Toto-panchina: ecco la lunga lista dei candidati e la loro situazione
L’Inter non molla la presa, ma la strada che porta a Fabio Capello si fa sempre più impervia. L’ostacolo principale è l’unione di intenti tra il Ct inglese e la FA, che probabilmente proseguiranno la loro collaborazione fino all’Europeo 2012 in Polonia e Ucraina. Porta semichiusa, dunque, per l’Inter, con i nerazzurri che a questo punto dovranno puntare su un altro allenatore. Oggi Ernesto Paolillo ha confermato che la volontà del club è dar fiducia a un tecnico esperto, che magari abbia già vinto in Europa. L’identikit perfetto di Capello, che però oggi è più no che sì. Il nodo allenatore è fondamentale in casa nerazzurra, visto che il mercato si baserà in particolar modo sulle necessità della new entry per la panchina. Senza confrontarsi con lui, difficilmente gli uomini di mercato di Corso Vittorio Emanuele affonderanno i colpi che stanno preparando in questo periodo. La stessa posizione di Maicon dipenderà molto dalla volontà del nuovo tecnico: sarà lui a decidere quanto il brasiliano sarà necessario nel suo progetto tattico, come ha confermato l’amministratore delegato nerazzurro oggi pomeriggio. Priorità alla panchina, dunque, con tanti punti interrogativi.
Se davvero la società cerca un allenatore esperto, non può che decadere l’ipotesi Sinisa Mihajlovic, prossimo sposo della Fiorentina ma ancora titubante (strano che non abbia ancora firmato il contratto con i viola…), forse in attesa di una chiamata last minute da Milano. Resta in piedi la carta Rafa Benitez, allenatore che vanta un buon curriculum, ma troppo costoso per le reali intenzioni di Moratti. Tra rescissione con il Liverpool, contratto e ingaggio del suo ‘ricco’ staff, se ne andrebbero oltre 20 milioni di euro. Anche la posizione di Guus Hiddink, dal punto di vista economico, non è delle migliori, avendo il Ct della Turchia un contratto oneroso e blindato con la federazione turca. Dal punto di vista tecnico e tattico, comunque, l’olandese non dispiace affatto e ha in Sneijder uno sponsor di primo livello, anche se il suo agente si è detto molto pessimista circa un suo approdo in Italia.
Per quanto riguarda Zdenek Zeman, nonostante la simpatia nei suoi confronti e la gioia nel ricevere la sua disponibilità, difficilmente Massimo Moratti opterà per la carta boema. Pur ricco di esperienza e preparazione tattica, Zeman non corrisponde esattamente al tipo di allenatore di cui ha bisogno una squadra vincente come l’Inter odierna. Troppi i voli pindarici che il boemo si è concesso in carriera, gettando più volte a vento partite già vinte, anche con il bel gioco. Ma l’Inter non può limitarsi a divertire il pubblico, deve vincere anche con il pragmatismo, come Mourinho ha insegnato. Anche Roy Hodgson, legato a Moratti da una profonda amicizia, può tranquillamente tirarsi fuori (come ha fatto nel pomeriggio), perché un suo eventuale arrivo stravolgerebbe l’alchimia creatasi in queste due stagioni. Poi, serve un personaggio di polso, e l’inglese è più un tattico che un leader del gruppo.
L’ipotesi Dunga, per quanto gradita ai brasiliani, non andrebbe scartata a priori. Il Ct della Seleçao avrebbe dato la sua disponibilità a guidare l’Inter, ma il suo carattere di ferro potrebbe danneggiare l’armonia del gruppo nerazzurro, oggi più che compatto e poco propenso ad accettare imposizioni considerate antidemocratiche. In altre parole, Dunga non è il tipo di allenatore (come del resto Capello, ma la preparazione tra i due è diversa) che stringe legami umani particolarmente solidi con i suoi giocatori. Molto difficile anche la pista che conduce a Pep Guardiola. Anche se il tecnico del Barcellona attende l’elezione del nuovo presidente blaugrana, la sua posizione di allenatore resta salda, perché la società, a prescindere dal nuovo responsabile, non si priverebbe mai di un tecnico vincente come lui. Il catalano sarebbe l’ideale per la panchina nerazzurra, perché considerato un vincente e, soprattutto, dotato di stile, aspetto che Moratti non considera affatto di poco conto. Il problema sarebbe ricucire il rapporto con Eto’o, con il quale Guardiola tempo fa disse di non avere molto feeling.
Infine, potrebbe persino essere presa in considerazione l’ipotesi Luciano Spalletti, che pur essendo legato allo Zenit non disdegnerebbe un ritorno in Italia, dalla porta principale per giunta. Il suo aplomb molto inglese e la conoscenza del modulo (4-2-3-1) che ha reso grande l’Inter di Mourinho sono due vantaggi da non sottovalutare. Inoltre, Spalletti è un allenatore che si fa apprezzare dai suoi giocatori, e pratica anche un gioco piacevole e vincente. A Roma le sue dimissioni sono state forzate dalla fine di un ciclo più che positivo, ma il suo lavoro rimane ottimo. Se davvero ci fosse la possibilità di strapparlo ai russi, con il suo benestare, Spalletti potrebbe diventare un serio candidato per la panchina dei Campioni d’Europa. Staremo a vedere, al momento ci sono solo punti interrogativi sul futuro della panca nerazzurra. Il primo step sarà conoscere ufficialmente le intenzioni di Capello, poi via al valzer dei candidati. Ognuno con pro e contro.