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Solidità-concentrazione: la miglior difesa dell'Inter è... la difesa: i numeri e l'analisi

di Federico Rana

“La miglior difesa è l’attacco” recita un detto famoso, che ha avuto particolare fortuna nel mondo dello sport. Perché è vero, in fondo il calcio è quella disciplina in cui vince chi fa un gol in più dell’avversario. Di contro però, funziona anche la legge inversa: trionfa chi riesce ad incassare meno reti.

In Serie A, dopo le prime 10 giornate, chi ha subito meno reti è l’Inter di Luciano Spalletti: solamente 6. I nerazzurri non subiscono gol da 198’, da quella zampata di Paloschi che per un attimo ha rischiato di interrompere la striscia di successi consecutivi. In mezzo, due clean sheet contro Milan e Lazio per Handanovic, che in totale fin qui ne ha ottenuti 5 (porta inviolata anche contro Bologna, Sampdoria e Cagliari).

Dopo l’avvio di campionato, era difficile prevedere a questo punto una tale solidità. Di contro, questo cambio di tendenza, nel gioco e nelle attitudini difensive, evidenzia come le due variabili vadano a braccetto. Ovvero, la squadra gira se gira la difesa, e la retroguardia diventa impenetrabile se tutti, tra attaccanti e centrocampisti, forniscono il proprio apporto.

Andando a scavare nei numeri difensivi di questa Inter, c’è di che stupirsi. Perché se già di per sé il numero di gol subiti è esiguo, ripercorrendo le dinamiche con cui essi sono arrivati dimostrano come, con la giusta dose di concentrazione (e fortuna) l’ultima linea di Spalletti sarebbe potuta essere ancora più difficile da penetrare.

Nelle prime due partite di campionato, momento che rimane il più buio fin qui della loro stagione, i nerazzurri hanno incassato 3 reti. Dopo il rigore – che ha creato molte polemiche – di Berardi alla prima a Reggio Emilia, sono arrivate le due subite in casa contro il Torino, tutt’ora il massimo stagionale (al pari del k.o. a Barcellona) di gol concessi in un singolo incontro. Il 2-2 contro i granata è stato frutto di un paio di errori di Handanovic, che ha 'regalato' la gloria personale a San Siro a Belotti e Meitè. Da lì in poi, però, il portierone sloveno ha mostrato una crescita in quanto a intensità ed esplosività, riuscendo a subire solamente 3 reti nelle successive 8 giornate.

Di queste, tutte appaiono vincolate ad un fattore ‘S’, sfortuna. Per i nerazzurri, si intende. Se contro il Parma alla quarta Dimarco (ancora di proprietà Inter) ha estratto un eurogol dal cilindro, la rete di Chiesa due giornate più tardi è viziata di una fortuita deviazione di Milan Skriniar, che ha spiazzato il proprio portiere. L’ultimo gol subito, da Paloschi a Ferrara, è stato sì propiziato da un pessimo lavoro sull’uomo di Miranda, ma anche da un tocco di Vrsaljko sul cross dalla sinistra, che ha dato al pallone un giro pressochè imprevedibile.

Situazioni, coincidenze, fatalità. Anche di queste è fatto il calcio. In questo caso, i ‘cali di tensione’ della difesa nerazzurra hanno prodotto reti banali, ma spesso e volentieri pesanti. E dimostrano che, con più attenzione e concretezza, forse i palloni da raccogliere in porta sarebbero stati ancora meno, ed i punti ancora di più. Vero è che l’inizio di stagione sa essere duro per tutti e la condizione fisica dell’Inter – in particolare per qualche singolo – era apparsa fin da subito non delle migliori.

C’è comunque da sottolineare (e, per i tifosi nerazzurri, da celebrare) lo score importante, di una difesa che in estate è stata arricchita di due arrivi importanti: il ‘muro’ Stefan De Vrij, e Kwadwo Asamoah. Entrambi a parametro zero, entrambi da due dirette concorrenti. Entrambi con qualche difficoltà iniziale ma capaci presto di entrare nelle dinamiche difensive di Spalletti, oltre che nei cuori dei supporters nerazzurri.

Il resto del merito è da attribuire a Luciano da Certaldo, che mai come quest’anno è stato e sarà chiamato a scelte, tattiche e di uomini. Per quanto riguarda la difesa, la più importante è scaturita dal definitivo passaggio dalla linea a 3 a quella a 4 con la decisione di puntare sul 4-2-3-1. Per gli uomini, invece, quest’anno l’Inter può vantare 3 difensori centrali di primo livello, che necessitano e consentono la giusta alternanza. Per avversario, per condizione, per clima. Spalletti, quando si è trattato di prendere decisioni si è sbagliato di rado, specie in difesa, come testimonia l’esclusione di De Vrij contro la Lazio. Un buon esercito d’altronde, rende solo con un grande generale.

La miglior difesa è l’attacco, si dice tra sportivi. Eppure non fidatevi, non sempre è così. L’Inter è salita in classifica fino al secondo posto con una ottima difesa, con la migliore difesa. E se ora è tornata ad essere per molti la vera anti-Juve, è per i gol che non ha preso, piuttosto che per quelli segnati.


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