Tra la tassa Denis e le verità di Ricky. Adesso il Friuli diventa un crocevia
Nella mitologia greca era una ninfa, figlia di Iaso e Climene, implacabile nella corsa. Per i suoi tifosi è la ‘Dea’, una figura divina, sacra, degna di una fede incrollabile come è quella dei sostenitori orobici. Per l’Inter e i suoi tifosi, però, da ieri in poi il nome di Atalanta sarà immediatamente associato ad un’altra parola: tabù, per non dire incubo. La maledizione della Dea continua, da cinque anni l’Inter non riesce ad ottenere un successo in casa della formazione di Bergamo, e Stefano Colantuono continua nella sua striscia di risultati positivi coi nerazzurri. E dire che non gira male alla formazione di Walter Mazzarri, che però ancora una volta ricasca in un errore già sottolineato dallo stesso tecnico in conferenza stampa lunedì: i cali di attenzione, che ancora una volta sono costati dei punti lasciati per strada. Che ora cominciano a pesare parecchio, anche in considerazione della lotta per la Champions.
RICKY FACTOR – Certo, se quel tiro scoccato dalla lunga distanza, forse saremmo qui a usare ben altri toni, al di là del fatto che quello di ieri è un risultato che sostanzialmente non fa una piega. Ma quell’ultimo brivido poteva regalare all’Inter una gioia insperata, salvo poi spegnersi a cinque centimetri dal palo. Ma ciò nulla toglie alla prestazione di Ricardo Alvarez, autore del gol nerazzurro e più in generale di una prova soddisfacente. Rimane la pecca di avere ricordato nel momento sbagliato il fatto di essere stato compagno di squadra di Maxi Moralez al Velez Sarsfield servendogli il pallone dal quale nasce il gol di Denis, ma tutto sommato l’anima di questa squadra resta immancabilmente lui. Meneur de jeu sopraffino, meriterebbe miglior sorte in almeno un paio di circostanze a parte quel tiro incredibile. Ma quello che stupisce di Ricky Maravilla, al di là dei suoi progressi mostruosi, è la personalità mostrata anche fuori dal campo, nelle dichiarazioni post-gara. Nelle quali ha spiegato la verità dando pane al pane e vino al vino: troppo ingenui, non si può non mantenere il vantaggio, per lottare per lo scudetto non basta. E nessuna dedica per il gol, perché inutile. Alvarez che tira fuori anche il carattere e striglia i compagni, un leader occulto ma non troppo. Che differenza con quello sbiadito dei primi tempi.
IL REBUS MATEO – Non ha brillato, questo è fuori di dubbio. A volte si è perso in arzigogoli pericolosi, come quello nella propria metà campo che è costato un contropiede importante dell’Atalanta. Addirittura lo si è visto scivolare sul campo con un’inquietante frequenza nemmeno stesse giocando su un pavimento zuppo di sapone. Non è stata una serata felice per Mateo Kovacic, e il pubblico comincia a chiedersi con una certa insistenza: cosa sta succedendo a questo ragazzo, solo pochi mesi fa diventato in breve tempo l’anima dell’Inter? Walter Mazzarri nel dopo-partita ne ha preso le difese, sostenendo che fra 2-3 anni sarà un giocatore fondamentale per la squadra in cui giocherà. Va bene, va benissimo, ma del Kovacic di adesso che ne sarà? Delle sue magie evidentemente l’Inter ne ha bisogno proprio in questo momento, ma la sua classe fatica a trovare la scintilla giusta per accendersi. Potrebbe bastare anche un singolo episodio, si dice, perché il resto venga da sé; vero anche questo, ma in questo momento Mateo sembra come intrappolato in un labirinto. Starà a Mazzarri e a lui trovare una via d’uscita, i tifosi restano in attesa. Annotando, però, che un Mauro Icardi ancora non al 100% in nemmeno 45 minuti in campo è riuscito a regalare un bel po' di grattacapi alla difesa orobica. Il destino, però, per lui ha preso la forma di un palo…
L’AGO DELLA BILANCIA – Il discorso è sempre lo stesso: ad un attacco super, al momento il migliore della Serie A in attesa della gara di stasera della Roma contro il Chievo, continua a corrispondere una difesa che fa fatica e continua a subire. In cinque gare sono arrivati ben dieci gol, e nemmeno la discreta prova di Rolando e l’esperienza del rientrante Walter Samuel (mentre Juan continua a ballare) sono servite ad evitare di uscire imbattuti dall’Atleti Azzurri d’Italia, anche perché è proprio The Wall a commettere l’errore di farsi mangiare in testa da German Denis. I problemi sono coincisi con l’assenza dal campo di Hugo Campagnaro, una defezione che nel giro di pochi mesi è diventata pesantissima per l’impatto avuto dall’ex difensore del Napoli nella nuova realtà. I tifosi attendono con impazienza il suo rientro. Che però non avverrà prima della gara di Udine: a quel punto, non resta che auspicare che al cospetto di Di Natale e compagni la retroguardia serri a dovere le fila, evitando leggerezze che una squadra come quella friulana può far pagare carissimo. E dimostri, finalmente, che questo reparto ha la maturità giusta, in grado di essere da solo artefice del proprio destino. Ne va del futuro di questa stagione, con o senza il Toro di Moron.
IL DAZIO – Più implacabile delle varie Imu, Tares, Irpef, e di altri balzelli che gravano sulle teste degli italiani, all’Inter è arrivato puntuale il bollettino di avviso di pagamento della tassa German Denis. Implacabile, l’attaccante argentino, che quando vede il nerazzurro dell’Inter si scatena come il toro nell’arena. Dopo i cinque gol tra andata e ritorno della scorsa stagione, il Tanque ha timbrato il cartellino anche questa volta: balzo liftato a sorprendere Samuel e palla alle spalle di Handanovic rimasto di sale. Maxi Moralez ha fatto ammattire la retroguardia interista con le sue corse senza tregua, Carmona si è dimostrato essere un infaticabile recupera palloni, ma il terrore è sempre lui, l’uomo di Lomas de Zamora, l’uomo con cui l’Inter ormai ha lo stesso feeling di Superman con la criptonite.
ASPETTANDO ERICK – Si era parlato di calendario abbordabile dopo la pausa: magari lo è ancora, anche se perdere punti in continuazione non fa piacere e alla lunga può risultare pesante. Mazzarri continua a sottolineare come ancora si deve crescere, evitare cali di tensione, e il gruppo deve recepire questa lezione, pena bocconi amari come questi. Domenica si andrà a Udine, campo altrettanto ostico anche se in versione ridotta per i lavori di ammodernamento, e un altro passo falso potrebbe diventare ancora più gravoso, anche se non avrebbe magari il carattere di sentenza definitiva sulle speranze nerazzurre. Il tutto in attesa dell’avvento di Erick Thohir, che prima di diventare ufficialmente il nuovo proprietario dell’Inter potrebbe passare da San Siro per assistere a Inter-Livorno. Ma già domenica, sarebbe cosa buona permettere a Thohir di mandare un messaggio a Massimo Moratti con un testo che recita più o meno così: “Three points, bro”.