.

Zanetti: "L'era Moratti non è finita. Vorrei rigiocare il 5 maggio. Sui milanisti..."

di Emanuele Tramacere

Il capitano nerazzurro Javier Zanetti, ormai pronto al rientro in campo e già al lavoro sui campi di Appiano Gentile, è stato ospite a Otto e Mezzo, trasmissione di La7 condotta da Lilli Gruber, nella puntata di questa sera. Il capitano dell'Inter, ospite insieme al giornalista, tifoso nerazzurro, Beppe Severgnini (che saluta Zanetti in indonesiano), traccia un bilancio dei 20 anni di Massimo Moratti alla guida dell'Inter e insieme risponde ad altre domande più generiche. Ecco le sue parole:

Il tratto principale del tuo carattere?
"La positività, l'essere positivo in tutto"

In una donna cosa preferisci? 
"Cerco la semplicità".

Partita da rigiocare? 
"Vorrei rigiocare il 5 maggio".

L'avversario più forte mai incontrato?
"Kaka".

Il difetto principale? Dovremmo chiederlo a Paula, ma lo chiediamo a te.
"Certe volte sono troppo impaziente".

Il karma di Roberto Baggio era la sofferenza. E il tuo? 
"E' l'affetto che mi danno le persone che sono accanto a me".

A quale tentazione non resisti?
"L'asado, la carne alla griglia che facciamo in Argentina".

Il posto del cuore?
"Il lago di Como".

Film preferito?
"Amarsi, Cuando un hombre ama una mujer in spagnolo".

Il rito della sera, prima di andare a dormire? 
"Prego, ho sempre le mie preghiere prima di andare a dormire".

Cosa odi in una persona? 
"La falsità e le bugie".

Attuale stato d'animo?
"Molto buono".

Moratti vende ad Erick Thohir, è finita un'epoca?
"Credo di no, credo che continueremo con persone nuove nelle quali Moratti ha trovato qualità importanti.

Severgnini dice che nonostante i capitali da investire nelle squadre di calcio non siano più in Europa, i campionati più belli del mondo si trovano in Europa. Zanetti è d'accordo?
"Sì, assolutamente sì".

Non è quindi preoccupato per quanto sta succedendo? 
"No, credo che sia un passo importante per aprirsi, perchè ci sono sviluppi significativi per il futuro della società".

L'Italia fallirà come l'Argentina nel 2000?
"
Spero proprio di no, in Italia ci sono problemi, ma la situazione dell'epoca in Argentina era molto peggiore.

Investirebbe in Italia se fosse un imprenditore?
"Io investo già in Italia  e continuerò a farlo, coi miei ristoranti. Credo molto in questo Paese e al di là dei problemi bisogna avere fiducia anche in questi momenti difficili".

Che problema ha Balotelli?
"Deve trovare equilibrio, stare tranquillo e giocare a calcio che è la cosa che sa fare meglio. Mario è un bravo ragazzo, sbaglia come abbiamo sbagliato tutti".

Di Tardelli cosa non le piace?
"Tardelli è stato l'allenatore con cui ho legato di meno, niente di personale e con il massimo rispetto". 

Mentre di Lippi?
"Con Lippi ci siamo trovati tante volte a parlare, racconto degli aneddoti del libro; ma sempre con il rispetto tra le persone".

Com'è stato lavorare con Riotta (co-autore del libro 'Giocare da uomo', ndr)?
"
Io gli ho raccontato tutto e lui registrava. E' venuto anche in Argentina a conoscere il mio quartiere. E' stata una bella esperienza scrivere con lui questo libro".

Nereo Rocco diceva: 'Si è in campo come nella vita'. E' così anche per te?
"Assolutamente si, sono d'accordo. Come uno si comporta in campo spesso si comporta anche nella vita".

Perché scrivi che Josè Mourinho è stato il miglior allenatore mai conosciuto? 
"E' un allenatore di grande personalità, un vincente. E' completo, cura ogni particolare e questo è fondamentale in una grande squadra come l'Inter".

Per i milanisti, scrivi, l'importante è il look. Vale anche per Silvio Berlusconi?
"Ho scritto questa sensazione conoscendo quelli che sono i tifosi del Milan, quello che provo io quando vedo qualche milanista per strada. Non mi riferivo a Berlusconi, persona importante per tutto il mondo e della quale ho il massimo rispetto. Sappiamo poi la sua fede milanista".

L'era Moratti è finita. E quella di Berlusconi?
"
No, non è finita. Moratti rimarrà in società e metterà sempre i suoi sentimenti nel club e Berlusconi fa altrettanto. Credo non sia finita nemmeno la sua".

La differenza nella cattiveria delle curve in Argentina e in Italia? Quelle italiane sono più razziste?
"Anche in Argentina non si scherza con l'ambiente. Ma sono del parere che le curve italiane non siano così cattive. Si possono vedere casi isolati ma finisce lì".

