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Il cordoglio dell'Inter per Suarez: "Il numero 10 che portò i nostri colori sul tetto d'Italia, d'Europa, del Mondo"

di Stefano Bertocchi

Lutto nel mondo del calcio. Nella giornata gi oggi si è spento ad 88 anni Luisito Suarez, leggenda della Grande Inter di Angelo Moratti ed Helenio Herrera. Il club nerazzurro, con il quale ha condiviso gli anni che vanno 1961 al 1970 disputando 333 partite e segnando 55 gol con 3 scudetti, due Coppe dei Campioni e due Intercontinentali vinte, ricorda lo spagnolo con un messaggio speciale condiviso sui social: "Il calciatore perfetto che, con il suo talento, ha ispirato generazioni. Ciao, Luisito", si legge in un tweet.

"Un talento unico e un grandissimo interista. Il numero 10 della Grande Inter che portò i nostri colori sul tetto d'Italia, d'Europa, del Mondo. “Se non sapete cosa fare, date palla a Suarez”. Ciao Luisito", il messaggio che compare invece in un altro post.

IL COMUNICATO:
FC Internazionale Milano, il suo presidente Steven Zhang, il Vice President Javier Zanetti, gli Amministratori Delegati Alessandro Antonello e Giuseppe Marotta, l'allenatore Simone Inzaghi e il suo staff, i calciatori e tutto il mondo Inter, si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Luis Suarez e, nel ricordarlo, abbracciano i suoi familiari.

Sono migliaia i giocatori che hanno vestito la maglia dell'Inter. Chi per centinaia di partite, chi soltanto per qualche minuto. Tutti hanno un posto nella memoria dei tifosi, hanno in qualche modo segnato un pezzetto di storia del Club. 115 anni di storia sono tanti: ci sono partite, vittorie, sconfitte, serate leggendarie, notti difficili. Le storie e i personaggi, gli intrecci. Poi ci sono le stelle fisse, quelle che hanno illuminato in maniera talmente brillante il percorso nerazzurro da essere lì, per sempre: luccicanti come lo sono stati, da calciatori e da personaggi. Unici, inimitabili, indimenticabili.

Luis Suárez Miramontes: impossibile fare classifiche, difficile anche racchiuderlo in una descrizione. Avesse giocato ai giorni nostri, i social sarebbero intasati dai video delle sue giocate. Ce li immaginiamo i Tik Tok con i suoi lanci millimetrici, i reel con i suoi dribbling. In un mondo che attribuisce etichette e facili esaltazioni, Luisito, fin da ragazzo, è stato il "maestro". Perché indossava la dieci, giocava a testa alta, usava il destro e il sinistro. Vedeva il gioco, aveva passo e uno stile unico. Fin dalle sue prime uscite con il Deportivo (lui nato proprio a La Coruna, il 2 maggio 1935) aveva incantato. Figlio di un macellaio, fratello di due calciatori. A 18 anni per la prima volta scese in campo con la squadra della sua città, contro il Barcellona. Vinsero i blaugrana 6-1, ma gli occhi e i commenti furono tutti per lui. László Kubala, formidabile centravanti ungherese, che poi diventerà suo compagno di squadra, lo disse subito, al termine della partita: "Questo ragazzo farà molta strada".


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