Santon: "Gruppo affiatato, in campo si vede. Sei mesi indimenticabili nel 2009. Su Mou, Balo e CR7..."
Fonte: InterTV
Terzo appuntamento con 'Drive Inter', programma di InterTV. Ospite di giornata, Davide Santon, appena tornato titolare contro l'Atalanta. Ecco le dichiarazioni del terzino nerazzurro.
I SOCIAL - "Li uso, anche se ogni tanto mi dimentico di postare. Ma li seguo molto, anche perché se sei interessato per esempio allo sport è fondamentale. Seguo tanti miei ex compagni, altre squadre, altri sport oltre al calcio. Sono interessato allo sport in generale. Lo scambio di post tra Eder e D'Ambrosio? C'è un rito da noi con un nuovo acquisto oppure quando uno rientra in campo: bisogna cantare una canzone. Io, infatti, tornavo da un infortunio e me la sono cavata e non ho cantato. Mi han fatto solo un applauso perché ero tornato".
IL GRUPPO - "Stiamo bene insieme, anche fuori dal campo. Siamo affiatati. E per il momento si vede anche dai risultati che arrivano. Speriamo vada sempre meglio".
IL TALENTO NON BASTA - "Nella vita non ti regala mai niente nessuno, quindi devi guadagnartelo. E l'unica via è quella del lavoro e del sacrificio. Tanti pensano che noi abbiamo una vita facile: vero, ma la parte difficile è quello che fai prima di arrivarci. Quando inizi non sai se arrivi in Serie A o meno. Fai dei sacrifici, come lasciare la casa da piccoli, perdere gli amici d'infanzia. Tutto per raggiungere il tuo obiettivo. E alla fine ci vuole anche il colpo di fortuna, ma la cosa principale restano i sacrifici che si fanno. Io ho sempre voluto fare il calciatore".
IL 17 NUMERO RICORRENTE - "Mi ha dato qualche dispiacere e qualche soddisfazioni. Importante, sia nel bene che nel male. E infatti ce l'ho tatuato sul braccio, il primo scudetto con la maglia dell'Inter. Un numero al quale sono attaccato".
BALOTELLI - "Mario è un matto buono, però anche un simbolo per me. Ha esordito in prima squadra prima di me, siamo stati in camera insieme in quegli anni in cui abbiamo fatto veramente bene. Abbiamo legato tantissimo e vinto altrettanto con l'Inter. Ricordo tante sfide alla Playstation con Mario".
NICKNAME: IL BAMBINO - "Ero talmente giovane che Mourinho mi aveva accolto come un figlio. In una conferenza stampa, lui mi chiamò 'Il bambino' e da lì è partito tutto. Tutti hanno preso a chiamarmi così. Mi sentivo protetto, ma ormai non mi sento più un bambino".
LA SFIDA CON CRISTIANO RONALDO - "Partita tosta a Milano (0-0, ndc). In quel momento ero molto spensierato, non mi rendevo conto forse dell'importanza. Lui è sempre stato uno dei miei idoli, anche perché io da piccolo giocavo nella sua stessa posizione e quindi mi ci ispiravo. Fino a 6 mesi prima lo vedevo solo alla Playstation, poi me lo sono ritrovato davanti. Le gambe andavano, non tremavano, ma la tensione addosso davanti agli 80mila a San Siro si avverte. In quell'anno accadde tutto in fretta: esordio in Tim Cup con la Roma, poi in A con la Samp e infine in Champions con lo United: 6 mesi indimenticabili".
DIFFERENZA TRA PREMIER LEAGUE E SERIE A - "Tanta differenza. Lì è un torneo più fisico e meno tattico. Atmosfera fantastica, con gente che allo stadio va per incitare la propria squadra a ogni partita. Esperienza che ricorderò per sempre, è stato bello giocare là".
LA MUSICA - "Ascolto un po' di tutto. Dopo la mia esperienza inglese, ho cominciato ad ascoltare anche R&B e Hip Hop. Non ho un cantante preferito, da piccolo tra gli italiani preferivo Tiziano Ferro, Vasco Rossi...".
PUNIZIONI E RIGORI - "Sì, da giovane calciavo entrambi. Adesso, con il nostro capitano che è bravissimo, dagli undici metri non calcio più. Ma sulle punizioni potrei ancora provare...".
SAN SIRO - "E' il sogno di tutto, una cosa unica che auguro a tutti. Poi di notte è ancora più bello".