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Sogni e delitti: Inter eroica. Orsato genera caos e Spalletti si perde

di Antonello Mastronardi

Qualche saggio, di cui non ricordo il nome, diceva che l'arbitro è tanto più bravo quanto più è trasparente. Un altro saggio, o forse lo stesso, era solito sostenere che a certi livelli il miglior allenatore è quello che fa il minor numero possibile di danni. Non si può parlare di Inter-Juve senza premettere che si tratta di una partita rovinata.

A farla a pezzi, a creare il clima da rissa che ha mandato il primo tempo in frantumi, ci ha pensato Orsato. Il miglior arbitro d'Italia per molti, di sicuro il più avvezzo alla cosiddetta direzione all'inglese, quella che ben si adatta a far scorrere lisci i big match, si è reinventato ieri sera come un giustizialista caotico, peraltro in evidente imbarazzo di idee insieme al resto della terna quando ha fatto ricorso al VAR per annullare un gol macroscopicamente irregolare, con Matuidi che passeggiava un paio di metri oltre la linea nerazzurra, prima di insaccare e godersi incredulo la breve gioia. Il rosso a Vecino è un qualcosa di già visto in Europa, ma resta assolutamente inedito in ambito italiano per come è punitivo. Vogliamo adeguarci a quel metro? Con piacere, ma manca a quel punto qualcosina anche dall'altra parte, con Pjanic che sopravvive in campo nonostante un giallo sul groppone e le mani lunghe con cui si fa spazio, a discapito della faccia altrui. Un arbitro protagonista, insomma, e soprattutto confusionario, che ha finito per accendere dal nulla un inutile fuoco. Al diavolo la partita, al diavolo il calcio: il primo tempo è stata una rissa, e non per colpa dei 22 in campo.

A quel punto, l'Inter poteva anche sgretolarsi lì. Cedi al nervoso, ti senti defraudato e quindi ti perdi nei meandri della partita: quante volte abbiamo visto questo film? Sotto di un uomo, poi, e contro la più forte e la rivale di sempre. Invece l'Inter convoglia la rabbia in un atteggiamento che è insieme furioso e maturo: la Juve non esce dalla sua trequarti, l'uno due con cui i nerazzurri ribaltano il match è meritato come poche cose al mondo e profuma di gloria. È un sogno, è il delitto perfetto. Ma di delitti, in realtà, questa gara avrà ancora da vederne molti.

Allo sciagurato Orsato si sostituisce infatti un poco lucido Spalletti nella ripresa: è vero che l'inferiorità numerica invoglia alle barricate, è vero che quel risultato va solo e soltanto preservato; di chiamare la Juve avanti con l'ingresso dello spento Borja e dello stralunato Santon, però, non se ne sentiva il bisogno, tanto i bianconeri avrebbero comunque cercato la qualunque pur di ribaltarla. Se proprio, poteva tornare utile il buon Ranocchia, valido sui calci piazzati e nelle marcature, lì dove Santon confeziona il suo errore più marchiano, smettendo di seguire Higuain sul loro terzo gol; Karamoh, poi, serviva ben prima, quando Candreva era sfinito dopo l'ennesimo coast to coast e Perisic boccheggiava. Invece, ecco il cambio mal fatto che finisce per togliere all'Inter un Icardi mai così prezioso per sponde e botte prese, consegnandolo alla frustrazione e alle lacrime. L'inter perde lì, perde col tecnico che l'ha condotta con sapienza sin qui. Sogni infranti, troppi delitti.

Le due pugnalate con cui termina la sfida di San Siro nulla tolgono a una prestazione maiuscola, dominante per almeno 70'. Questo è già tanto o, meglio, sarebbe tanto se fossimo a inizio stagione, e se questa prestazione fosse di buon auspicio per una stagione da grandi, e al diavolo i punti persi. Peccato che quest'Inter di punti ne abbia persi moltissimi, molti sciaguratamente. Peccato che ora si sia costretti a sperare nelle disgrazie altrui, per arrivare a giocarsela a Roma. Nel film di Woody Allen, i sogni passano attraverso il delitto, ma è proprio il delitto a distruggerli. Ieri sera, dopo aver confezionato il delitto perfetto, l'Inter ha ceduto ai delitti altrui, e poi alla scarsa lucidità della sua guida. Stiamo a guardare, consci che lo scenario, come il cielo inglese che fa da sfondo a 'Sogni e Delitti', è ricco di grigio.

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Domenica 15 dicembre