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Un bel 1° tempo non basta. L'Inter paga un cambio tattico di troppo

di Fabio Costantino

Le due facce di un derby. La prima vede l’Inter decisamente superiore. La seconda propone un Milan cinico e vincente. E alla fine la Supercoppa finisce nelle mani dei rossoneri, con conseguente delusione dell’altra sponda di Milano. È stato un derby intenso, che ha regalato agli 80 mila del Bird’s Nest forti emozioni come ogni stracittadina milanese è in grado di offrire. Per la seconda volta, però, questo stadio porta sfortuna all’Inter, già sconfitta due anni fa dalla Lazio, sempre 2-1. Urge dunque cambiare sede, almeno per scaramanzia. Intanto, però, arriva la prima sconfitta ufficiale ed è il Milan a infrangere immediatamente lo spettro degli zeru titoli, il leit motiv delle ultime stagioni.

PRIMO TEMPO BEN AUGURANTE - Spirito di sacrificio e grande impegno in ogni zona del campo: queste due delle chiavi determinanti del primo tempo nerazzurro, che sorprende il Milan e gli impedisce di ‘costruire’ gioco in attacco. Quarantacinque minuti disputati a ritmi molto alti, con ottima collaborazione tra i reparti anche a discapito del gioco offensivo. Spicca, nella manovra offensiva nerazzurra, la volontà di mantenere il possesso di palla senza però rinunciare alle verticalizzazioni. Ma si evidenzia soprattutto l’eccellente lavoro di Stankovic che, in campo dopo un sorprendente recupero, regala equilibrio al centrocampo dell’Inter avanzando o arretrando in base alle necessità. Bene anche Obi, sempre presente sulla sinistra, e Sneijder, collante tra mediana e attacco, capace di griffare la finale di Supercoppa con una pennellata d’autore. Nel complesso, pur essendo ancora il 6 agosto e pur dovendo rinunciare a molti titolari, Gasperini può essere soddisfatto per un primo tempo disputato dai suoi ragazzi come se lo sarebbe aspettato. Merito anche suo, visto che la decisione di rinfoltire il centrocampo paga perché impedisce al Milan di attaccare come vorrebbe, anche se toglie peso al reparto offensivo nerazzurro dove il solo Eto’o fatica tremendamente contro Nesta e Thiago Motta.

IRRINUNCIABILE SNEIJDER - Grande protagonista del derby è senza dubbio Wesley Sneijder, e non solo per le indiscrezioni di mercato che lo vorrebbero destinato al Manchester City. L’olandese, assolutamente sordo alle voci esterne, regala ai suoi tifosi un’altra gemma, una punizione carica di effetto che beffa Abbiati e consente all’Inter di chiudere in vantaggio il primo tempo. Non solo. Proposto da ‘suggeritore’ di Eto’o, Sneijder è ovunque, cerca il dialogo con i compagni anche nello stretto e dà il via a molte delle ripartenze nerazzurre, quanto basta per confermarne l’imprescindibilità indipendentemente dal modulo e dall’allenatore. Davvero è il caso di rinunciare a un campione del genere? La speranza è che in società qualcuno che conta arrivi a toglierlo ufficialmente dal mercato…

CAMBIO TATTICO DELETERIO - Peccato che le partite non durino solo 45 minuti, verrebbe da dire. Perché nella ripresa Gasperini sceglie di proporre un 4-4-1-1 al fine di togliere spazio alle fasce rossonere, decisione che però si rivela controproducente perché il Milan affonda a proprio piacimento e ribalta, nel giro di pochi minuti, il risultato con Ibra e Boateng. Non solo: l’Inter fatica a frenare le ripartenze rossonere, mostrando enormi difficoltà di tenuta e un centrocampo decisamente fragile, inadatto a difendere e attaccare. Inevitabilmente anche la stanchezza ha il suo peso dopo un primo tempo ad alti livelli, ma tatticamente si denotano troppi gap, forse frutto delle frequenti variazioni. Il finale vede i nerazzurri in attacco più con la spinta della generosità che con lucidità, un attacco sterile che non trae giovamento neanche dall’ingresso di Castaignos al posto di Obi.

C’E’ ANCORA DA LAVORARE - Davvero un peccato dunque questa sconfitta, dopo una prima frazione che lasciava presagire ben altro finale. L’Inter è stata bella solo a metà e ha pagato la stanchezza, la carenza di valide alternative e soprattutto un cedimento psico-fisico nella prima frazione della ripresa, che alla lunga è stata decisiva. Gasperini dovrà lavorare ancora molto, soprattutto sulla reattività dei cambi tattici a partita in corso. Intanto il tecnico di Grugliasco deve digerire il primo boccone amaro dell’esperienza nerazzurra in un derby a cui i tifosi tenevano molto. Occasioni per riscattarsi, comunque, ce ne saranno presto.

 

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