Toldo: "Europeo, Francia e Olanda: vi racconto. Mou? Lui rimane il numero uno"
"L'ho capito prima di tutti gli altri. I portieri hanno un sesto senso. Come in un sogno, un'azione di un istante può diventare un'eternità". Questa la massima di Francesco Toldo, intervistato a Milano da Le Monde a due giorni dalla finale di Euro 2016 tra la Francia padrona di casa e il Portogallo. L'ex portiere e oggi ambasciatore nerazzurro per Inter Campus ha rievocato il cammino fatto dall'Italia nell'Europeo del 2000, dove lui fu assoluto protagonista, pur non potendo impedire la sconfitta al golden goal nella finale con i Bleus.
"Avevamo fatto miracoli. Ma la Francia quell'anno aveva dei giocatori incredibili. Erano campioni del mondo. Sono partiti piano all'Europeo e sono cresciuti di partita in partita. In finale tenevano il pallone e ci facevano correre. Noi, al contrario, avevamo un gioco che ci faceva perdere troppo energie. Eravamo con la lingua di fuori. Dopo il gol di Wiltord (l'1-1 al 90', ndt), sapevo che era la fine". Toldo scese in campo per tutto l'Europeo al posto di Buffon, infortunatosi a una mano nell'amichevole contro la Norvegia. "Quell'anno tutto il mondo si accorse che l'Italia aveva un altro portiere. Fino a quando un portiere non fa qualcosa di straordinario, nessuno lo nota".
Memorabile fu la semifinale disputata in dieci uomini dagli azzurri contro l'Olanda, vinta ai rigori per 3-1 dopo che Toldo neutralizzò in partita il primo penalty a Frank De Boer e poi ne parò altri due, di nuovo al difensore degli Oranje e a Bosvelt. "Quella sfida è durata non ore, ma giorni interi. I fantasmi erano tornati ad assalirci. Il match diventò una guerra di nervi". Le sue parate ai tiri dal dischetto mandarono avanti la Nazionale di Zoff. "Quando un portiere vuole che il pallone non entri, quello non lo fa".
Allora Toldo vestiva la maglia della Fiorentina. Poi arrivarono l'Inter e i trofei ottenuti a San Siro, fino alla Champions League vinta sotto la guida di Mourinho, "il migliore allenatore che ho conosciuto". Dopo il 2010 una breve parentesi da preparatore dei portieri delle giovanili, ruolo che decise di abbandonare perché "non sopportavo più i ritiri, lo stare lontano da mia moglie e dai miei figli. Ma se un portiere vuole dei consigli, io sono sempre disponibile". La prima lezione è semplice: "Bisogna tuffarsi 200 volte in allenamento e tornare a casa con le ginocchia e i fianchi sfiniti". Mentre la regola numero uno è "essere leali e al servizio della squadra".
Il ruolo del portiere non è mai facile. "Un attaccante, quando si sbaglia un'azione, può sempre prendersela con il centrocampista, il centrocampista può incriminare la difesa e la difesa può incolpare il portiere. Ma io? A chi do la colpa? Ai tifosi dietro di me? No, a nessuno. Devo assumermela io". Oggi Toldo è impegnato con Inter Campus, progetto che lega sotto i colori nerazzurri i bambini di tutto il mondo. "In effetti è bizzarro. Il portiere sta da solo. Non indossa la stessa maglia dei suoi compagni. Gioca con le mani. Ma è anche quello che cerca di formare un legame tra i suoi compagni nello spogliatoio e di separarli quando litigano. Può essere una questione d'autorità".