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Tra mercato a metà e la rivoluzione di Strama: viaggio nella crisi Inter

di Alessandro Cavasinni

Il bruttissimo stop interno con il Siena ha restituito al campionato un'Inter timorosa e impacciata. Mai così giù la squadra di Stramaccioni da quando il tecnico romano si è seduto sulla panchina interista. Zero vittorie casalinghe in cinque uscite ufficiali dopo che, lo scorso anno, erano state tutte vittorie: un passo indietro importante e pesante, che azzera quanto di buono l'Inter fa in trasferta.

QUANTO DURA IL CREDITO? - Ma se con la Roma la partita era stata persa per un rimpallone a metà campo che aveva innescato il gol di Osvaldo, ieri le pecche sono emerse soprattutto a livello tattico, contro un avversario decisamente alla portata (Cosmi ce lo consentirà). L'Inter, ieri, aveva tutto per lanciarsi all'inseguimento della Juve, e fa rabbia vedere che tutte le altre hanno perso punti, dal Napoli alla Lazio. Consola zero il fatto che il Milan stia peggio. Diciamolo chiaro e forte: quest'anno i nerazzurri hanno molte più armi dell'anno scorso. Soprattutto, rispetto alla stagione nera alle spalle, c'è un clima diverso, anche dopo le sconfitte. Un credito che però potrebbe esaurirsi ben presto di questo passo.

MERCATO A META' - Come sempre, una crisi (forzando un po' il mini-ciclo di insuccessi) ha tanti padri. Partiamo dal mercato. Evidente come manchi un centrocampista in grado di garantire fisicità e geometrie. Come si sapeva, Guarin è una mezzala, mentre Gargano un comprimario. Serve come il pane uno come Paulinho, che in questa squadra sarebbe titolare fisso. Ieri non ha fatto male Pereira sull'out di sinistra, così come Nagatomo sull'altra fascia. Però manca almeno un attaccante, a prescindere dal rientro di Palacio. Perché Milito non può sempre sorreggere tutto il peso dell'attacco e perché, quando sei sotto nel punteggio, non è sufficiente imbottire la trequarti di mezzepunte.

SLEGATI IN CASA - Tatticamente, poi, l'Inter in casa sembra preda della crisi di identità. Uno la vede in trasferta bella, pimpante, armoniosa e si fa una certa idea di squadra. Poi al Meazza viene tutto ribaltato. Reparti slegati, difesa perforabile e attacco sterile. L'erba mista del nuovo terreno c'entra poco. C'entra, semmai, la differenza nel gestire il match e farlo. Certo, non sempre ci sarà SuperPegolo, però è innegabile che la manovra non sia lucida ed efficace come dovrebbe essere. E dietro si balla troppo nonostante le prove dignitose dei singoli.

BOX AFFOLLATI - Ovviamente, poi, c'è il capitolo infortuni. Sta pesando tantissimo lo stop di Palacio che, di fatto, in campionato non s'è mai visto. L'acquisto migliore del mercato è ai box, proprio nel reparto che avrebbe maggior bisogno di ricambio: basterebbe questo a far comprendere l'importanza di uno come il Trenza, tra l'altro l'attaccante più ispirato fin dalla pre-season. Senza contare i forfait vari di Chivu, Mudingayi, Stankovic, Obi, Mariga e Alvarez: troppi decisamente, a nemmeno un mese dall'avvio della Serie A.

LA FORZA DELLE IDEE - Ammirabile la scelta societaria di puntare su un tecnico giovane e preparato quale Andrea Stramaccioni. Ma i progetti vanno sposati in toto e proprio in questi momenti si deve difendere la propria idea senza farsi condizionare da fattori esterni più o meno leciti. Le sconfitte pesano, ma peserebbe di più la sfiducia in Strama e in tutta l'impalcatura. Che sarà stata anche costruita a metà (mancano un esterno alto, un vice-Milito e Paulinho), ma che può far bene e meglio fin da subito. Senza alibi. Moratti lo sa e ieri, dopo il ko, è entrato negli spogliatoi per rincuorare e motivare tutto il gruppo, allenatore compreso. Che ha l'appoggio totale e giustificato di tutta l'Inter. Juventus a parte, le altre sembrano aspettare che l'Inter di Strama sbocci: non facciamoli attendere troppo.


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