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Suazo: "L'Inter è un sogno che si è avverato, ho giocato con tanti top. Mancini, Mou e Benitez tecnici vincenti"

di Stefano Bertocchi

Protagonista di una lunga chiacchierata con Concacaf.com, David Suazo ripercorre la sua carriera concentrandosi sull'esperienza in Europa e in Italia, cominciata con la maglia del Cagliari: "Cagliari è una parte della mia vita in cui mi sono formato un calciatore e un uomo. Sono arrivato a 19 anni e me ne sono andato a 27, quindi da ragazzo a uomo. Il Cagliari mi rappresenta a livello internazionale come calciatore. Mi hanno dato il tempo di crescere dal punto di vista calcistico, fare errori nel calcio è importante per un giocatore. Avevo grandi allenatori che credevano nelle mie capacità, quindi Cagliari è un posto speciale. Quando ho smesso di giocare, sono rimasto in città e la mia famiglia è nata e cresciuta qui. Mia moglie è italiana, quindi Cagliari è la mia seconda casa" assicura l'honduregno.

Nell'estate del 2007, David si trasferisce a Milano e inizia la sua avventura all'Inter: "Quando passi da un piccolo club ad un grande club storico come l'Inter, ti trovi in ​​una situazione completamente diversa. Stai giocando con giocatori di alto livello; stai giocando per i top manager. Penso che sia stata una grande decisione perché eravamo campioni quell'anno e poi nel 2010 ho avuto modo di lavorare con Mourinho: vincere la Champions League (prestito al Genoa dal gennaio 2010, ndr) e giocare con giocatori come Samuel Eto'o, Diego Milito, Zlatan Ibrahimovic, Luis Figo, Adriano, Marco Materazzi, Samuel, Ivan Cordoba, Esteban Cambiasso…. Ritrovarti con questi giocatori nello spogliatoio, giocando nel più grande stadio contro i più grandi giocatori nelle migliori competizioni del mondo, ti rende orgoglioso. E per me, come honduregno, far parte della storia di un grande club come l'Inter è un grande orgoglio. Sono sogni che si sono avverati".

Capitolo allenatori: "Mancini, Mourinho e Benitez sono tutti tecnici che ho avuto all'Inter e tutti allenatori vincenti. I loro atteggiamenti erano contagiosi per me e lo stesso per i giocatori. Ibrahimovic ha vinto, indipendentemente da dove sia andato. Lo stesso vale per Eto'o e Figo: quelli sono giocatori che ti trasmettono automaticamente quella positività che poi rimane con te".


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