Thuram sposta il pullman giallorosso davanti a Rui Patricio: magistrale conduzione nerazzurra
La carica e l'entusiasmo per incendiare uno stadio già incendiato. L'Inter parte alla grande e in un San Siro spettacolare c'è ancora l'ingrediente tradizionalista, ormai un marchio nerazzurro, quello dell'aggressività. L'obiettivo è chiaro: fare intendere alla Roma con istinto immediato quali sono le battagliere intenzioni della truppa nerazzurra. E infatti Calhanoglu fa tremare la traversa. San Siro spinge come sa fare, a più non posso, estraendo le voci di tutti i cuori nerazzurri presenti in tribuna. Fischi, cori e grande entusiasmo. Il predominio della prima frazione è totale e viene certificato dai numeri. Il Biscione gioca con intensità e dinamismo, costruisce proiettandosi con grande costanza dalle parti di Rui Patricio. Che compie un miracolo d'istinto sul tiro di Thuram molto vicino alla finalizzazione conclusiva. Manca solo la precisione realizzativa, oltre a quel tempismo che può far scatenare il pubblico di fede nerazzurra. Il presidio è netto e chiaro, lampante e talvolta imbarazzante. Ma d'altronde la Roma è così, sta dietro e si chiude, cercando di spezzare il ritmo avversario.
TRA INERZIA E INTENSITÀ. La genesi di qualche cenno offensivo arriva a inizio ripresa, l'Inter controlla l'esecuzione evolutiva senza patemi, come quanto la rotazione dei centrocampisti nerazzurri porta alla ricezione smarcante verso Dimarco e Dumfries. Inzaghi pare aver capito, se mai ce ne fosse stato bisogno, il canovaccio della realizzazione. Quello giallorosso è puro cantenaccio, lasciando possesso e costruzione ai nerazzurri per ripartire qualche volta in avanti. Circolazione palla dinamica e rabbiosa, funzionale agli affondi immediati. Attenzione e pazienza sì, ma gli scontri della ripresa non sono risolutivi, per il momento. Trafiggere le rispettive resistenze diventa un miraggio, anche quando il varco si apre sui fronti. Elettricità fulminante, cross avvincenti e spazi che si chiudono e si aprono senza soluzione di continuità. Strappare le energie sfruttando anche le più piccole crepature avversarie è l'obiettivo della Roma. E quando Lukaku fa una bella giocata delle sue (copertura palla quasi con velo, mandando a vuoto il difensore), apre il varco per la risoluzione di El Shaarawy stoppato da Bastoni. Poi Sommer si supera con una parata superba su Cristante.
RAZIONALE E IRRAZIONALE, S'INFIAMMA SAN SIRO. Vertenze razionali, quasi. Azione e reazione devono saper coesistere. Una coesistenza per trasformare la carica emotiva in un'elevata tensione. Razionalità rapida, è ragionamento deduttivo (che parte da una legge generale, quella della verticalità, e finisce nella particolarità episodica). Chi scende in campo impara a capire che quel prato verde, se lo ascolti bene, può indirizzarti sulla tua isola, al netto delle tempeste, che possono colpirti in via istantanea. È un ritratto che abbiamo già avuto modo di sviscerare, nei meandri del prato verde indicativo di sentenze. Lo svisceriamo ancora, perché i ritmi s'impennano a fiammate e San Siro s'infiamma quando i nerazzurri vanno vicini, a ripetizione, al vantaggio. Dimarco aggancia alla grande: traversone perfetto, il senso del tempo per la stoccata che trafigge la resistenza di Rui Patricio. Brucia la retroguardia giallorossa. Asslani degno di nota nel traversone. Il mancino arcuato e mastodontico di Dimash, per il transalpino che in agguato attiva il killer instinct. Tikus fa cadere il pullman dalla linea parallela. Carlos Augusto fa tremare la traversa con il destro, i nerazzurri trionfano. Con un gol di scarto, ma dando una forte dimostrazione a tutti.