Il tema razzismo è sottovalutato nel mondo del calcio? Non c'è troppa tolleranza?
"Purtroppo si ripetono questi episodi, tantissimo. Credo che arriverà il giorno in cui finiranno perché non si può andare avanti così"

Per controllare questo problema cosa va fatto?
"Bisogna avere idee chiare da portare fino in fondo, con regole ben precise che facciano sì che chi va allo stadio si dedichi solo a vedere uno spettacolo sportivo, come si è fatto in Inghilterra. Perché lì tutto ciò che è stato fatto l'hanno potuto fare e qui no?".

Beppe Severgnini, ospite in studio, prova a dare una risposta: “E’ ormai passata l’idea che lo stadio è zona franca dove si può fare quello che si vuole, quando diffamazione e minacce dovrebbero essere reati anche dentro lo stadio e non in strada soltanto. Se insulto o picchio una persona per strada vengo arrestato. I ragazzi delle curve sono migliori quando presi distintamente, poi gli sfottò tra tifoserie esisteranno sempre; ma quando scatta il reato scatta dovunque”. La replica di Zanetti:
"E' così, per questo dico che le regole debbano valere ovunque. Il rispetto è fondamentale".

Cosa si vede in campo che gli spettatori non vedono? 
"C'è tanto agonismo, che dagli spalti non si vede. C'è tanta passione e tanta voglia di fare che magari da fuori, come sta capitando a me, si vede in maniera diversa rispetto a quando uno è dentro in campo".

Quando sarà il rientro?
"Mi auguro di tornare a novembre, siamo nella fase finale del recupero. Il tendine sta rispondendo nel migliore dei modi. Mi auguro di rendermi utile per iniziare a fare qualche spezzone di partita già a novembre".

Intelligente, argentino, conosci il tango. Stai pensando che questo è il tuo ultimo giro? Come intendi affrontare questa questione del ritiro?
"E' una scelta che va pensata bene. Sinceramente oggi il mio unico pensiero è ritrovare il piacere di tornare in campo. Poi valuterò in base a come mi sentirò, se potrò rendermi ancora utile. Se vedo che non sarà così, sarò il primo ad alzare la mano e chiudere".

Per fare cosa?
"Spero di continuare il legame con la famiglia dell'Inter, non come allenatore ma come dirigente. Voglio contribuire a tenere la famiglia Inter in alto da un'altra posizione".

Pensi che qualcuno dei tuoi figli diventerà calciatore?
"Il più piccolino, vedo che guarda sempre il pallone. Se glielo consiglierei? Devono scegliere liberamente, capire quello che sentono; se qualcuno mi dirà che vuole fare il calciatore sarò io il primo tifoso e il primo ad aiutarlo almeno a provare".

Come si manifesta il filo di pazzia di cui parla nel libro?
"Mi piace cantare, la musica è una mia passione. Attraverso la musica posso fare anche qualche pazzia". 

Sei molto morigerato, fai una vita molto poco da star.
"Vero, ma quando canto a casa da solo riesco a scatenarmi".

Quali sono le tentazioni per un giovane calciatore che magari si vede tanti soldi in tasca?
"Sono stato giovane anch'io. Quando arrivai all'Inter avevo 20 anni e stavo a Milano, una città che offre tante tentazioni. Uno deve essere intelligente, equilibrato, cercare di fare sempre la scelta giusta, perché è molto facile prendere una strada negativa. Dipende anche dalle persone che hai accanto".

Quali sarebbero le tentazioni più forti di Milano?
"Milano è piena di discoteche, la notte si può far tardi. Nel nostro mestiere dobbiamo stare attenti, si fa presto a fare errori".

E dove ha appreso l'equilibrio per non fare errori?
"Prima dalla famiglia, con l'educazione che mi hanno dato i miei. Poi, per il mestiere che faccio io avere una moglie come Paula è davvero fondamentale. L'armonia è fondamentale".

Descrivici Paula.
"Generosa, semplice. Sempre accanto a me in qualsiasi momento, è fondamentale. E' un grande amore".

Voi siete due capitani che comandate senza urlare, in campo e a casa.
"Sì, giustissimo".

Hai dedicato a lei questo libro. Ma hai qualcosa da farti perdonare?
"Mi auguro di no... Ho dedicato il libro alla mia famiglia perché mi hanno reso felice per gran parte della mia vita".

Infine una battuta su Papa Francesco, un argentino più famoso di te. Cosa vi siete detti?
"E' stato un momento emozionante, abbiamo parlato di tante cose. Essere connazionale, conoscere la realtà del nostro Paese ci ha aiutato tantissimo per parlare di tanti argomenti. Ho trovato una persona con un cuore enorme e una semplicità unica. Questo, a mio avviso, piace di lui: ha idee chiare che porta avanti, e spero che possa far sì che il mondo possa cambiare. Magari non riuscirà a cambiare tutte le cose ma gran parte sono certo che ce la farà".


Altre notizie