Spalletti: "Non si parli dello scudetto. Giampaolo-Inter? Io mi abbonerei"
Nemmeno il tempo di metabolizzare la prestazione di Napoli che per l'Inter è nuovamente tempo di tuffarsi sul campionato: domani sera, nell'anticipo della decima giornata di Serie A, i nerazzurri affronteranno l'ostica Sampdoria di Marco Giampaolo, protagonista di un ottimo avvio di campionato. Gara insidiosa che il tecnico nerazzurro Luciano Spalletti presenta nella conferenza stampa della vigilia presso l'Inter Media House di Appiano Gentile.
Cosa le è piaciuto di più a Napoli?
"Tante cose, però allo stesso tempo si trova sempre qualcosa per andare a discutere dove migliorare. Bisogna fare così, non dobbiamo credere che ci sono dubbi sulla strada da percorrere. Dobbiamo fare passi avanti, quindi si fa un discorso completo. Noi vogliamo arrivare, dove non lo sappiamo ma vogliamo arrivare. Dipenderà dalle dimostrazioni che vogliamo dare ogni volta. La cosa che mi è piaciuta di più è l'essere andata a giocarsela, qualche volta ho stretto i denti quando hanno palleggiato bassi dentro l'area ma poi sono usciti bene creando difficoltà al loro pressing. Certe volte lo hanno fatto troppo e diventa rischiosissimo visto che il Napoli è una squadra abile a riconquistare il pallone nell'altra metà campo, lì non c'è palleggio: vanno dritti e tirano. Questa convinzione mi è piaciuta".
Quanto è insidioso il match di domani?
"Le partite sono tutte insidiose, poi quando vai a giocare contro squadre di questo genere, con un certo entusiasmo e un certo allenatore e una certa spensieratezza diventano più insidiose. Loro sono costruiti bene sull'allenamento, Giampaolo è fortissimo e rende fortissime le sue squadre. Dobbiamo essere bravi a ripartire da zero e affrontare le insidie di ogni partita, ci vuole sempre la stessa attenzione, qualità e personalità. Bisogna riazzerare tutto".
Quanto sarebbe gustoso vincere per dare un segnale alle concorrenti?
"Non ci interessa mettere paura a nessuno, vogliamo creare un contesto dove ci si mette sempre qualcosa in più, cercare di andare sempre avanti e consolidare le nostre certezze. Guardiamo in casa nostra".
Pensa a un mini turnover?
"Difficile dirlo, devo rivederli. Ieri c'erano degli affaticamenti, siamo a metà del guado visto che c'è una giornata ancora per recuperare. Domattina faremo qualcos'altro, oggi faremo qualcosa che possa permettere un completamento di recupero. Decideremo domani, funziona così anche per me".
L'inno della squadra dice 'Pazza Inter', negli ultimi anni gare come quelle con la Samp sono costate care. Bisogna fare un passo in più sul piano psicologico?
"La Sampdoria è forte, gioca un calcio importante. Quando prima dicevo di Giampaolo, forse gli sono stati tolti i pezzi migliori e la qualità di gioco è la stessa. Si parla spesso di allenamento dei muscoli, ma prima va allenata la testa oltre alle gambe. Quella ti crea i presupposti per anticipare ciò che accadrà e prepararsi per ogni partita. Bisogna valutare sempre queste insidie, ricreare i presupposti corretti fatti di metri, di contrasti, di palle recuperate, di rientri degli attaccanti per fare squadra corta. La Samp è del nostro livello, ci è arrivata davanti l'anno scorso. Ora perché noi dovremmo mettere dietro una squadra che l'anno scorso non ci fece vedere palla? Già lì è il ragionamento da fare. Siamo fortissimi, ma siamo la stessa squadra che in un momento ha fatto bene in un altro malissimo. Dobbiamo usare le nostre qualità, essere bravi a prenderle da noi e metterle in pratica".
Miranda ogni tanto esce palla al piede rischiando molto, è una cosa che preoccupa?
"Assolutamente no... Miranda è quello che trasferisce agli altri giocatori la convinzione di essere forti. A volte se la prende comoda, ma se serve 5 mette 5,5, se serve 8 mette 8,5. Non esagera nell'uso delle sue qualità, ma serve che non dia vantaggi agli avversari e non lo fa mai. Non esagera, ma arriva sempre sull'obiettivo".
Giampaolo dice che parla bene di lui perché gli vuole bene. Ma perché lo reputa fortissimo?
"Perché sa fare bene il suo lavoro, lo conoscevo già perché ha allenato a Empoli. E' partito da niente e allena una delle squadre più forti della Serie A ed è finito nel mirino di grandi club. Se la merita tutta questa attenzione. Vorrebbe allenare l'Inter; ha detto. Io sarei il primo abbonato della stagione: per l'Inter sarebbe una garanzia, qui serve gente forte e lui sarebbe così. Si vede da come riesce a creare compattezza nel gruppo, nella capacità di lavorare fianco a fianco, nella professionalità e pignoleria nelle analisi, nei video post-gara, nel vedere gli avversari. Forse sono più fortunato di lui avendo qualcuno in più nello staff; li ha anche lui, ma serve fare tante cose e lui le fa. Lui all'opposizione? E' partita una rumba... Mi ha scritto il Ministro Luca Lotti, mi ha detto che se tutti vogliono fare i ministri spero si liberi una panchina se no si resta senza lavoro".
