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Stramaccioni: "Gap Primavera-Serie A enorme. Ho vinto una Champions giovanile con l'Inter, il giorno dopo..."

di Egle Patanè
Fonte: Dall'inviato Simone Togna

Presente all’evento 'Calcio e futuro, prospettive di sviluppo e formazione del calcio giovanile', l'allenatore Andrea Stramaccioni, ex guida dell'Inter Primavera salita sul tetto d'Europa conquistando la Youth League del 2012 e passato l'anno successivo sulla panchina della Prima squadra, ha affrontato la problematica nazionale del gap di preparazione tra settori giovanili e prime squadre riscontrato nel passato in nerazzurro. Di seguito le dichiarazioni rilasciate dal palco raccolte dall'inviato di FcInterNews.it. "Credo di aver avuto la fortuna di aver lavorato per due dei più grandi settori giovanili italiani, e forse anche d’Europa", ha premesso applaudendo il lavoro svolto e l'attenzione rivolta negli anni ai settori giovanili da parte della Roma, oltre che dall'Inter, sue ex squadre "che hanno creduto nei propri giovani perché il settore giovanile della Roma di Bruno Conti e dell’Inter di Roberto Samaden, e non lo dico perché è qui ma perché lo fanno i numeri, credevano veramente in ciò che facevano e hanno portato tantissimi giocatori in Serie A che tutt’ora giocano in Serie A, anche alle volte con percorsi particolari. Ho fatto l’Europeo con l’Italia e c’erano quattro giocatori di quel settore giovanile della Roma  e di quelli soltanto uno è ancora alla Roma, Lorenzo Pellegrini, perché Scamacca, Frattesi e Calafiori non erano stati profeti in patria, però per me sono sempre usciti dall’hangar di Trigoria, per non parlare di quelli dell’Inter". 

"Se io sono arrivato in Serie A lo devo al settore giovanile, alla fiducia del presidente Moratti ma anche ai giocatori che ho allenato come Chivu, che mi hanno ritenuto pronto nonostante avessi fatto solo un percorso di settore giovanile e dopo le mie esperienze italiane ho girato tanto e all’estero la prospettiva, dico ahimé, diversa. Il giovane ha una corsia preferenziale. Un po’ voglio portare alla luce un cambio generazionale che purtroppo c’è. È una cosa banale ma è la verità, non si gioca più tanto per il gusto del gioco, quello vero, per strada, feroce, quello che ti rimane dentro è stato sostituito dall’attività ludica da divano della play station, del comfort... e questo è un dato vero. Ma allo stesso tempo, io sono stato l’allenatore testimone vivente di una squadra, dell’Inter, che ha vinto una Champions League giovanile e il giorno dopo non c’era un solo giocatore pronto per la Serie A. Il 2-3 aprile abbiamo vinto contro l’Ajax in finale che avevano tanti giocatori pronti che anche giocavano in prima squadra, abbiamo battuto Tottenham, Harry Kane, Sterling, Liverpool… E praticamente io, lo stesso allenatore, con i miei ragazzi dell’Inter (in prima squadra, ndr), con Chivu, Milito, Cambiasso, Zanetti facevo fatica e li lasciavo in panchina. Ma ero sempre io, a volte si dice che l’allenatore della prima squadra non li vede, ma in quel caso ero sempre io. Questo perché? Perché il gap tra la Serie A e la nostra Primavera era enorme a livello proprio di preparazione". 

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