Sensi, la scintilla InterNazionale: ritrovato il gol in azzurro, adesso punta a un gran finale in nerazzurro
La Lituania come la Bosnia: Stefano Sensi in Nazionale recita un film che sembra quasi un remake di se stesso. È ancora il centrocampista nerazzurro che ha fatto innamorare i tifosi interisti già alla prima uscita con il Biscione il protagonista assoluto dell'ultima delle tre partite giocate dagli azzurri di Mancini per le Qualificazioni a Qatar 2022. In un'altra stagione tra alti e bassi, in cui i bassi hanno fino a questo momento avuto la meglio, il 12 nerazzurro non è ancora riuscito trovare la continuità tanto auspicata, da lui e dall'allenatore interista che però malgrado i vari intoppi di salute nei quali il giocatore è incappato non ha mai smesso di credere fermamente nelle sue qualità.
"Contenti del fatto che Stefano stia tornando ad essere Sensi. Adesso inizia a stare bene, sta tornando ad essere quello che avevamo visto a inizio della scorsa stagione. È un giocatore che ci dà sicuramente qualità e sono contento per lui", aveva detto Antonio Conte nel post Inter-Crotone, quando il centrocampista è subentrato ad Arturo Vidal, disputando un'ottima gara per quarantacinque minuti. Da lì ancora poche presenze, appena due, e trenta minuti di gioco totali, prima di un nuovo infortunio che gli ha fatto vedere il campo soltanto due mesi dopo e solo con la Nazionale. Proprio con la Nazionale, come già accadutto, Stefano risveglia i 'sensi' con un gol da manuale ritrovando se stesso: dopo la titolarità di domenica con la Bulgaria, Mancini contro i baltici lo ha ancora una volta chiamato in causa se pure dalla panchina, mossa determinante perché al nerazzurro sono bastati pochi secondi per cambiare il match e probabilmente la sua stagione. Gol che lui quanto Conte sperano sia il dettaglio giusto ad interrompere quello stato di impasse che ne ha caratterizzato la stagione. "Sono molto contento per Stefano perché a livello mentale il fatto di sbloccarsi è stato molto importante. Abbiamo bisogno di tutti da qui alla fine e quindi il fatto che si sia sbloccato è positivo per noi" ha risposto Conte a specifica domanda durante la conferenza di ieri alla vigilia della trasferta di questa sera al Dall'Ara.
"Sensi ritrovato"? Se da un lato sembra che il centrocampista di Urbino viva due vite parallele tra Inter e Nazionale, Conte sa bene che il piedino fatato, l'intuito, la capacità d'inserimento, l'ottima visione di gioco e l'intelligenza tattica del numero 12 non sono mai andate via, come ha sempre dato modo di mostrare ogni qualvolta è stato chiamato all'appello. A venire meno è inevitabilmente stata quella fiducia di cui godeva nei primi mesi dell'era Conte, quando si era preso i riflettori in campionato e in Europa. Al Camp Nou la sua partita migliore in maglia interista, una prestazione che né gli interisti né Conte hanno mai dimenticato, specie perché quella di Barcellona più che caso isolato fu la gara della consacrazione. L'ultima prima di un calvario che ne ha condizionato il percorso fino a quando non indossa la maglia azzurra, con la quale riesce puntualmente ad uscire dall'intorpedimento invernale facendone di ogni gara primavera, riuscendo a ricordare (soprattutto a se stesso) di quanto sia capace. Cura Mancini dice qualcuno, ma in quel gol e in quelle due prestazioni sciorinate con la maglia azzurra c'è tanto di Antonio Conte e di nero-azzurro. Se all'indomani del match contro la Lituania, "l'Iniesta italiano" dall'eleganza sopraffina è tornato in tendenza su Twitter e sulle prime pagine dei quotidiani, è con l'Inter e con Conte che l'ex Sassuolo ha affinato quelle immense qualità che diversamente sarebbero rimaste gregge e probabilmente neanche così evidenti. Tanto lavoro, soprattutto mentale che trovano consacrazione con la rete dello scorso mercoledì, punta di un iceberg che trova la sua profondità in quel di Appiano Gentile.
"Sbloccarsi è importante". E quanto fatto in Nazionale è solo l'esplosione di una camera magmatica covata per mesi, frutto di un lavoro di potenziamento che trova il suo miglior complice nel tecnico leccese, sempre attento e premuroso nei confronti del suo numero 12, nei confronti del quale ha sempre mostrato apprezzamento e fiducia, mai venuti meno neppure in quelle rare occasioni di 'bastone' più che 'carota'. Emblematiche in tal senso anche le dichiarazioni di ieri durante la conferenza stampa, stendardo di soddisfazione e fiducia mascherate non così bene da quel tono di austero distacco. Pazienza, caparbietà, attenzione, sono gli elementi principali utilizzati dallo staff tecnico con il centrocampista che mercoledì ha finalmente reso giustizia al lavoro fatto nei mesi. "Sicuramente a livello personale è una grande cosa, lavoro per questo e il ritiro con la Nazionale mi è servito mentalmente e fisicamente. Ho lavorato per i problemi avuti in passato, ora cercherò di essere pronto e disponibile" ha dichiarato alla Rai dopo la partita. A conferma del fatto che avrà avuto ragione a dire che 'sbloccarsi è importante' e poco importa se con la maglia azzurra o nerazzurra, perché con l'Italia quanto con l'Inter gli obiettivi da raggiungere sono importanti, e ritrovare fiducia oggi può e deve essere l'auspicio e quasi la certezza che possa essere l'inizio di uno sprint finale da protagonista, con uno scudetto e un Europeo all'orizzonte da poter e dover conquistare.
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