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'Serie A più difficile della Champions', istruzioni per l'uso prima di Inter-Napoli. C'è un paradosso che unisce Inzaghi e Fonseca

di Mattia Zangari

Il paradosso della 'Serie A più difficile della Champions League' era stato lanciato da Paulo Fonseca martedì sera, dopo l’impresa storica compiuta dal Milan al Bernabeu contro il Real Madrid campione d’Europa. "Qui ci sono più spazi, in Italia squadre come Monza e Cagliari giocano a uomo", le parole del tecnico portoghese, chiamato a spiegare la metamorfosi di Morata e compagni in pochi giorni, tra campionato e Coppa. Dopo l’1-0 stiracchiato con il Monza, con tanto di polemiche arbitrali per il gol annullato con quelle modalità a Dani Mota, i rossoneri sono andati a dominare sul campo di una delle favorite per la vittoria finale, che in Europa in casa non perdeva da 15 partite.

Lo stesso discorso può essere esteso all’Inter, imbattuta in campo continentale con zero gol subiti dopo quattro giornate, inclusive delle sfide con Manchester City e Arsenal, formazioni top con potenze di fuoco non indifferenti. Un record che ha reso orgoglioso Simone Inzaghi che, al contrario, tra i confini nazionali, è costretto a parlare un giorno sì e l’altro pure delle fragilità difensive assolutamente da correggere. Il dato dei 4 clean sheet può suonare solo superficialmente strano perché, al di là delle scelte di formazione che sono dettate dai momenti e dal calendario, l’Inter è sempre apparsa più a suo agio quando suona la magica musichetta, anche quando l’avversario sulla carta è più forte o pari livello. La pigrizia in certe letture che si è vista a Genova, così come a Monza ma anche a Udine e col Torino, è imputabile a una questione tattica più che di fame. Il gioco dell’Inter della seconda stella era appagante dal punto di vista estetico, ma partiva sempre dalla basa solida dell'equilibrio. La squadra difendeva attaccando, con quel concetto di ‘preventiva’ centrale nel calcio relazionale di Inzaghi. Una parola entrata nel vocabolario di tutti i giocatori, compreso quello Yann Sommer che recentemente, alla Gazzetta dello Sport, ha spiegato così i troppi gol incassati in campionato: "Non facciamo bene quelle marcature in molte situazioni. È un punto importantissimo, l’anno scorso avevamo sempre ottime preventive quando avevamo la palla, eravamo sempre compatti e ordinati ed era difficile infilarci".

Non è che lasciando l’Italia l’Inter si trasformi nella macchina che fu nella passata stagione, semplicemente con City e Arsenal, per fare un esempio, sa che deve accettare momenti in cui l’avversario la chiude nella sua trequarti per 20’. E’ successo all’esordio, all’Etihad Stadium, dove l’Inter aveva impressionato anche per la proposta nell’altra metà campo grazie a un’uscita di palla da dietro efficace, e anche mercoledì, quando De Vrij e compagni si sono messi in trincea per chiudere le linee di passaggio a un Arsenal priva della fantasia di Odegaard e di un centravanti degno di tal nome per raccogliere la pioggia di cross finiti in area di rigore. Quattordici angoli a zero a favore dei Gunners ha recitato il tabellino della partita. Un numero impressionante che dice due cose: l’Inter ha concesso più del dovuto in certe situazioni, ma è stata brava a superarle con sacrificio, da squadra che ha saputo soffrire. ‘Contava il risultato’, hanno detto in coro Calhanoglu e Zielinski. Come a dire che non c’è un solo modo per vincere, e che soprattutto è dannoso fare paragoni col passato. Non è più l’Inter della seconda stella, che peraltro non è sempre stata perfetta come una certa narrazione vuol far passare dopo quel tipo di trionfo, ma è un’Inter che non ha vergogna di difendersi bassa. "Per lo sviluppo del match, con certi avversari ci può stare stare così bassi. L'Arsenal ti prende con tutta la squadra quando ti difendi basso, abbiamo concesso troppi corner dove loro sono micidiali. Abbiamo però battuto una grandissima squadra, che ha dimostrato di essere un top club che col Manchester City sta facendo grandi duelli in Premier", le parole di Simone Inzaghi. Che domenica sera sa che Antonio Conte proverà a ferirlo tatticamente con le stesse armi che il tecnico piacentino ha utilizzato per battere l’Arsenal. Inter-Napoli assomiglierà più a Monza-Inter che a City-Inter, istruzioni per l'uso prima di incorrere nei soliti giudizi avventati che si fondano solo sul risultato finale.

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