Che Skriniar le ha consegnato?
"Tu magari vedi giocatori perché ne parlano i tuoi collaboratori. Io se posso telefono all'allenatore, se la risposta è: 'Se mi levi anche lui...'. Me ne ha sempre parlato benissimo, questo conferma la sua serietà. E' facile parlare bene di Giampaolo, spero possa allenare l'Inter".
Che effetto le fa essere definitio Ministro della Difesa?
"Sarri sa dare sempre il massimo professionalmente, sul piano qualitativo l'ho definito Ministro dell'Economia. Spero che lui abbia detto così perché ha pensato altrettanto. E' uno bravo, come me l'ha detto non lo so, può dire ciò che vuole".
Cosa ha detto la gara di Napoli sul piano della differenza con loro? C'è ancora tanto gap?
"Per ora sì, sul piano della qualità del gioco c'è differenza. Sul piano delle possibilità di giocatori magari meno sulla fase del possesso palla e dell'anticipazione della giocata. Sono padroni di questa ricerca del gioco, hanno sicurezza delle loro qualità e sanno bene le giocate da fare: noi dobbiamo fare qualcosa in più, crescere ancora di più. Per dire, Vecino si sta mettendo a suo agio in un contesto dove forse non aveva la sicurezza di starci fino in fondo, perché nelle prime gare le sue percussioni non si erano viste. Lui deve stare tranquillo perché qui dentro sta bene, non è tirato in questo contesto. Si è visto in queste ultime due gare dove è apparso più tranquillo ed ha esibito le sue qualità".
Adesso viene il bello? Qual è lo step successivo?
"L'ho un po' detto, bisogna puntellare le scelte e avere una ricerca costante di nuove opportunità. Non ci facciamo tirare nel vortice delle domande e dei commenti, sappiamo come siamo fatti, i nostri pregi e difetti. Spero che anche per voi sia così... Continuate a domandare dello scudetto, ma fino a che ne parlate vuol dire che non lo siamo perché avete dubbi. Alla Juve non lo domandate mai, quindi per essere da scudetto serve che non ce ne parliate più. Dobbiamo migliorare alla Pinetina, usarne meglio le strutture per aumentare le qualità e le certezze, è un passo dopo passo. Se sei impostato bene col corpo hai fatto due passi nel giusto equilibrio. Poi potete dire ciò che volete, i giocatori assumono quelle sembianze che vogliono loro, perché sanno cosa vogliono e dove vogliono arrivare".
Chi sono gli affaticati?
"Io e Marco Domenichini (ride, ndr)... Ci sono le partite che danno ulteriore stress, visto anche il viaggio e il ritardo all'antidoping. Siamo andati via alle tre e mezza, e poi dopo quello stress di attenzioni e voglia di mettere quelle capacità non si dorme, non ci si rilassa. Spero si siano riposati prima di stamattina, penso si siano alzati ora alcuni per la partita giocata, non perché sono andati tardi a letto".
Cambiasso ha detto che Skriniar gli ricorda Samuel. A che punto è il suo processo di crescita?
"Ha ancora tanti margini di miglioramento. Ci piacque subito la sua risposta al momento della trattativa, poi ha confermato di essere quella persona lì, ha confermato al direttore la prima sensazione avuta. La sua volontà è sempre stata l'Inter, al direttore è piaciuto il suo modo di rispondere. Poi lui ha gli occhi espressivi, sa dove andare: quando si ha a che fare con ragazzi così è una scorciatoia per gli allenatori mettere i punti di riferimento per esibire la qualità di calcio. Per me è al 60% delle sue potenzialità: è forte fisicamente e di testa, sa giocare la palla, nell'uno contro uno devo vederlo saltato. Vedrete quante squadre saranno interessate a lui, e la cosa mi fa un po' paura perché quando vanno in giro i nostri direttori che riportano che si è preso qualcuno non temo niente perché non me ne frega niente e perché non si prende nessuno, ho paura che si instaurino certi rapporti perché questi non devono andare via".
Ha capito perché in questi anni l'Inter non ha reso come avrebbe dovuto? Cosa non ha funzionato?
"Sarebbe presuntuoso, come posso dire cosa non ha funzionato l'anno scorso. Io dico cosa funziona ora, cosa ho trovato adesso: un gruppo tra i migliori che ho mai allenato in vita mia. Stasera chi vuole può andare a casa a dormire, non impongo più niente a questi ragazzi. Io mi posso fidare di loro, sanno loro cosa fare, quali sono gli obblighi per stare dentro una squadra. Ognuno è allenatore di se stesso, quando io sono al punto di dover imporre perché temo certi atteggiamenti siamo rovinati. Mi è capitato di trovare un giocatore che fumava di nascosto e buttava via la sigaretta. Quando non è con me però può fumare anche due pacchetti, magari se fuma fa quei cento metri in più, ma se sento odore di fumo in camera e lui mi frega aprendo la finestra non esiste. Io posso dirgli le cose che possono dargli vantaggi, ma poi sono loro a valutare tutto".