Serata inutile, anzi no. Con Mancio mazzarriano, linea verde convince. Dispiace...
Passeggiata, sgambata, pseudo-amichevole, match inutile, anche pesante a livello pratico per la distanza Milano-Baku. Freddo, tanto, pass per il turno successivo già in 'banca' e tanti, quasi tutti, i titolari lasciati a lavorare ad Appiano Gentile perché lunedì 'chiama' e il Chievo Verona non aspetta. Chiamatela come volete, questa inutile partita, ma questo round 6 del girone di Europa League è servito e ha detto qualcosa. Idea tattica differente rispetto al consueto Mancio-pensiero, due giovani, anzi, giovanissimi dal primo minuto e altrettanti inseriti nella ripresa, guidati da capitan cantera. Beh, forse la gita del 'Tofiq Bahramov' non è stata poi così tanto male, nonostante il 'giallo' al fotofinish, con il gol annullato agli azeri dall'arbitro Zelinka, che forse si fida troppo del proprio assistente Pelikan.
UN MANCINI... MAZZARRIANO - Donkor e Bonazzoli titolari, un doppio impiego che basta per poter sorridere. Il tanto invocato, nominato e atteso dai più baby di Manerbio scende in campo sin da subito, si muove, corre e si 'sbatte'. Come si suol dire. Accanto a lui il Pirata Osvaldo e dietro un modulo che rievoca - almeno per i tifosi - i fantasmi mazzarriani. Mancini stupisce un po' tutti, utilizzando in questo kick-off azero il 3-5-2 tanto di moda fino a qualche settimana or sono. Fantasmi che fino al 'gong' non ci sono, perché alla fredda serata di Baku sembrano aver preferito la solita Milano, e gli esperimenti che il Mancio propone offrono qualche spunto interessante.
CAPITAN CANTERA - A 28 anni il giusto premio dopo una vita in nerazzurro. Andreolli torna titolare in campo europeo e il premio vale doppio perché al braccio c'è una fascia che da queste parti pesa. Pesa, eccome. Un traguardo che lui stesso definisce un 'sogno', e la prova offerta dal canterano di Ponte dell'Olio è una bella risposta dopo tanta panchina, con Mazzarri prima e Mancini ora che lo hanno e stanno tenendo sovente in naftalina. Guida la difesa con grande intelligenza tattica e ci mette la 'zucca' su tutti i palloni aerei. Bene Marco, un giocatore che in altre squadre troverebbe ben altro spazio, e chissà che il mercato di gennaio non possa essere prezioso alleato. Ok il cuore, ma il campo... è il campo.
LINEA VERDE - La nota più lieta della serata. Partita inutile in termini di risultato, giusta e doverosa la scelta di coach Mancio che decide di affidarsi a Donkor e Bonazzoli dal primo minuto, consegnando a Dimarco e Baldini la gioia dell'esordio in campo europeo a gara inoltrata. "Io sono per i giovani", dichiara il mister al termine, e si vede. D'altronde la sua storia all'Inter insegna qualcosa, con tanti ragazzi che hanno esordito in campo nazionale e internazionale proprio sotto la sua gestione, considerando che da sempre la cantera nerazzurra è di primissimo livello. Ieri come oggi, con una squadra che in categoria è sicuramente un top team. Per la felicità, oltre che bravura, di mister Vecchi. Mancini attinge da questo serbatoio di qualità e di pregevole fattura, e ammira il voglioso numero 97, con una grinta da copia-incolla rispetto al match contro l'Udinese che lo ha portato pronti-via al cartellino giallo. Ci mette grinta e classe e la sua prova resta positiva. Cresce bene, benissimo, il giovanissimo di Manerbio, e peccato per il volo di Sehic che gli nega l'urlo liberatorio a 10' dal termine. Qualche sbavatura, invece, per Donkor. Il baby ghanese di Kumasi deve ringraziare Pelikan per il goffo intervento sul gol azero annullato al termine, ma il fisico e l'atletismo - vero 'marchio di casa' - compensano la distrazione finale. Chiamatelo pure baby veterano, essendo questo il terzo 'ci sono anche io' con i grandi: già a 17 anni, infatti, arriva l'esordio assoluto in Europa sul campo del Rubin Kazan con Strama tecnico, mentre l'anno successivo è Mazzarri a concedergli la gioia del campo del 'Meazza', quando l'Inter saluta l'inizio di stagione con la netta vittoria sul Trapani. Applausi Bona, applausi Isaac, ancor di più per Dimarco e Baldini: 13 minuti di storia, 780 secondi totali che non dimenticheranno mai.
BAKU, DISPIACE - Come dice capitan Andreolli, dispiace vedere una squadra, un Paese intero dire addio in questo modo a una competizione, comunque, importante come l'Europa League. Un torneo che forse va un po' stretto al Biscione nerazzurro che in campo internazionale è abituato a esaltare ben altre platee e a esibirsi in palcoscenici più importanti, ma che resta da sogno per una realtà come quella azera. In un mondo, quello del calcio, dove la polemica regna sovrana nella quotidianità, giusto ammettere che il Qarabag avrebbe meritato un epilogo migliore in questo round 6. La bolgia bianconera accompagna gli uomini di coach Qurbanov per tutti i 90', sperando fino all'ultimo di poter raggiungere un traguardo storico che solo la svista della coppia Zelinka-Pelikan ha negato, annullando il gol di Almeida all'ultimo respiro. Questo è il calcio, si dice, questa la vita, ma non ditelo ai 30.000 del 'Tofiq Bahramov'. Potrebbero non prenderla poi così tanto bene...