci alleniamo e da come giochiamo le partite. Trasmette la sua voglia ai giocatori ed è positivo sia per la società che per la squadra in generale. Anche i miei compagni sono molto bravi; sono molto concentrati sulla vittoria e migliorano in tutti i sensi. In generale credo che sia una buona squadra".

Quali sono gli obiettivi e le ambizioni dell’Inter in Champions League? Presumo che vogliate vincerla, no?
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Certo, ogni giocatore vorrebbe vincere la Champions League: in fin dei conti si va in campo per vincere, non solo per fare presenza. Questa è la mia mentalità. Per tutti i giocatori e per l’Inter come società è bello tornare in Champions League". 

Puoi riassumere la tua avventura al Barcellona, quando a fianco aveva alcuni tra i migliori giocatori del mondo? Inoltre hai giocato con Guardiola, che a Barcellona ha vinto molto.
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Quando sono arrivato al Barcellona, tutti dicevano che era il più forte di sempre. C’erano Guardiola, Messi, Xavi, Iniesta e Puyol, che è il miglior capitano che abbia mai conosciuto in carriera. È stato fantastico. Il Barcellona mi ha insegnato uno stile di gioco diverso, basato sul possesso palla. In più, avevo compagni a cui potevi dare la palla sapendo che poi te l’avrebbero restituita perfettamente. Se ti alleni con giocatori così forti non puoi che migliorare. Cerco di migliorarmi tutti i giorni e questo mi è servito per crescere come giocatore".

Che cosa hai imparato al Barcellona e quali differenze vedi tra il calcio italiano di oggi e quello di qualche anno fa?
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Al Barcellona ho imparato molto nel senso che sono cresciuto. C’erano grandi giocatori che avevano vinto la Coppa del Mondo e che mi permettevano di migliorare giorno dopo giorno, anche fisicamente. Inoltre, ho imparato a comunicare con i compagni in campo. A parte questo, bisognava curare l’aspetto nutrizionale e prendersi cura di sé, perché oggi bisogna anche pensare a queste cose. Un giocatore può andare in una squadra e imparare molto ma, alla fine, deve sempre decidere cosa mangiare e cosa non mangiare quando è a casa, come allenarsi, ecc. È questo che mi ha permesso di crescere. I grandi club come il Barcellona e l’Inter dipendono molto dalle ambizioni dei giocatori: devono sempre spingersi oltre i limiti ed è questo che fa fare un salto alla squadra. Per me è così che si vince. Il primo giorno che sono arrivato, il Barcellona aveva appena pareggiato, ma era come se avesse perso 5-0. Sono queste le ambizioni di un grande club: bisogna pretendere sempre di più, partita dopo partita. Quando gioco una partita normale o non particolarmente bella, ci penso per tutta la giornata. È così che migliori".


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