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Serata da incubo per l'Inter: va tutto storto, il Milan scappa ancora via

di Fabio Costantino

In perfetto stile Juventus, anche il Milan mette a nudo i limiti dell’Inter sfoderando un atteggiamento da provinciale, votato al contenimento, all’aggressività (consentita oltre i limiti dalla permissività di Rizzoli) e alla ripartenza, e strappa una vittoria che vale più di metà scudetto nello scontro più delicato. Il 3-0 finale è frutto della buona prova milanista, facilitata da un approccio, quello dell’Inter, troppo sbilanciato e poco concreto. Poi, è l'espulsione di Chivu a mettere il punto sulla contesa. Allegri vince così nettamente il duello con il ‘traditore’ Leonardo, e per le speranze nerazzurre è notte fonda.

VENTI MINUTI INSPIEGABILI - La rete dell’1-0 di Pato arriva dopo 50 secondi, ma all’Inter serve una ventina di minuti per ricordarsi di essere in campo assieme ai rossoneri. L’approccio alla sfida dei nerazzurri è letargico, inspiegabilmente passivo e svogliato, figlio di un’insospettata presunzione di poter fare dell’avversario un sol boccone. Invece sono i padroni di casa a fare il bello e il cattivo tempo, almeno fino a quando gli uomini di Leonardo non si rendono conto che lo scudetto rischia di sfuggire una volta per tutte. È da quel momento che l’Inter comincia a far girare il pallone, ma mai in modo verticale, favorendo i raddoppi di marcatura dei vari Gattuso e Seedorf, che frenano Eto’o da una parte e Maicon dall’altra. Le opportunità da rete occorse a Pazzini, Thiago Motta ed Eto’o sono quasi casuali più che frutto di una manovra ragionata.

IMPOSTAZIONE ‘GENEROSA’ - L’errore dell’Inter è l’impostazione difensiva: i quattro dietro, già esageratamente statici, non vengono soccorsi a dovere da Thiago Motta e Cambiasso, che lasciano troppi spazi ai veloci contropiedisti del Milan, tra cui riesce persino a infilarsi niente meno che Gattuso, libero, anche troppo, di dare una mano agli scattanti Pato e Robinho. Un’impostazione tattica consapevolmente rischiosa, che però in avanti non frutta la pressione che l’allenatore brasiliano si sarebbe atteso. Sneijder prova a farsi carico del gioco offensivo nerazzurro, ma gli spazi sono minimi e la manovra ne risente per tutta la prima frazione. Se poi ci si mettono Abbiati (paratona su Motta, con palla forse dentro) ed Eto’o (errore sotto porta in stile Juventus…), la serata storta assume contorni più evidenti.

LA MAZZATA - Se il primo tempo è da censurare, di certo il secondo non va meglio, anzi. Dopo 8 minuti Pato scatta sul filo del fuorigioco e costringe Chivu al fallo da ultimo uomo. Espulsione inevitabile e la risalita diventa ancora più ripida, perché cercare di recuperare lo svantaggio in inferiorità, con il clima che si è creato, pare impresa titanica. Lo diventa poi sul 2-0, sempre di Pato, su gentile concessione del guardalinee che, unico tra tutti i presenti e i collegati worldwide, considera l’attaccante in posizione regolare e concede il raddoppio. Mazzata che neanche l’ingresso di Milito riesce a calmierare, perché oltre agli spazi concessi ai contropiede rossoneri (bravo Julio Cesar) gli unici spunti di cronaca sono i frequenti scatti di nervosismo degli attori protagonisti, agevolati da una gestione dei cartellini rivedibile da parte di Rizzoli. Il quale, nel finale, concede a Cassano l'occasione di fissare sul 3-0, dal dischetto, questo derby da incubo.

SUBITO CONCENTRATI - Serata da incubo per l’Inter, dunque, che probabilmente, salvo nuovi colpi di reni, vede interrompersi la rimonta proprio nel momento del possibile sorpasso. Una mazzata soprattutto psicologica, che però va metabolizzata al più presto perché martedì a San Siro si presenterà Raul con il suo Schalke 04. C’è ancora tanta carne al fuoco per poter riempirsi lo stomaco, evitiamo di farla bruciare.

 

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